30 giugno 2011

LA SETTIMANA '80 DEL TRIO MEDUSA


Il Trio Medusa e Serena Dandini a Radio Deejay

Scrivo questo post poco dopo l'alba, l'ora in cui mi sveglio per le incombenze mattutine che precedono il viaggio verso il lavoro. Di norma non accendo il computer così presto, e nemmeno la radio. Ma oggi sì. Oggi è il penultimo giorno della trasmissione del Trio Medusa su Radio Deejay. Di loro avevamo già parlato qualche settimana fa, quando lanciarono una sfida web: 100mila fans su Facebook o chiudiamo la trasmissione. Persero la sfida, ma non smisero di andare in onda, se non per una settimana.
Per fortuna, dico adesso. Perché grazie a un'altra sfida vinta (portare almeno 100 persone a una gara podistica, schierate al via per gareggiare senza mettere i piedi per terra), hanno conquistato il diritto di scegliere la programmazione musicale della loro ultima settimana stagionale di trasmissione.
Il risultato è fantastico: il palinsesto sembra la bacheca Facebook di Ottantology o di Solo Anni '80 quando abbiamo voglia di riempirle di link. Tra un intervento in diretta e una pubblicità, passano le colonne sonore di Bud Spencer e i Cure, Lino Toffolo che canta Giumbolo e i Police che cantano Every breath you take, le sigle dei cartoni e quelle dei programmi tv (compreso, per dire, lo stacchetto delle ragazze Cin Cin di Colpo Grosso). E così mi sono ritrovato in macchina a guidare verso la stazione ridendo, e intonando a squarciagola Obabaluba di Daniela Goggi. Il pubblico li adora. Vogliono gli Erasure e non Snoop Dogg, Patsy Kensit e non Rihanna. E noi ottantologisti non possiamo che ringraziare. E io e Betta, che siamo lì a sudare sulle pagine del libro che verrà, pensiamo che il libro dovrebbe venire proprio così: un flusso ininterrotto di ricordi che risvegli emozioni e nostalgia a raffica in una generazione di simpatici, piccoli, teledipendenti e divertenti cialtroni. Ovvero noi.

29 giugno 2011

QUELLI DI BEAUTIFUL NEL 1987



Anche quelli di Beautiful sono stati negli anni Ottanta. A dirla tutta, ci sono nati: il 1987 è stato l'anno di esordio della soap opera americana famosa in tutto il mondo e, forse soprattutto, in Italia. Sarà lo charme dei protagonisti, dai biondi capelli di Brooke alla mascella volitiva di Ridge, sarà la strategica collocazione di Rai Due prima e Canale 5 poi, che iniziarono a programmarla dopo il telegiornale, nell'ora del relax dopo il pranzo, ma subito la serie spaccò l'audience, con gruppi di ascolto e di dibattito su chi fosse più fedifrago tra i Forrester.
Ma a noi ottantologisti interessa poco il numero dei matrimoni e dei tradimenti nei quasi quindici anni della soap. A noi interessa questa foto, e quello che ci mostra, ovvero il cast nella stagione d'esordio, con qualche volto che abbiamo imparato a conoscere bene, qualcuno che invece è sparito e qualcuno che ancora non c'è (niente Sally Spectra, per esempio, la rivale della casa di moda con quel cognome da nemica di Batman). Seduti, in basso e al centro, ecco il patriarca Eric Forrester giovane e appena brizzolato e la moglie Stephanie con il viso tirato e rilassato, come una che Brooke non l'ha ancora fatta incazzare. Il Thorne di allora, il primo a destra in alto, sfoggia un set di denti bianchi, molto bianchi, pure troppo. Il primo in alto a sinistra invece probabilmente non vi ricordate chi sia: era Rocco, personaggio poi sparito senza lasciare troppe tracce nelle stagioni successive, che all'epoca si mostrava con un look estremamente anno Ottanta, con quei capelli truzzerrimi da Morten Harket venuto male.
Vale la pena anche concentrarsi sulle ragazze. In particolare guardiamo i loro capelli e pensiamo che, nel 1987, anche qualcuna di voi ha usato un paio di bombolette di lacca e un mezzo tubetto di gel pur di riuscire ad avere quelle vaporose, ingombranti, spettacolari coreografie sulla testa. Quella di Brooke, per esempio, quasi irriconoscibile con la sua camicetta bianca accollata e la cascata di capelli biondi che piovono su un lato. O quella della sua rivale Caroline, proprio accanto a lei, dalla vertiginosa scollatura e con un'apertura alare di biondo seconda solo a quella di un condor dei monti Appalachi. O ancora le vaporose acconciature alte una spanna sopra la fronte di Kristen (seduta alla destra del padre Eric), o di Donna (prima a sinistra della fila centrale), la sorellina di Brooke, che poi fu travolta da uno scandalo per le foto osé che aveva accettato di fare per velocizzare la sua carriera di modella, e da allora venne soprannominata Donnanuda...
Ora c'è un libro, se volete vedere più nel dettaglio come erano giovani, e come sono invecchiati, e quante volte si sono sposati. Questa parte, nel dettaglio, contribuisce a rendere spesso il volume, che è un'edizione italiana riadattata di un best seller per i fans statunitensi, edita da Giunti (e da cui abbiamo preso in prestito questa foto). Per comprarlo online, cliccate qui.

27 giugno 2011

HAPPY DAYS: IL CAST FA CAUSA ALLA CBS

I cinque querelanti in una reunion del 2009

Da una parte cinque degli attori della serie cult americana, dall'altra il network televisivo che ha prodotto e trasmesso la serie stessa, in mezzo una lite legale da 10 milioni di dollari: da aprile tira aria di tempesta tra il cast di Happy Days e la Cbs e la Paramount, con i primi ad accusare le seconde di aver usato per anni i loro volti e le loro voci per varie iniziative commerciali legate al telefilm, senza però pagare un dollaro.
La bomba è scoppiata ad aprile, con l'esposto a un tribunale californiano di parte del cast di Happy Days: hanno firmato l'azione legale Marion Ross, ovvero mamma Marion, Erin Moran (Joanie Cunningham), Anson Williams (Potsie Weber), Donny Moss (Ralph Malph) e, in rappresentanza di Tom Bosley (papà Howard), morto pochi mesi fa, la moglie Patricia. Hanno rinunciato all'azione legale Henry Winkler (Fonzie) e Ron Howard (Richie).
Tutto pare essere nato quasi per caso, dal giorno in cui uno del cast vide una slot machine che, invece di fragole e ciliegie, mostrava i volti di Happy Days sui rulli rotanti. Fu semplice indagare un po' e scoprire le serie di home video con le loro foto, e perfino le tazze e le magliette in vendita sul sito della Cbs con i volti simbolo del telefilm. Diceva il contratto, firmato negli anni Settanta (il telefilm è stato prodotto dal 1974 al 1984), che agli attori sarebbe stato corrisposto dal 2,5% al 5% degli incassi da merchandising. Soldi che, per queste ultime iniziative, gli attori dicono di non aver mai visto. Da qui la causa per frode, con una richiesta danni da 10 milioni di dollari: «Happy Days era il paradigma dell'America migliore» si leggeva nella loro querela. «Cbs e Paramount sono stati il paradigma della peggiore America degli affari, mostrando le più deleterie pratiche di business».
È di pochi giorni fa la replica della Cbs: nessuna frode, per carità. «Tutto quello che i querelanti possono dimostrare» ha risposto il network «è che ultimamente gli accusati non hanno pagato, il che non è abbastanza per provare il dolo». La politica della Cbs, prosegue la replica, è improntata al "non chiedi, non ti pago". E di richieste non ne sono mai arrivate. Quindi, mentre proseguiranno le trattative per versare agli attori quanto spetta per i diritti di immagine, dei 10 milioni di dollari di danni proprio non se ne parla.
Piccata la replica, via Facebook, di Anson Williams. «Parte della risposta della Cbs» ha scritto l'attore che interpretava Potsie (e che ora ha 61 anni) «è incentrata sul fatto che noi abbiamo "dormito sui nostri diritti". Parole che mi hanno ispirato la seguente frase: ecco un nuovo modo per il Grande Business di raccogliere ancora più soldi, possibilmente esentasse. Ogni lavoratore che ha avuto una buona notte di sonno, ha dormito sopra i suoi diritti, che così svaniscono al risveglio. Immagino stiano già facendo pressioni per farlo approvare come una legge».
Chi la spunterà? Alla prossima puntata, cioé alla prossima udienza...

25 giugno 2011

DUE ANNI FA MORIVA MICHAEL JACKSON


Ha venduto 750 milioni di dischi in 40 anni di carriera.
Hanno conquistato il disco di platino (o multiplatino) 8 dei suoi album.
Il suo Thriller del 1982 ha conquistato, da solo 26 dischi di platino.
Per 13 volte un suo singolo è stato alla posizione numero uno della Top 100 di Billboard.
E 47 dei suoi singoli hanno messo piede in quella Top 100.
Ha vinto 13 Grammy Awards.
È entrato per 2 volte nella Rock and Roll Hall of Fame, prima come membro dei Jackson Five e poi come solista.
Nel 1985 la canzone We are the world, scritta da lui e da Lionel Richie, ha raccolto 50 milioni di dollari per le popolazioni affamate dell'Africa.
Nel 1987 il suo album Bad è stato per 87 settimane consecutive nella Top 100 di Billboard.
Il suo tour del 1995 è stato visto da 4,5 milioni di fans nel mondo.

Questi sono i numeri di Michael Jackson, morto due anni fa all'età di 51 anni. Ma i numeri non bastano a spiegare un'emozione.

24 giugno 2011

ADDIO, TENENTE COLOMBO

Avrebbe compiuto 84 anni a settembre Peter Falk, ovvero per tutti noi cresciuti davanti alla tv negli anni Settanta e Ottanta il tenente Colombo. Si è spento oggi negli Stati Uniti, dove era nato nel 1927. Newyorkese, di origini polacche e russe, ha interpretato il poliziotto stazzonato e stralunato (almeno all'apparenza) dal 1971 al 1978. Ma dalle nostre parti le repliche, prima sulla Rai e poi su Mediaset, non sono mai finite: ancora oggi, il faccione con il sigaro dell'investigatore con l'impermeabile che fa capolino su Retequattro è il segno che è domenica sera e il weekend sta finendo. Colombo porterà qualche mistero sempre con sè: l'identità della moglie, per esempio, di cui parlava sempre con gli indagati nei suoi interrogatori strampalati a base di "esco, no rientro, no esco, anzi rientro...". E confessate: lo sapete il suo nome di battesimo? Se la risposta è no, non preoccupatevi: che si chiami Frank lo si arguisce da un'inquadratura casuale del suo tesserino di riconoscimento nella prima serie, nel 1971.
E Peter Falk? Fece notizia pochi anni fa quando, malato di Alzheimer, venne fotografato mentre vagava, vestito come un homeless, su un marciapiede di Los Angeles. Lascia la moglie Shera Danese, sua tutrice negli ultimi, difficili anni, e due figlie adottive, una delle quali si guadagna da vivere facendo l'investigatrice privata.

22 giugno 2011

ALLE VOLTE RITORNANO: LE ESPADRILLAS

È estate. State per uscire. Siete pronti. Dovete solo infilarvi un paio di scarpe. Già prevedete che (soprattutto se abitate / lavorate in una metropoli) quando arriverà la pausa pranzo e lascerete l'aria condizionata dell'ufficio, avrete 101 possibilità su 100 di evaporare (vi sarà capitato almeno una volta di lasciare un tacco intrappollato nell'asfalto milanese, diventato fluido ai miti 40° dell'ora di punta, vero?). E allora cosa c'è di meglio di un bel sandalo o di una pratica infradito?

Ma trent'anni fa, cosa andava per la maggiore?

Avete presente quelle per così dire scarpe, fatte di tela, con la suola in corda intrecciata e gomma.

Bravi: proprio le Espadrillas!

Negli anni Ottanta queste ciabatte (definirle scarpe mi sembra un po' eccessivo) le avevano proprio tutti. Comode, per carità, ma occhio a non farle prendere umidità altrimenti addio! La corda diventava più dura del cemento e le si poteva tranquillamente buttare.

E volete sapere quale sarà una delle tendenze più cool (secondo gli esperti) di questa estate? Ma le Espadrillas, no!

Un tale (l'artista francese Stephane Bucco) le ha riesumate, aggiornate al XXI secolo con illustrazioni cartoon e via: eccole di nuovo sul mercato.

Ulteriore dimostrazione che non c'è niente da fare: la moda degli anni Ottanta è intramontabile!



17 giugno 2011

CASA KEATON OGGI



Solo pochi giorni fa, Michael J. Fox ha compiuto 50 anni. Per noi ottantologisti però resta un eterno ragazzo, quello che saliva sulla Delorean e viaggiava nel tempo in Ritorno al Futuro e, prima ancora, il primogenito di Casa Keaton (titolo originale Family Ties, più o meno “Legami familiari”), telefilm che ha deliziato noi e mezzo mondo tra il 1982 e il 1989. E se di Michael J. Fox sappiamo (quasi) tutto, che fine hanno fatto gli altri protagonisti della serie? Tranquilli, ve lo spiega Ottantology.

Papà Steven Keaton. Nato a Chicago quasi 64 anni fa, Michael Gross era arrivato al telefilm con in tasca due lauree, all'università dell'Illinois e a Yale, in recitazione e belle arti. Papà sorridente e paziente, anche con i figlioli così diversi dal suo idealismo di ex hippy, a Casa Keaton ha fatto di tutto, perfino il disegno della famiglia che compariva nella sigla di testa. E dopo? Quei picchi di fama non sono più arrivati, né da coprotagonista della serie (di film e film tv) catastrofista Tremors, né nei molti ruoli collezionati, tra cui qualche puntata di ER o Law and Order, tra i telefilm visti in Italia. Da due anni ha un ruolo in una soap opera statunitense. Nella vita di tutti i giorni è sposato da 27 anni con Elza Bergeron, direttore di casting, ha due figli ed è appassionato di storia delle ferrovie.

Mamma Elyse Keaton. Anche Meredith Baxter ha 63 anni e con Michael Gross condivide perfino la data di nascita (il 21 giugno). Nei titoli di testa di Casa Keaton, compariva con il doppio cognome di allora, Meredith Baxter Birney. David Birney era l'attore conosciuto su un set di una serie nel 1974 e sposato poco dopo. Sono stati insieme per 15 anni. Poi il divorzio e le rivelazioni nella sua autobiografia, uscita da pochi mesi: il marito attore beveva ed era violento. Accuse di cui si è un po' pentita nelle interviste successive al clamore provocato dal libro: "Mi dispiace che sia un punto focale dell'attenzione di tutti. Così soffrono il mio ex marito e i miei figli". A proposito di rivelazioni, dopo tre matrimoni e cinque figli, e dopo essere stata vista a una crociera di sole donne, Meredith Baxter ha fatto coming out dicendo di essere lesbica e di avere una relazione fissa dal 2005.

Alex P. Keaton. La P. è importante: compariva anche sul ricamino delle sue camicie, immancabili e impeccabili come la cravatta. E pensare che Michael J. Fox era la seconda scelta, perché la produzione voleva Matthew Broderick per quel ruolo. E ci mise due provini per convincerli tutti (secondo uno dei produttori non era abbastanza alto e non aveva la faccia giusta). Invece la sua scelta fu un successo, per lui e per il telefilm. La sua vita privata è pubblica da quando, nel 1998, mentre era tra i protagonisti della pluripremiata serie Spin City (in cui hanno recitato da guest stars anche Michael Gross e Meredith Baxter), ha rivelato di essere malato da anni del morbo di Parkinson. Da allora non ha mai smesso di prestare viso e fama per sensibilizzare verso la ricerca di una cura per quella malattia, ricevendo nel 2010 una laurea honoris causa in Svezia per il suo impegno. I problemi fisici lo hanno costretto a lunghi periodi lontano dalle scene, ma di recente ha annunciato il suo ritorno in tv, in una serie in uscita nell'autunno 2013, in cui interpreterà un padre di famiglia malato di Parkinson. Quasi un'autobiografia.

Mallory Keaton. La 45enne Justine Bateman non è più la materialista e svampita adolescente di una volta: ora è specializzata in progetti audiovisivi digitali, per realizzare i quali ha aperto una casa di produzione e ha ricevuto, nel 2010 un premio, per la serie Easy to assemble (Facile da montare), sponsorizzata (e non è una sorpresa, dato il titolo) dall'Ikea. Nel frattempo l'abbiamo vista comparire in numerosi telefilm cari ai telespettatori italiani come Private Practice, Californication, Arrested Development e e soprattutto Desperate Housewives: nella quarta stagione è proprio lei la falsa artista, ma in realtà vera spacciatrice, che affitta una stanza nella casa di Gabrielle e Carlos Solis.

Jennifer Keaton. Era bionda Tina Yothers, quando aveva otto anni e recitava nella prima serie di Casa Keaton. Ora ha 38 anni e se la cava bene, anche se un po' ai margini dello showbiz. Sposata dal 2002 con un elettricista californiano, tre figli, ha passato la seconda metà degli anni Novanta tentando la strada della musica, in una band in cui suonava anche il fratello. Poi ha recitato da protagonista in un musical su Linda Lovelace, la pornoattrice protagonista di Gola Profonda. E, nel 2008, ha partecipato al reality Celebrity Fit Club, in cui le star cercano di perdere peso.

Andy Keaton. Il piccolino di casa comparve solo nelle stagioni finali, come quarto figlio di casa Keaton. Faticherebbe chiunque a riconoscerlo, nelle foto contemporanee del 29enne Brian Bonsall che, dopo il telefilm e un ruolo in Star Trek: the next generation (era Alexander Rozhenko, figlio di Worf), si è ritirato dalle scene. Ma non dalle pagine di cronaca: è finito più volte nei guai con la legge, tra aggressioni domestiche, risse da bar e possesso di droga. Ha confessato di avere abusato sia di alcolici sia di stupefacenti.

16 giugno 2011

UOMINI COL BORSELLO



Anche se non ci fossero stati gli Elio e le Storie Tese a ricordarcelo nella loro memorabile canzone, come potremmo dimenticarci degli uomini col borsello???
Non so se questo accessorio maschile, che trent'anni fa era un vero e proprio must, fosse più terribile nel modello con la tracolla, stile postino, o nella variante da portare sotto l'ascella (sulla falsariga delle nostre pochette, per intenderci, ma con l'aggiunta di una specie di asolona ad una estremità, che volendo poteva servire per tenerlo anche con un dito).
A ripensarci viene da ridere ma negli anni Ottanta lo portavano proprio tutti (almeno, la stra grande maggioranza degli adulti che io ricordi) e forse faceva pure figo. A me, oggi, fa venire in mente Furio, avete presente quel fantastico personaggio maniaco – ossessivo di “Bianco, Rosso e Verdone” (che ovviamente ne aveva uno, nella variante b. di cui sopra)?
E poi: che cavolo ci stipavano là dentro? Non so se avete mai provato l'emozione di rubarne uno a vostro padre, zio o nonno, ma io che l'ho fatto ricordo che pesavano sempre un botto (...e meno male che siamo noi donne quelle che si portano dietro la casa nella borsa alla Mary Poppins!!!).
E allora...non viene anche a voi la curiosità di fare un giro al Parco Capello (quanto meno per vedere quanti ce l'hanno in budello e quanti in finto bue)???

15 giugno 2011

HANNO ARRESTATO SATTRINO



Lo so che per i miei amici più cari il titolo è più che sufficiente per sobbalzare sulla sedia. E per buona parte dei figli degli anni Ottanta, la foto ha chiarito il quadro. Se proprio le commedie all'italiana a tema calcistico (come dimenticare l'altrettanto immortale L'allenatore nel pallone che ha consegnato alla storia Oronzo Canà?) non facevano per voi, vi aiuto subito a orientarvi.
Sandro, alias Sattro, alias Sattrino il mazzulatore (pronunciato i'mmazzulatoro) era il capo degli ultras dell'Inter antagonista di Donato (pronunciato Tonato), il ras della fossa (pronunciato ras della fuoss' e poi giuro che la finisco) del Milan, personaggi principali del primo episodio del film Eccezzziunale Veramente, anno 1982, cult movie e fonte inesauribile di modi di dire per tutti noi ottantologisti un po' terruncielli dentro.
Sattro, che nella vita si chiama Donato D'Amore, non è finito nei guai per un episodio di violenza (pronunciato viuleeeenz', e lo so che avevo promesso di finirla ma non ho resistito...). Il suo nome è comparso ieri nell'elenco dei 46 destinatari di ordinanze di custodia cautelare, al termine di un'inchiesta su una gigantesca frode all'erario. Smessi i panni del capo ultrà di celluloide e indossati quelli di dirigente di un'azienda di vigilanza privata, è stato indicato dai magistrati di Roma come uno dei responsabili di un meccanismo in grado di trasferire all'estero, e sottrarre agli occhi del fisco italiano, imprese in odore di fallimento.
La sua carriera cinematografica era finita da tempo (ultimo film segnalato, nel 1995, Trinità e Bambino, e adesso tocca a noi, sequel senza sugo del western di Bud Spencer e Terence Hill). Ma a noi fans di Diego (pronunciato Tieco, ovviamente), quel suo unico ruolo di spicco resta ben stampato nella mente. Nel film non è che gli andasse proprio bene. Finiva in ospedale, dopo un abbozzo di rissa in cui Donato credeva di averlo messo ko (in realtà era scivolato su una buccia di banana). E Donato gli rubava pure la fidanzata, una solare Stefania Sandrelli, che lasciò Sattro anche perché pensava solo al calcio. Invece Donato sì che la portava al cinema la domenica pomeriggio. Solo che in tasca nascondeva auricolare e radiolina per le partite. Ah, l'amore. Per le donne. E pe' i'mmillan...

13 giugno 2011

OTTANTA FACCE: MICK HUCKNALL


Ovvero, per chi fatica a memorizzare i nomi, il ricciolo rosso cantante e leader dei Simply Red: ha compiuto 51 anni la settimana scorsa, come abbiamo ricordato sulla nostra pagina Facebook. E la curiosità su come fosse diventato è scoppiata quando, su Google è comparsa una sua foto recente con una bimba (dai capelli, ovviamente, rossissimi) sulle spalle.
Ok, quella bimba è proprio sua figlia: si chiama Romy True e ha quattro anni. La mamma invece si chiama Gabriella Wesberry, sposata l'anno scorso in un'esclusiva cerimonia in un castello del sedicesimo secolo in Scozia. A proposito di dimore da sogno, una delle sue residenze è a Glenmore Estate, nella contea di Donegal, in Irlanda. Solo una, però: il resto dell'anno lo trascorre in Italia, o nella sua casa di Milano o nella tenuta agricola di Sant'Alfio che ha rilevato ai piedi dell'Etna. E proprio in Sicilia ha creato un'azienda vinicola, a cui oggi forse dedica più tempo che alla musica. I soi vini vanno in commercio con l'etichetta Il Cantante: spiccano un Nero d'Avola da uve di Pachino, un Etna Rosso e un bianco ricavato da viti che crescono a 1300 metri di altitudine. «L’Italia è arte pura e niente mi ha mai incantato di più del cambiamento delle stagioni in questa terra meravigliosa» ha detto in un'intervista nel 2010 in cui non ha parlato nemmeno un po' di musica, e invece si è dilungato nelle descrizioni dei muretti a secco di pietra lavica che macchiano i suoi vigneti.
Tra le altre attività che lo distraggono dalla musica, c'è un'impresa di costruzioni specializzata in edilizia pubblica, di cui è socio, e le quote del bar ristorante Man Ray di Parigi, una sorta di investimento in multiproprietà in cui compaiono anche Sean Penn, Johnny Depp e John Malkovich. Chissà i paparazzi alle riunioni dei soci, anche se forse si divertivano di più a metà degli anni Ottanta, all'apice del successo dei Simply Red: Mick Hucknall ha confessato che, in quel periodo, aveva anche tre donne al giorno, da vero tossicodipendente del sesso.


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12 giugno 2011

LA SUPERCLASSIFICA DI OTTANTOLOGY #8

(Classifica basata sul numero di ascolti complessivi delle canzoni della mia playlist su iTunes dedicata agli anni Ottanta, impostata in rigorosa modalità random. Quindi, in fondo, è la classifica di un software. O del caso, fate voi. Legenda: tra parentesi l'anno di uscita del disco, il numero che segue è la variazione di posizione rispetto alla settimana scorsa. La sigla ne sta per nuova entrata).

TOP TEN DEL 12 GIUGNO
1 You keep me hangin' on – Kim Wilde (1986) +2
2 Love and Pride – King (1984) =
3 Change – Tears for Fears (1983) -2
4 Breakout – Swing Out Sister (1987) +2
5 The promise you made – Cock Robin (1984) +9
6 Are you ready to be heartbroken – Lloyd Cole & the Commotions (1984) +7
7 Giddyap a go-go – Ad Visser & Daniel Sahuleka (1982) +5
8 Love is love – Culture Club (1985) -4
9 Send my heart – The Adventures (1984) -4
10 Run to me – Tracy Spencer (1986) ne

DISCHI CALDI
11 Each time you break my heart Nick Kamen (1986) ne
12 Life in a northern town – Dream Academy (1986) -5
13 Never gonna give you up – Rick Astley (1987) -5
14 It hurts – Lotus Eaters (1985) -5
15 Lo estas haciendo muy bien – Semen Up (1986) -5
16 Rio – Duran Duran (1982) -5
17 Dance around the world – Richenel (1986) -2
18 Don't leave me this way – Communards (1986) -2
19 Original sin – Inxs (1984) -2
20 I feel love/Johnny remember me – Bronski Beat feat. Marc Almond (1984) -2

10 giugno 2011

OTTANTA FACCE: NIKKA COSTA

 
A proposito di star bambine, all'alba degli anni Ottanta c'è stato un caso che fa sembrare gli attuali divetti Justin Bieber (o Miley Cyrus) degli adulti maturi. La concorrenza, per i riccioli e il sorriso di denti da latte di Nikka Costa, sarebbe forse nel cast dei piccoli performer cresciuti troppo in fretta di Io canto.
Nel 1981 però non c'era il Moige e sociologi e pedagogisti non facevano parte delle voci più ascoltate. E poi Nikka Costa cantava con il papà, il supermusicista italoamericano Don Costa che la accompagnava al pianoforte con un sorriso orgoglioso. La sua canzone era On my own e non era un inedito, visto che stava nella colonna sonora di Fame (in italiano Saranno Famosi, prima musical, poi film e infine telefilm di culto). Restò per dodici settimane il disco più venduto in Italia, per la gioia di papà e di Tony Renis, l'altro guru italiano della musica internazionale che le faceva da produttore.
E poi? Poi Don Costa morì di un attacco di cuore, mentre girava il mondo con la figlia (che nel frattempo aveva già duettato alla Casa Bianca con Frank Sinatra). Era il 1983. Nikka (vero nome Domenica) restò in silenzio fino al 1989, quando registrò il suo terzo album per adempiere al contratto che aveva firmato da bambina. E nel 1990, ormai diciottenne, ricomparve a Sanremo per cantare la traduzione italiana di Vattene amore, di Amedeo Minghi e Mietta (pare che il verso “du-du-da-da-da” non sia stato tradotto).
E adesso? Adesso ha 39 anni appena compiuti (è nata il 4 giugno), vive in Australia con il marito musicista e una figlia (battezzata Sugar McQueen, per gli appassionati di nomi strani). Continua a cantare, vantando collaborazioni con Mark Ronson (quello che ha prodotto il nuovo disco dei Duran Duran), quel che resta degli Inxs e perfino con Eric Clapton. E sembrerebbe avere una certa allergia al reggiseno. In un tot di comparsate (anche in Italia in qualche trasmissione-nostalgia di quelle che piacciono tanto a noi ottantologisti), ha sfoggiato il look ho-la-giacca-scollata-e-niente-sotto (vedi foto). E di recente è comparso un video promozionale per il disco Pro*Whoa! in cui il topless di Nikka Costa è nascosto da una striminzita etichettina nera. Con tanti saluti alla bambina dolcina con i riccioli biondi...


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09 giugno 2011

OTTANTA FACCE: LUIS MIGUEL



Può essere che, come molti ottantologisti, abbiate un figlio. E, se è femmina, di età compresa tra i 6 e i 15 anni diciamo, può essere che il tredicenne Justin Bieber sia tra i suoi idoli. Care mamme, siete preoccupate? Scandalizzate? Allarmate da tanta attenzione per il canadesino con il caschetto? Ok, smettetela subito, perché nel vostro armadio potrebbe esserci il sopracitato scheletro. Voi adolescenti e lui, Luis Miguel, pure: aveva 15 anni (è nato nel 1970), il cantante messicano, quando si presentò con giacca e cravatta sul palco del Festival di Sanremo. In Italia non avevamo idea di chi fosse, ma in Messico era una star da almeno quattro anni, da quando cioé il papà riuscì a farlo cantare al matrimonio della figlia dell'allora presidente del Messico. Per lo sbarco in Italia (in patria era già una star), vennero scelti una canzone di Toto Cutugno e il palco nazionalpopolare dell'Ariston. Era il 1985 e fu un trionfo. Non a Sanremo, dove arrivò secondo dietro ai Ricchi e Poveri. Ma sul mercato e nel cuore delle adolescenti. Noi ragazzi di oggi (pronunciato nnoi rragazi di ogi...) era il brano, che fece da preludio a un album, traduzione italiana del suo ultimo lp in spagnolo, e a un tour estivo.
Poi, all'improvviso come era arrivato, lasciò l'Italia. E un vuoto incolmabile nel corazòn delle ragazzine (che riempirono in fretta, per esempio, con Eros Ramazzotti, pure lui sul palco di quello stesso Sanremo con Una storia importante). Ma il successo non ha mai smesso di sorridergli, almeno dall'altra parte dell'oceano. Nel 1991, per dire, vendette sette milioni di copie del suo Romance (e nel 2004 quattro milioni di copie di Mexico en la piel), nel 1992 fu il primo artista latino a conquistare un disco d'oro negli States e già nel 1993 l'impronta della sua mano era sul Walk of Fame di Los Angeles, accanto a quelle di Sophia Loren e di Paul Newman. Nel frattempo è passato da una relazione con Mariah Carey a quella con l'attrice messicana Aracely Arambula, che lo ha reso padre di Miguel nel 2007. Non ha ancora inciso un disco in inglese, a differenza di altre star latine. E non si sa nulla di sua madre da quasi vent'anni: della sparizione di Marcella Basteri, italiana di nascita, dopo il burrascoso divorzio dal papà di Luis Miguel, si occupò anche Chi l'ha visto? ma senza esito.


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