28 febbraio 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - SESTA ELIMINATORIA


Oggi parliamo di donne coraggiose. Belle anche per il loro coraggio, manifestato fin da quando erano poco più che adolescenti. Perché Giuni Russo e Gianna Nannini hanno qualcosa in comune: l'aver fatto la valigia molto, ma molto presto per seguire la loro passione, la musica. Giuseppa Romeo, nona di dieci figli (ma Anna, che le faceva da babysitter morì ancora bambina), partì per Milano che non era ancora maggiorenne, e quando non erano ancora gli anni Settanta, pur di suonare e cantare. Ben presto incontrò l'amore della sua vita e, a proposito di coraggio, l'amore aveva (anzi ha) un nome femminile, quello di Maria Antonietta Sisini, musicista come lei, nemmeno diciottenne come lei, partita da un'isola (la Sardegna) come lei, per fare strada. Questo amore ha trasceso i limiti della morte, che ha portato via Giuni Russo nel 2004, a 53 anni, per manifestarsi in tante iniziative per onorare la memoria della cantante e per promuovere l'arte, come la fondazione che porta il suo nome.

25 febbraio 2013

I RISULTATI DELLE ELEZIONI (DEL 1983)

Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli nel 1983

Al termine di una lunga notte di scrutinio, siamo finalmente in grado di ufficializzare i risultati delle elezioni politiche (del 1983, naturalmente). La Democrazia Cristiana si conferma il partito di maggioranza relativa, ma paga con una netta flessione ("sostanziale tenuta", l'hanno definita i portavoce dello Scudo Crociato) il disamore del suo elettorato: alla Camera il calo è secco, del 5,4%, con il partito che scende per la prima volta sotto il 35%, quella che sembra una netta bocciatura della linea politica del suo segretario Ciriaco De Mita. Cala, ma in modo meno vistoso, anche la seconda forza dell'arco costituzionale, il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer, che lascia lo 0,49% e si attesta al 29,9%, contro il 32,9% della Dc.
Tra gli alleati della coalizione di governo del Pentapartito, che ha guidato il paese fino all'appuntamento elettorale, cresce il Partito Socialista Italiano (+1,6% per portarsi all'11,4%), con il suo segretario Bettino Craxi che è pronto a vantare il diritto di salire a Palazzo Chigi come capo del governo incaricato della maggioranza riconfermata. Meglio ancora ha fatto il Partito Repubblicano, che sale al 5,1% con una salita del 2,1%, beneficiando del periodo da presidente del consiglio vissuto dal suo segretario Giovanni Spadolini, primo laico a guidare un governo italiano nel dopoguerra. Chiudono i risultati della coalizione di governo le crescite marginali del Partito Social Democratico Italiano con il +0,2% che lo porta al 4,1%, e del Partito Liberale Italiano (+0,9% al 2,9%).
Ma il quarto partito è una forza di opposizione, il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, che cresce dell'1,5% salendo al 6,8%. Entra in parlamento, sul fronte opposto dello schieramento, anche Democrazia Proletaria, che elegge sette deputati. Cala il Partito Radicale, con un senatore e undici deputati. Entrano in parlamento con almeno un rappresentante a testa anche movimenti regionali come il Partito Sardo d'Azione, la Liga Veneta, l'Union Valdotaine e la Südtiroler Volkspartei.
Tra gli eletti, sono confermati i vecchi leoni della politica italiana, da Craxi a Andreotti, da Spadolini a Zanone, da Berlinguer a Almirante. Ma non manca qualche volto giovane: la Dc a Bologna è riuscita a mandare in parlamento il ventottenne Pierferdinando Casini. A Roma, nel Msi, brilla l'exploit del trentunenne Gianfranco Fini, considerato un delfino del segretario Almirante. E, sempre nella capitale, un altro giovane delfino di un segretario (in questo caso del radicale Marco Pannella), entra per la prima volta a Montecitorio: si tratta del ventinovenne Francesco Rutelli, attivissimo nelle battaglie per i diritti civili cavallo di battaglia del suo movimento, come la battaglia referendaria sull'aborto di soli due anni fa. Confermato anche il giovane socialista Maurizio Sacconi, al suo secondo mandato parlamentare nonostante i soli 33 anni. Nonostante le sue posizioni spesso critiche verso la dirigenza del partito e l'Unione Sovietica, viene riconfermato alla Camera con il record delle preferenze in Campania l'esponente del Pci Giorgio Napolitano. Riconfermato, sempre in Campania ma nelle file della Dc, il non ancora quarantenne Clemente Mastella. Entra in Senato, eletto in Sicilia, Antonino La Russa del Msi: il figlio Ignazio La Russa è stato segretario del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile del partito di destra.

21 febbraio 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - QUINTA ELIMINATORIA


Il fascino non si compra al mercato, e nemmeno il carattere. Quanto al talento, o ce l’hai e non lo butti nel cestino, o non c’è nulla da fare. Per questo, se la sfida del sondaggione delle gnocche della musica anni Ottanta si svolgesse sul palco sarebbe uno spettacolo assoluto, a patto di uscire vivi dal manrovescio che Tina Turner e Annie Lennox ci avrebbero allentato, a sentirsi chiamare gnocche così all’improvviso.

19 febbraio 2013

SANREMO 2013 VERSUS SANREMO ANNI OTTANTA ... STILI A CONFRONTO

Che Fazio abbia dato retta all'accorato appello del capitolo sulla musica – e quindi anche sul Festival sanremese – contenuto nel nostro “Correva l'anno della Girella”? Fatto sta che la sua edizione appena conclusasi, la n° 63 della kermesse, è stata ampiamente premiata dagli ascolti e dagli elogi della critica e ha ridato finalmente un po' di brio ad una manifestazione che sapeva troppo di naftalina.
Ora, dato che esprimere un giudizio canoro equivarrebbe a impelagarsi in una grana mica da ridere – e poi ci pensa già Luzzatto Fegiz a fare le pulci a testi e a melodie – la vostra Betta ha pensato ad un'analisi molto più divertente: mettere a confronto i Festival targati anni Ottanta con quello finito sabato scorso da un punto di vista meramente stilistico.
Partiamo con gli ometti.
Il vincitore, il bel Marco Mengoni, ha sicuramente fatto la sua porca figura, impeccabile nel suo abito con giacca a doppiopetto a due bottoni – ink blue della prima serata e viola nell'ultima – con camicia, cravatta e scarpe ton sur ton.
 



A me ha ricordato l'eleganza di Riccardo Fogli che, capello fluente e nemmeno una virgola fuori posto, nell'edizione 1982 vinceva con “Storie di tutti i giorni”.



Provocatori e irresistibili come sempre (ma sono di parte, va detto) gli Elio e le Storie Tese sia nella versione chierichetti che in quella macrocefali ma soprattutto nel formato XXL, con tanto di pance e mento gonfio in silicone (al loro confronto, impallidisce la performance di Francesco Salvi che nel 1989 conquistava addirittura la settima posizione con la demenziale “Esatto”, grazie alla quale non si può più dire che sul palco dell’Ariston non abbiano cantato cani e porci. E anche un cavallo e un gallo, ovvero i quattro figuranti mascherati che accompagnavano il comico).
A proposito di monociglione (ma guardate un po' che collegamento vi sviluppo... quasi mi faccio i complimenti da sola!), come non citare il Toto Cutugno dell’edizione sanremese del trentennio, quella targata 1980, edizione che vinse col brano “Solo noi”: lo confesso, ancora popola i miei incubi peggiori, in nottate post abbuffata di bagna cauda, la sua effigie in bella mostra sulla copertina del suo 45 giri con giacca a pelle, petto villoso in bella mostra e ovviamente monociglio d'ordinanza.



Ma passiamo alle donne.
E come non partire da lei, Maria Nazionale, che con le sue forme morbide e il décolleté esplosivo (che tra l'altro non ha fatto niente per nascondere) ha sicuramente distratto molti degli ometti in sala e a casa, che si sono persi il suo impeccabile trucco smokey marrone.

 
Ecco, a proposito di trucco: che dire dell'abuso di ombretto fatto ai danni della povera Loretta Goggi (praticamente le ultime sfumature di color fango le arrivavano quasi alla fronte) che nel 1981 si piazzava seconda con “Maledetta primavera”?
Inosservata non è passata di certo nemmeno l' “amica” di Maria De Filippi, Annalisa, che ha osato (ma se lo poteva permettere, per carità!) shorts molto short in pizzo con camicetta morbida e trasparente, il tutto in colori pastello.
Ben lontana, va detto, dall'eleganza sui generis di Donatella Milani che nel 1983 ha avuto il coraggio di presentarsi in una inguardabile tuta azzurognola con tanto di sciarpina gialla (look che comunque non ha pregiudicato alla sua “Volevo dirti” il secondo posto).



Da denuncia non solo il truccatore della Goggi e lo stylist della Milani ma anche il parrucchiere di Malika Ayane che deve averle fatto la tinta platino (ma con le sopracciglia scure... Signore pietà!) in condizioni di incontrovertibile stato di ebbrezza (oppure bendato)... solo la criniera ribelle con tanto di frangia ostentata da Fiordaliso nel 1984 (anno in cui si è piazzata quindi con la sua “Non voglio mica la luna”) è riuscita a sfiorare tali vette!

 

E chiudiamo con gli ospiti.


Se gli occhi delle donne questo giro sono stati tutti (o quasi) per il bel tenebroso giudice vicentino di “Masterchef” nonché re dello scalogno chef Carlo Cracco, che ha sceso le scale dell'Ariston in uno smoking nero classico corredato da papillon e scarpa lucida, nel 1985 Sanremo si mobilitò per i Duran Duran: Simon Le Bon salì stoicamente (!) sul palco nonostante si fosse poco prima fratturato un piede, fra scene di delirio (non per il piede fratturato, ma per l’avvenenza del bon Simon) da parte del pubblico femminile presente in sala e delle esponenti del gentil sesso giunte apposta in riviera e stazionanti fuori dall’hotel del gruppo.



Non c'è niente da fare: il tanto bistrattato Festival di Sanremo resta comunque negli anni un appuntamento imperdibile, irrinunciabile checché se ne dica come le lenticchie con il cotechino nel menù di capodanno o la fagiolata benefica a carnevale.
Ma voi, ditemelo qui in un orecchio che tanto non ci sente nessuno: quali edizioni avete preferito? Quelle recenti oppure quelle dei meravigliosi anni Ottanta?

16 febbraio 2013

LA CASSETTA DI SANREMO


Siamo nell'era digitale: c'è Spotify con le canzoni in streaming, c'è YouTube con gli utenti che fanno a gara per mettere per primi l'estratto della canzone di Elio e le Storie Tese dal palco, c'è iTunes per scaricare gli mp3 legalmente e un sacco di metodi che non sto a spiegarvi per scaricarle illegalmente. Sapete che c'è? Non hanno inventato nulla. Noi, negli anni Ottanta, eravamo più artigianali e più analogici, ma se c'era da ascoltare liberamente le canzoni del Festival di Sanremo la mattina dopo la prima esibizione, ostentandole nel Walkman portato a scuola di straforo, non avevamo nulla da imparare. E nulla da invidiare all'alta tecnologia alla portata di tutti.

14 febbraio 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - QUARTA ELIMINATORIA


Viola Valentino contro Marcella Bella è una sfida molto più porno di quanto non appaia a prima vista. Basterebbe ribattezzarla così: Comprami vs Violentami. Già, perché le due superbrune della musica italica, in tempi all’apparenza più pudichi e riservati, hanno osato testi che i Club Dogo, in confronto, sono roba da collegio delle Orsoline.
Cominciamo l’analisi dall’anno di grazia 1979, quando la voce sussurrata (per scelta dei produttori, in realtà la voce c'è l’ha eccome) di Viola Valentino buca le hit parades con il singolo Comprami. È ottobre quando la precedentemente semisconosciuta ex modella nonché moglie di Riccardo Fogli arriva al numero 3 della classifica dei 45 giri in Italia. Noi bambini ottantologisti la canticchiavamo (era inevitabile) senza badare troppo al testo. Analizziamolo oggi: «Se non vuoi restare da solo, vieni qui e fatti un regalo: comprami, io sono in vendita, e non mi credere irraggiungibile...». Va bene, pochi anni dopo arrivò Madonna a dichiararsi Material Girl, ma a questa frase, presa fuori contesto, sembra manchi solo il tariffario, tipo "trenta in macchina, cinquanta a casa". Poi, rivolta all’uomo un po’ sfigato che nella rubrica non ha nessuna che sia più di un’amica, continua: «Se non sai andare lontano dove non ti porta la mano». Che cos’è, una citazione della "mano che lavora piano" di Umberto Tozzi? Ma non stava con Riccardo Fogli?
Comunque, nonostante i (o grazie ai) doppi sensi, la canzone consegnò Viola Valentino al successo. Mai più bissato con altri dischi, in realtà, anche se l’immagine di icona sexy ormai era costruita, come dimostrano le due copertine di Playboy in cui sfoggia la sua bellezza. Per gli amanti della commedia all’italiana, prego ripescare Delitto sull’autostrada, anno 1982, uno dei film della saga del commissario Nico Giraldi alias Tomas Milian, con lei come protagonista femminile.
L’anno successivo, il 1983, è quello in cui Marcella Bella canta Nell’aria (la state già fischiettando, non è vero?), portandola al successo estivo grazie anche al Festivalbar. Quello che non tutti ricordano è che nello stesso album compare un brano dal titolo apparentemente innocuo: Miao. Innocuo un corno: intanto chi se la ricorda, è convinto che il titolo sia Violentami, la parola ripetuta più spesso nel testo. Questo testo: «Dolcissima no, ingenua no, se pura non va, ti sembrerebbe un incesto... Impreca se vuoi, pesante dai, stupiscimi vai, comincia, fa’ presto...». E poi l’esortazione: «Violentami-violentami-violentami-violentami... Miao! Oppure lasciami perdere e vattene subito, ciao!». Ok, fate un respiro profondo e considerate che è la stessa persona che aveva per amico un coniglio dal muso nero all’ombra di certe montagne verdi... Non per insistere, ma come si presentava Marcella all’appuntamento con l’uomo deciso? «Con due giarrettiere, meglio nere, nuda mai. Bollente, infedele, vorace, impaziente...». Coraggio a grappolini, e la canzone conquistò anche qualche passaggio radiofonico. Del resto Marcella è stata un’interprete tra le più apprezzate dagli autori italiani: non solo il fratello Gianni, ma anche Mogol, Giancarlo Bigazzi e Mario Lavezzi hanno scritto per lei. Che, prove fotografiche alla mano, sapeva il fatto suo anche quando posava in mise sexy per le copertine. Sexy sì, ma (canzone docet) nuda mai.
Allora, pronti a votare? Basta cliccare lassù a destra...

07 febbraio 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - TERZA ELIMINATORIA


Oggi parliamo di tette. Il che, normalmente, ai maschietti interessa. E la sfida da sondaggione è tra una scollatura da campionato del mondo e una da Eurovisione. Ovvero tra i due "roberti" (cit. Giorgio Faletti dei tempi del Drive In) di Samantha Fox e il capezzolo birichino di Patsy Kensit.
Che poi fa brutto parlare della parte per il tutto. In fondo sono state star della musica del nostro decennio. Sam Fox fu numero 3 in Gran Bretagna e numero 4 negli Usa con Touch Me, il singolo che la consegnò alla fama internazionale. Nel Regno Unito, suo luogo di nascita, era già qualcuno: nel 1983, a diciassette anni non ancora compiuti, prima vinse un concorso di bellezza grazie alle foto in lingerie che la mamma aveva inviato (la mamma!). Poi, ancora minorenne, con il permesso dei genitori (gulp!), posò in topless per la pagina 3 del tabloid The Sun, secondo gli usi e i costumi (succinti, questi ultimi) dei giornali popolari d'oltremanica. Quelle foto, con e senza bikini, diventarono materia di poster che i maschietti ottantologisti conservavano con cura, carezzandoli con le dita come se fossero a tre dimensioni. E non si può non essere d'accordo nel referendum che ha votato Sam come la miglior ragazza di pagina 3 della storia del Sun. Più di recente ha fatto coming out, dichiarando il suo amore per la manager Myra Stratton, e la si vede spesso in tournée con Sabrina Salerno, in un'accoppiata di scollature da infarto.
Dalla quinta abbondante alla seconda scarsa, per raccontare l'epopea di Patsy Kensit, che fu cantante degli Eighth Wonder e fu protagonista femminile del film musical Absolute Beginners, con David Bowie a recitare e Julian Temple alla regia. E poi fu a Sanremo, ospite internazionale di un festival, con un vestito scarso di spalline. E, si sa, le seconde scarse tengono su i vestiti molto peggio delle quinte abbondanti. Il vestito scivolò in diretta, svelando le grazie della bella inglesina. E il suo successo, almeno in Italia, si moltiplicò, a dimostrazione che anche nel mercato discografico c'è qualcosa che tira di più di una coppia di buoi. Proprio l'Italia, insieme al Giappone, è stato il paese che ha dato più soddisfazioni discografiche agli Eighth Wonder. Che nel frattempo si sono sciolti dal 1989. Patsy che compirà 45 anni a marzo, è però rimasta nell'ambiente, fondamentalmente sposando musicisti: nell'ordine Dan Donovan dei Big Audio Dynamite, Jim Kerr dei Simple Minds e Noel Gallagher degli Oasis. Il quarto marito, sposato nel 2009, è un dj, ma hanno già divorziato. E dire che, da fervente cattolica, si fece remore a recitare una scena d'amore con Mel Gibson in Arma Letale 2...

04 febbraio 2013

SUPERBOWL, NEL 1981 LA PRIMA DIRETTA IN ITALIA

Joe Montana nel Superbowl del 1982

Avevamo appena capito le regole del rugby, e forse nemmeno tanto bene, a forza di ascoltare le sintesi di Mirko Petternella alla domenica sportiva e di Paolo Rosi, in quelle rare volte in cui una partita del Cinque Nazioni o della Nazionale finiva in diretta il sabato pomeriggio. Poi arrivarono quegli omoni con le divise tutte colorate, i numeri enormi come le imbottiture paracolpi e i caschi con un simbolino che spesso sembrava disegnato da Walt Disney. Era il 1981 e facemmo improvvisamente conoscenza con il football americano e con il primo Superbowl trasmesso in diretta dalle nostre parti. La prima volta fu un affare per pochi. Bisognava essersi un po' affezionati alla quasi neonata Canale 5, per esempio, e riceverne bene il segnale. E poi bisognava avere la pazienza di trascurare il sonno per quasi un'intera domenica notte. E, soprattutto, avere tanta fiducia in chi ci spiegava le regole: Mike Bongiorno, un volto una garanzia, per esempio condusse la trasmissione di anteprima, mentre la telecronaca fu affidata a Marco Lucchini, che eravamo abituati a sentir parlare di calcio e di sport più consoni alle nostre abitudini.