I cinque querelanti in una reunion del 2009 |
Da una parte cinque degli attori della serie cult americana, dall'altra il network televisivo che ha prodotto e trasmesso la serie stessa, in mezzo una lite legale da 10 milioni di dollari: da aprile tira aria di tempesta tra il cast di Happy Days e la Cbs e la Paramount, con i primi ad accusare le seconde di aver usato per anni i loro volti e le loro voci per varie iniziative commerciali legate al telefilm, senza però pagare un dollaro.
La bomba è scoppiata ad aprile, con l'esposto a un tribunale californiano di parte del cast di Happy Days: hanno firmato l'azione legale Marion Ross, ovvero mamma Marion, Erin Moran (Joanie Cunningham), Anson Williams (Potsie Weber), Donny Moss (Ralph Malph) e, in rappresentanza di Tom Bosley (papà Howard), morto pochi mesi fa, la moglie Patricia. Hanno rinunciato all'azione legale Henry Winkler (Fonzie) e Ron Howard (Richie).
Tutto pare essere nato quasi per caso, dal giorno in cui uno del cast vide una slot machine che, invece di fragole e ciliegie, mostrava i volti di Happy Days sui rulli rotanti. Fu semplice indagare un po' e scoprire le serie di home video con le loro foto, e perfino le tazze e le magliette in vendita sul sito della Cbs con i volti simbolo del telefilm. Diceva il contratto, firmato negli anni Settanta (il telefilm è stato prodotto dal 1974 al 1984), che agli attori sarebbe stato corrisposto dal 2,5% al 5% degli incassi da merchandising. Soldi che, per queste ultime iniziative, gli attori dicono di non aver mai visto. Da qui la causa per frode, con una richiesta danni da 10 milioni di dollari: «Happy Days era il paradigma dell'America migliore» si leggeva nella loro querela. «Cbs e Paramount sono stati il paradigma della peggiore America degli affari, mostrando le più deleterie pratiche di business».
È di pochi giorni fa la replica della Cbs: nessuna frode, per carità. «Tutto quello che i querelanti possono dimostrare» ha risposto il network «è che ultimamente gli accusati non hanno pagato, il che non è abbastanza per provare il dolo». La politica della Cbs, prosegue la replica, è improntata al "non chiedi, non ti pago". E di richieste non ne sono mai arrivate. Quindi, mentre proseguiranno le trattative per versare agli attori quanto spetta per i diritti di immagine, dei 10 milioni di dollari di danni proprio non se ne parla.
Piccata la replica, via Facebook, di Anson Williams. «Parte della risposta della Cbs» ha scritto l'attore che interpretava Potsie (e che ora ha 61 anni) «è incentrata sul fatto che noi abbiamo "dormito sui nostri diritti". Parole che mi hanno ispirato la seguente frase: ecco un nuovo modo per il Grande Business di raccogliere ancora più soldi, possibilmente esentasse. Ogni lavoratore che ha avuto una buona notte di sonno, ha dormito sopra i suoi diritti, che così svaniscono al risveglio. Immagino stiano già facendo pressioni per farlo approvare come una legge».
Chi la spunterà? Alla prossima puntata, cioé alla prossima udienza...
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