29 luglio 2011

L'AMORE SECONDO RAFFAELLA



Un tormentone dell'estate 2011 è sicuramente il singolo di Bob SinclairFar l'amore”, remix della canzone di Raffaella Carrà “A far l'amore comincia tu”... Non che abbia fatto una gran fatica: a spulciare nel ricco repertorio della showgirl di casa nostra, c'è solo l'imbarazzo della scelta!

Negli anni Ottanta la signorina Pelloni (vero cognome della Carrà) divenne una famosa presentatrice di programmi televisivi di successo (da “Fantastico” a “Pronto, Raffaella?”), dopo esordi cinematografici tutt'altro che trascurabili (nella pellicola “I compagni” era diretta da Mario Monicelli mentre ne “Il colonnello Von Ryan” recitava a fianco di Frank Sinatra).

Ma oltre che attrice e ballerina, la Raffa nazionale fu anche cantante con hit (molte delle quali incise negli anni Settanta) che spopolavano nelle classifiche della disco – music anni Ottanta.

Dopo la dolce “Maga Maghella”, dedicata ai più piccoli, la Carrà cambiò decisamente registro e prima diede scandalo per aver osato mostrare l'ombelico nella sigla d'apertura (“Ma che musica maestro”) di “Canzonissima”, al fianco di Corrado, e poi lanciò il famoso “Tuca Tuca”, ballato per la prima volta ben 40 anni fa, sempre durante la trasmissione “Canzonissima” (edizione 1971), con Enzo Paolo Turchi.

Fu poi la volta di “A far l'amore comincia tu” (1976), “Tanti auguri” (1978), “Pedro” (1980), “Caliente Caliente” (1981), “Voglio tutto, soprattutto te” (1988), “Ballando soca dance” (1990)... canzoni in cui l'allusione alla “conoscenza biblica” è tutt'altro che velata!

E non sbagliava mai un colpo. Ancora oggi, quando si tratta di revival anni '80, non può mancare “Tanti auguri”...forse non tutti la riconosceranno dal titolo, ma da queste strofe (ascoltando le quali non si può che constatare quanto fosse avanti – OLTRE CHE PRODIGA DI SAGGI CONSIGLI – la nostra Raffa), sicuramente sì: «Se per caso cadesse il mondo, io mi sposto un po' più in là / sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha / la mia vita è un roulette, i miei numeri tu li sai / il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai. / Ma girando la mia terra io mi sono convinta che / non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è. / Com’è bello far l’amore da Trieste in giù / com’è bello far l’amore io son pronta e tu... / tanti auguri, a chi tanti amanti ha / tanti auguri, in campagna ed in città. / Com’è bello far l’amore da Trieste in giù / l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu / e se ti lascia lo sai che si fa... / trovi un altro più bello, che problemi non ha».

E vogliamo dire qualcosa di “Pedro”, definito senza mezze parole “il meglio di Santa Fe” che si offre come Cicerone alla turista? «Altro che ragazzino per benino / sapeva molte cose / più di me / mi ha portato tante volte / a veder le stelle / ma non ho visto niente / di Santa Fe»...

Volendo, quindi, il dj e produttore francese potrebbe remixare per le prossime estati molti altri successi della bionda showgirl bolognese!!!

28 luglio 2011

L'ULTIMA REUNION DI SARANNO FAMOSI



Vi svelo un segreto: se avete seguito i post degli ultimi giorni su Saranno Famosi e sui protagonisti del telefilm di allora rivisti adesso, avrete notato che qualcuna delle fotografie è decisamente “unplugged”: Bruno Martelli senza nemmeno un capello (e sul suo sito ufficiale ci sono solo immagini con i riccioli), Danny Amatullo con una strana smorfia, Doris Schwartz senza un filo di trucco. Non è che sono stati paparazzati, ma colti un po' di sorpresa sì. O almeno questo ha voluto farci credere lo staff della trasmissione Bring back... dell'inglese Channel 4. Scopo della trasmissione? Mostrarci protagonisti, divi e idoli di un passato non troppo remoto, così come sono adesso, perché raccontino la loro vita, la loro esperienza ai tempi in cui erano divi e quello che sono diventati adesso. Il tutto con un tono leggero e scanzonato, che cancella a risate la nostalgia più pelosa.
Il suo conduttore si chiama Justin Lee Collins ed è a dir poco un personaggio: una via di mezzo tra il primo Piero Chiambretti e una qualsiasi iena delle Iene, ha dato la caccia per metà degli Stati Uniti al cast di Saranno Famosi (dopo averlo fatto con Dallas, A-Team, Guerre Stellari). Ha pizzicato Lee Curreri in palestra, Carol Mayo Jenkins all'aeroporto (litigando con una guardia per l'uso del suo piccolo megafono giocattolo), Carlo Imperato allo stadio del baseball, convincendolo a palesarsi con un annuncio all'altoparlante, che chiedeva di «Danny di Fame». Ha strappato un'intervista, una delle rarissime mai concesse, alla madre di Gene Anthony Ray. E alla fine, in una strada accanto a una sala prove di Los Angeles, con un cast di comparse vestite come i ragazzi di Saranno Famosi di trent'anni fa, ha riunito quelli che volevano farsi riunire: si sono presentati la prof Grant e la Sherwood, Danny e Doris, Coco e Bruno (ma prima si era fatta intervistare anche Irene Cara, che era la protagonista del film del 1980 e nel telefilm cantava solo la sigla). La cosa più bella? La sincera, commossa emozione dei prof e degli ex ragazzi nel reincontrarsi: Doris che scattava le foto, Coco che saltava a ogni nuovo ingresso, Bruno che si faceva baciare la testa pelata... E poi tutti fuori a ballare.
Paradossalmente, quella fu la penultima puntata dello show di Channel 4. Per l'audience bassa, fu sospeso nel marzo del 2009, quando Justin Lee-Collins stava per dare la caccia ai protagonisti dei Gremlins. Peccato. Se fossi stato a Londra, non mi sarei perso una puntata. E mister Collins con la sua tenuta da ballerino, è fin d'ora un ottantologista onorario, altroché...

26 luglio 2011

GRAZIE E ADDIO, SPACE SHUTTLE





Giovedì 21 luglio lo Space Shuttle Atlantis ha portato a termine la sua ultima missione, atterrando sulla pista del Kennedy's Space Center. Ed è finita un'epoca. O forse un'era. Siete ottantologisti di buona memoria, se avete sentito parlare almeno una volta di era spaziale: furono gli storici contemporanei a coniare quel termine, pensando che il futuro dell'uomo fosse indissolubilmente destinato a svilupparsi oltre la nostra atmosfera, a partire dal 1957, quando l'Unione Sovietica mise in orbita lo Sputnik, passando per la cagnolina Laika, Juri Gagarin e il 20 luglio 1969 (casualmente, o forse no, quasi lo stesso giorno dell'anno...), quando l'astronauta americano Neil Armstrong posò il suo piedone fasciato da uno stivale bianco sul suolo della luna. Poi sono arrivati i computer e internet e le fibre ottiche e gli storici hanno cambiato nome al periodo contemporaneo, ribattezzandolo era dell'informazione, scoprendo che uno spazio molto più infinito non era ancora stato esplorato, quello virtuale.
Il lancio dello Shuttle Columbia, nel 1981
Ma nel 1981 lo spazio era lo spazio. Noi bambini ottantologisti eravamo sazi di Goldrake, Mazinga e Jeeg, robot che bucavano l'atmosfera e combattevano nemici venuti dalle galassie vicine. C'era Star Trek e l'Enterprise era un meraviglioso disco bianco. C'erano la saga di Guerre Stellari e gli eserciti di navicelle di Gundam. C'era un sogno, e confinava con le stelle, quando la Nasa annunciò che era pronta a lanciare lo Space Shuttle: si chiamava Columbia, come Cristoforo Colombo, era bianco, come l'astronave del capitano Kirk, somigliava a un aereo un po' più panciuto, ed era in grado di atterrare su una pista appena più estesa di quella di un aeroporto, planando come una gigantesca, elegante aquila, dopo aver volteggiato in assenza di gravità sopra le nostre teste.
Era il 12 aprile 1981 e la Rai era schierata per la diretta via satellite del lancio. L'aereo con il pancione stava sulla distesa di Cape Canaveral, a muso in su, con un gigantesco serbatoio appiccicato sotto la carlinga e due missili ai lati. Seguimmo il conto alla rovescia con il fiato sospeso. E poi la partenza, circondata da un'immensa nube di fumo bianco, e poi i missili laterali che si sganciano, e poi l'enorme serbatoio. Bambini e adulti appiccicati alla tv facevano volare la fantasia, immaginando un futuro prossimo e avventuroso: atterraggi sulla luna ogni settimana, e poi la conquista di Marte e via, «fino ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima» (avrebbe detto Kirk). E la tv trasmise e ritrasmise anche le immagini dell'atterraggio, con il Columbia che veleggiava vibrando verso la Terra.
L'esplosione dello Shuttle Challenger nel 1986

Poi arrivò il 1986. Era gennaio. Lo Shuttle era il Challenger e la sua missione faceva notizia perché a bordo c'era una donna, un'insegnante, che avrebbe anche tenuto una lezione di scienze in diretta dallo spazio. Invece, 73 secondi dopo il decollo, lo Shuttle esplose, in una nuvola di fumo bianco con scie di lapilli che sembravano fuochi di artificio, uccidendo i sette membri del suo equipaggio. Aveva ceduto una stupida guarnizione. Un pezzo all'apparenza insignificante, un granello di sabbia di traverso negli ingranaggi dei sogni dell'umanità. Come se la profezia di Space Oddity, la canzone di David Bowie, dovesse per forza avverarsi: «Il pianeta Terra è blu e non c'è nulla che io possa fare».
Le missioni ripresero solo due anni dopo, e non si sono mai più interrotte. Ma piano piano, anno dopo anno, lo Shuttle occupava meno spazio nei telegiornali. Come una routine senza più fantasia. Oggi, dopo 135 voli spaziali, è finito tutto. L'era spaziale ha cambiato nome. Infatti il video del volo dell'ultimo Shuttle lo ha condiviso Barack Obama su Facebook. E chissà se, come si chiede Amedeo Balbi, esiste ancora qualche bambino che, come noi ottantologisti, sogna di fare l'astronauta...

25 luglio 2011

LEPROTTO MILCARO



I pupazzi Uan, Five e Four, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa, sono famosi al grande pubblico ma quanti (soprattutto fra i quarantenni piemontesi, liguri e lombardi) si ricordano di LEPROTTO MILCARO???

Ideato da Roberto Paravagna, Milcaro conduceva con Giusy Lercari un programma – contenitore per bambini con uno spazio musicale dedicato alla classifica dei 45 giri più venduti in Italia, dal titolo ANNI VERDI.

Andava in onda – dalla fine degli anni Settanta fino alla prima metà degli Ottanta – su Teleradiocity (poi Telecity ed oggi 7 Gold), una emittente di Castelletto d'Orba (in provincia di Alessandria, ma visibile, oltre che in tutto il Piemonte, anche in Lombardia e Liguria) davvero avanti: non solo, infatti, trasmetteva i suoi programmi a colori, in anni in cui la Rai si vedeva per lo più in bianco e nero, ma soprattutto perché fece conoscere a noi bimbi perle di cartoni animati, diventati dei veri e propri cult come Lupin III, Jeeg Robot d'acciaio e Candy Candy.

Leprotto Milcaro, antesignano dei vari Uan, Four, Five e compagnia bella (a differenza di questi però non si trattava di un peluche di ridotte dimensioni ma di un uomo ben stazzato che indossava il costume di una mega lepre) a cavallo degli anni Settanta – Ottanta era diventato un vero idolo per il pubblico dei più piccoli: adorava le carote, indossava jeans con originali bretelle e si divertiva a fare il dj (i suoi fans più fedeli non possono non conoscere la hit “Cipicchia”).

Nei primi anni Ottanta Giorgio Aiazzone scelse tra i suoi vari testimonial anche il duo Milcaro – Giusy e li chiamò a Biella per pubblicizzare il suo mobilificio: ci fu un tale concorso di famiglie con bambini (tanto che i peluche del leprotto andarono esauriti in pochissime ore) che si dovette bissare l'appuntamento. Chi scrive conserva ancora a distanza di trent'anni, come una reliquia, la foto autografata con i due beniamini...dopo ore di coda...ma vuoi mettere la soddisfazione di vedersi Leprotto Milcaro a distanza ravvicinata!?!

22 luglio 2011

RIDATECI UAN, FOUR E FIVE!



Il 15 ottobre 2005 le tre storiche mascotte delle reti Mediaset, Uan, Four e Five – rispettivamente protagonisti delle trasmissioni per bambini “Bim Bum Bam” e “Ciao Ciao” i primi due, e simbolo di Canale 5 l'ultimo – sono state portate via nottetempo dalla sede della Scuola di Arte Drammatica "Paolo Grassi" di via Salasco a Milano.
Uan, il pupazzo animato di peluche, color fucsia e rosa, dalle sembianze canine, è stato mascotte di Italia 1 e conduttore di “Bim Bum Bam” dal 1983 al 1999. Il suo nome è l'italianizzazione di One (“uno” in inglese); era realizzato dal Gruppo 80, veniva doppiato dalla voce di Giancarlo Muratori (dopo la sua morte nel 1995 il testimone passò a Pietro Ubaldi, già voce di Four) e nei primi tempi indossava sempre una maglietta “012 Benetton”.
Uan si comportava come un bambino monello, con poca voglia di studiare ma molta di combinare guai, era golosissimo di cremini ed innamorato di una barboncina francese.
Spesso alle prese con Bonolis che lo interrogava nelle materie che doveva preparare per la scuola, Uan riusciva sempre a inventarsi risposte strampalate per cercare di togliersi dagli impicci, conquistando con le sue gag il pubblico che lo seguiva fedelmente tutti i pomeriggi.
Dopo anni di assenza dai teleschermi, il 19 maggio 2008 ricomparve su Italia 1 in una intervista a “Le Iene” e dal 21 gennaio 2010 indossò i panni di presentatore a fianco di Nicola Savino e Juliana Moreira per otto puntate del programma “Matricole & Meteore”.
Se Italia 1 aveva “Bim Bum Bam” con il pupazzo Uan, su Rete 4 andava in onda “Ciao Ciao” condotto da Giorgia Passeri e l'orso Four (così chiamato dal nome dell'emittente della quale divenne il simbolo). Animato, anche lui come Uan, dal Gruppo 80, aveva il pelo marrone con un ciuffo più chiaro in testa, un paio di orecchie tonde e una bocca larga con l'interno di color giallo.
Se in Uan e nelle sue marachelle si riconosceva il bambino delle elementari, Four rispecchiava invece un pubblico più grandicello. L'orsetto infatti parlava il gergo paninaro degli adolescenti ed adorava i Duran Duran, gruppo simbolo degli anni Ottanta.
In quel periodo anche Canale 5 trasmetteva un programma per ragazzi dal titolo “Pomeriggio con Five” (scritto correttamente, così come Four, ma a differenza di Uan... chissà perché?). Emblema di Canale 5 (e per un certo periodo anche del Milan con il nome di Dudy, soprannome di Pier Silvio Berlusconi), Five aveva le sembianze di un draghetto arancione, con la testa modellata sul biscione dell'allora logo della rete.
Curiosa la sua genesi: Silvio Berlusconi aveva commissionato a Maria Perego, “mamma” di Topo Gigio, il prototipo del pupazzo ma, non soddisfatto del risultato, si rivolse al Gruppo 80. Five era doppiato dall'attore Marco Columbro ed appariva a corpo intero, non solo a mezzobusto come Uan e Four.
Inizialmente faceva da spalla ad Augusto Martelli nel varietà “Premiatissima” promuovendo il concorso “Operazione Five”, poi, visto il grande successo che riscuoteva tra i bambini, divenne protagonista delle trasmissioni “Five Time” e “Domenica con Five” dove vestiva i panni di svariati personaggi come Dracula Five e l'infermiera Nelly.
Intorno a lui si sviluppò un notevole merchandising che andava dalle compilation musicali “Fivelandia” (raccolte di sigle di programmi per bambini in onda sulle reti Fininvest) al pupazzo a grandezza naturale (che veniva regalato ai concorrenti dei quiz di Mike Bongiorno e di Corrado).
Conclusosi il periodo d'oro degli anni Ottanta, Canale 5, Italia 1 e Rete 4 accantonarono progressivamente i loro pupazzi e nel 2001 Mediaset decise di donare alla Scuola “Paolo Grassi” le tre mascotte originali, delle quali, essendo di fattura artigianale, esistono pochissime copie. Un appello quindi ai ladri o rapitori che siano: RIDATECI UAN, FOUR E FIVE!!!

21 luglio 2011

BIM BUM BAM E LA VERA TV DEI RAGAZZI


Bim Bum Bam è stata una trasmissione televisiva pomeridiana per ragazzi o meglio un “contenitore”, come lo chiamerebbero gli addetti ai lavori (dato che al suo interno si alternavano break recitati dai conduttori a cartoni animati) che andò in onda dal 1982 al 1990 su Italia 1 (più precisamente, per il primo anno su Antenna Nord, poi acquistata l'anno successivo dal gruppo Fininvest che cambiò il nome alla rete), dal 1991 al 1997 su Canale 5 e dal 1997 al 2000 di nuovo su Italia 1.
I primi conduttori erano Sandro Fedele, Marina Morra e Paolo Bonolis che ogni pomeriggio alle 17 da Antenna Nord intrattenevano i bimbi leggendo la posta, promuovendo i prodotti degli sponsor e annunciando i cartoni (...e che cartoni! Come dimenticare “Lady Oscar” o “Hello Spank”?).
Nel 1983 nasceva ufficialmente Italia 1, Fedele e Morra abbandonavano la barca e ad affiancare Bonolis arrivavano Licia Colò (poi sostituita da Manuela “Manu” Blanchard) e il pupazzo Uan, lo storico cane di peluche color fucsia.
Bim Bum Bam esordì in questa nuova veste il 12 settembre 1983 alle ore 16 con cartoni da annali come “Mimì e la nazionale di pallavolo”, Il tulipano nero”, “C'era una volta...Pollon”, “L'incantevole Creamy”, “Georgie”, “Sui monti con Annette”, “Kiss me Licia”, “Holly e Benji”.
Ma il bello della trasmissione (forse ancor più dei cartoni) era l'attesa delle gag esilaranti di Pìolo (il soprannome di Bonolis) e Uan, come la televendita della “caciotta fetecchia” o “Uanathan”, la parodia di “Jonathan Dimensione Avventura” (con Bonolis nelle vesti di Ambrogio Fogar), o gli interventi dalla regia da parte di personaggi misteriosi, come il Signor Brandolin che prendeva di mira con finti rimproveri i conduttori.
Indimenticabile poi lo sketch che vedeva Bonolis costretto a lavare interminabili pile di piatti nella cucina del presunto albergo in cui aveva trascorso le vacanze estive con Uan e Manuela, che però se l'erano data a gambe senza pagare il conto, lasciandolo “prigioniero” della pensione.
Il programma – che era curato da Alessandra Valeri Manera – aveva come autori Edoardo Erba, Giancarlo Muratori, Daniele Demma, Kitty Perria, Enrico Valenti, Cino Tortorella e Maurizio Pagnussat alla regia. Riscosse talmente tanto successo fin da subito che già nel 1983 ricevette il primo dei quattro Telegatti della sua storia come miglior programma per ragazzi.
Con l'uscita di scena di Paolo nel 1990, passato a condurre il quiz per ragazzi “Doppio Slalom” su Canale 5, finisce un'era.
Nel corso degli anni Ottanta diversi programmi tentarono, con discreto successo, di emulare Bim Bum Bam – che comunque rimase ineguagliabile – come, ad esempio, “Caffellatte” e “Ciao Ciao”.
Quest'ultima trasmissione fece il suo esordio il 9 settembre 1985 su Rete 4 e copriva la fascia del primissimo pomeriggio (andava in onda alle 12.45), poi quella mattutina. L'unico vero punto in comune con Bim Bum Bam era la presenza di Giancarlo Muratori tra gli autori e di Maurizio Pagnussat alla regia.
Ad affiancare il pupazzo Four al timone del programma c'era Giorgia Passeri, poi sostituita da Paola Tovaglia, Flavio Albanese e Marco Milano (più noto al grande pubblico come Mandi Mandi). Nel 1988 il programma migrò su Italia1, fece ritorno nel 1989 su Rete 4 per poi venire inserito stabilmente nel palinsesto di Italia1 a partire dall'anno successivo.
Anche a “Ciao Ciao” come in Bim Bum Bam ai cartoni si alternavano rubriche quali l'angolo della posta, giochi in studio e gag divertenti come le telefonate dell'autoritario Signor Persichetti, che (come il Signor Brandolin) fingeva di sgridare i conduttori.
Terminato il periodo d'oro degli anni Ottanta, Bim Bum Bam da trasmissione davvero pensata e dedicata ai bambini divenne un semplice succedersi di cartoni, mandati in onda a ruota libera (o alla meno peggio introdotti da una anonima voce), intervallati solo da televendite e pubblicità.
Da quando ha chiuso ufficialmente i battenti nel 2000 non esiste – per chi, come me, è cresciuto con quell'appuntamento pomeridiano fisso – un valido programma che sia riuscito a raccoglierne degnamente il testimone....anche se – va detto – non è impresa facile eguagliare le vette raggiunte da Pìolo e Uan, grazie a quella formula vincente che sapeva alternare momenti culturali e ludici, sempre seguitissimi dal giovane pubblico.
Bei tempi (con buona pace dei bimbi del nuovo millennio)!!!

20 luglio 2011

SARANNO FAMOSI, OGGI #3

Professori? Presenti. Allievi maschi? Schierati in fila. Mancano solo le ragazze, e poi la nostra reunion virtuale del cast di Saranno Famosi sarà pressoché completa. Perché aspettare? Eccole qui per voi.

Doris Schwartz. Splendida attrice, talentuosa cantante, carisma da protagonista anche senza il fisico mozzafiato di qualche ballerina di fila del cast, Valerie Landsburg ha brillato per le prime quattro stagioni di Saranno Famosi. Figlia di un produttore, prima di lasciare la serie fece in tempo a scrivere e dirigere uno degli episodi. Da allora ha fatto la donna di spettacolo a 360 gradi, proprio come ci si sarebbe aspettato da Doris: è regista, sceneggiatrice, attrice e musicista. In più insegna all'università di California-Los Angeles, ovviamente recitazione e regia. Sposata (con un musicista), due figli, un sito web, non ha mai perso la sua speciale sensibilità: a una reunion improvvisata del cast nel 2009, si presentò con la macchina fotografica, come una fan qualsiasi. A proposito, il 12 agosto compirà 53 anni.

Coco Hernandez. Nel film del 1980 non c'era Erica Gimpel, ma Irene Cara, che ha cantato la sigla (“I wanna li-ive fore-e-ver...”) e poco più tardi anche la colonna sonora di Flashdance. Erica Gimpel stava ancora studiando alla New York school of the Arts, ovvero la scuola del telefilm, ma quella vera. Fu notata e ingaggiata per la serie, dove è rimasta per quattro stagioni. Più di recente ha recitato in Profiler e Veronica Mars, e in ER era l'assistente sociale che ogni tanto veniva chiamata in pronto soccorso. Non ha mai smesso di fare film, film tv e pubblicità. È dell'anno scorso il suo disco dal vivo Spread your wings and fly (apri le tue ali e vola). Ha compiuto 47 anni a giugno.

Julie Miller. Si contano sulle dita di una mano gli attori che, dopo Saranno Famosi, sono diventati ancora più famosi per un altro lavoro. Lori Singer era la bionda violoncellista (e la sua parte le fu disegnata su misura, proprio per sfruttare le sue doti di musicista). E poi, nel 1984, dopo le sue tre stagioni di telefilm, interpretò Ariel, la coprotagonista di Footloose, accanto a Kevin Bacon: sempre anni Ottanta, sempre danza e musica. In più, recitando in America Oggi per Robert Altman, nel 1993 ha vinto il Leone d'Oro come miglior film alla mostra del cinema di Venezia. Suona ancora il violoncello, esibendosi in concerti di musica classica. Per il resto, c'è il sito web e anche la pagina Facebook. Che facciamo, diventiamo fans? Si è sposata nel 1980, quando aveva 23 anni. Ha divorziato nel 1996. Dimenticavo, compirà 54 anni a novembre.

Holly Laird. Quando Julie lasciò la scuola (o, se preferite, quando Lori lasciò la serie), arrivò un'altra bionda, più minuta, con una voce rimarchevole. Era Cynthia Gibb, sbarcata sul set di Saranno Famosi dopo essere stata una modella bambina, già finita sulla copertiva di Vogue Children e un'attrice per Woody Allen in Stardust Memories nel 1980. Nel cast rimase per tre annate, protagonista anche di qualche puntata divulgativa sull'anoressia (di cui nella finzione scenica si ammalava). Tra una stagione e l'altra, trovò il tempo per recitare il ruolo di una suora stuprata e uccisa in Salvador di Oliver Stone («Grazie a lui» dice del regista «sono diventata consapevole e politicamente attiva»). Recitando accanto a Bette Midler nel film tv del 1993 Gypsy (storia della vita della regina del burlesque Gypsy Rose Lee), fu candidata al Golden Globe. E, nel frattempo, non ha mai smesso di recitare, soprattutto in film tv, e di cantare. Attività a cui ha aggiunto quella di insegnante di canto, che l'ha portata in Italia nel recentissimo passato. Non a caso, il suo sito web ha anche la versione italiana. A dicembre compirà 48 anni.

Nicole Chapman. Con quel viso dolce e un po' orientale, era una delle preferite dal pubblico maschile (che all'epoca avrebbe negato anche sotto tortura, ma il telefilm lo guardava eccome...) anche se la sua entrata in scena fu solo nella quarta stagione. Nia Peeples (vero nome Virenia Gwendolyn) deve i suoi tratti meticci a un'incredibile miscela di etnie: papà è irlandese, scozzese, nativo americano e italiano; mamma è una ballerina di flamenco filippina con origini anche francesi e spagnole. Dopo Saranno Famosi, ha presentato l'edizione americana di Top of the pops (1987), ha avuto ruoli fissi in Walker Texas Ranger e nella soap The young and the restless (fino al 2009), ha scritto e diretto un cortometraggio e ha pubblicato dischi. Compirà 50 anni a dicembre (non che li dimostri) ed è arrivata al quarto matrimonio con un biondissimo editore di riviste di surf.

Reggie Higgins. Se la tragedia di Gene Anthony Ray alias Leroy Johnson, scomparso a 41 anni dopo una vita di eccessi, non fosse bastata, un anno prima il cast di Saranno Famosi aveva pianto la morte di Carrie Hamilton. Aveva 39 anni e un tumore ai polmoni e al cervello non le ha lasciato scampo. Nel telefilm è stata presente in due stagioni, le ultime. Figlia d'arte, la mamma è l'attrice Carrie Burnett, ha avuto un buon successo in Giappone a fine anni Ottanta dopo essere stata la protagonista del film Tokyo Pop, in cui interpetava una cantante che s'innamorava di una pop star nipponica. La musica ha fatto parte della sua vita in molti modi: fidanzata con Fergie Fredricksen, ha visto la canzone a lei dedicata (dopo la rottura della coppia) Carrie's gone salire al numero 79 della classifica americana. E Ryan Adams, un altro dei suoi amori, le dedicò alcune canzoni degli album Demolition e Love is death. La madre ha fatto sì che le fossero dedicati anche un teatro e l'Entertainment institute dell'università di Anaheim.

Kate Riley. Non tutti sanno che la rossa comparsa nel cast nelle ultime stagioni del telefilm si chiama Page Hannah ed è la sorella minore (anche come fama globale, forse) di Daryl Hannah, la biondona che fu una sirena a New York in quegli stessi anni Ottanta. Dopo Saranno Famosi, Page ha avuto una parte in Gremlins 2 e poco altro. In compenso ha un matrimonio lungo e felice con un uomo di spettacolo che ha 31 anni più di lui, quello nella foto con lei: si chiama Lou Adler, è nato nel 1933 (Page Hannah è del 1964) e fa il produttore discografico, tra gli altri, di Carole King. Negli anni Settanta fu anche attore della prima produzione teatrale di The Rocky Horror Picture Show. La coppia ha quattro figli.

Dusty Tyler. La cantante afroamericana delle ultime due stagioni aveva una signora voce, maestra nel gospel, e un sorriso coinvolgente. Ora Loretta Chandler ha 49 anni, continua ad adorare il gospel e quello che le è successo sta nel sito web che lei stessa ha disegnato (guida la Lmc Company, che tra le altre cose si occupa di web design). Nel mondo dello spettacolo non ha avuto molte altre parti di successo, se si eccettua un'apparizione in A different world, serie prodotta da Bill Cosby. Però ha aperto perfino una compagnia no profit per aiutare i giovani talenti a realizzare il loro sogno di entrare nel mondo dello spettacolo. Quando Gene Anthony Ray preparò uno show per le navi da crociera, venne ingaggiata anche lei. Se vi va, è su Facebook.

Cleo Hewitt. Ovvero Janet Jackson, la sorella di Michael e l'ennesima figlia di quella famiglia consacrata allo spettacolo. Entrò nel cast per la sola quarta stagione, all'età di 18 anni, ed era già stata Charlene, la fidanzata di Willis, il fratellone di Arnold. Di lei abbiamo già parlato qui. Che altro aggiungere? Ha fatto colpo in teatro nel 2010, recitando in un musical, e nel 2011 ha in mente un tour mondiale, accompagnato da un album di greatest hits e da un'edizione speciale della Barbie, chiamata Divinely Janet. La sua autobiografia a marzo è stata il libro più venduto secondo la classifica del New York Times.

Sullo stesso argomento leggi anche
Saranno Famosi, oggi #1
Saranno Famosi, oggi #2

19 luglio 2011

SARANNO FAMOSI, OGGI #2


Ieri i prof, e oggi si prosegue: la seconda puntata della nostra reunion virtuale dei protagonisti di Saranno Famosi continua, con la metà maschile del cast. E domani? Indovinate: tocca alle femminucce...

Leroy Johnson. Il ballerino che arrivava dalla strada e aveva un talento sconfinato, a cui Lydia Grant perdonava (quasi) tutto si chiamava Gene Anthony Ray e la sua vita non era così dissimile da quella del personaggio. Danzare per lui era tutto, fin da quando la mamma a un anno gli diceva “dai Tony, balla un po' per noi” e lui ondeggiava per la gioia di amici e parenti del ghetto di New York. La mamma e la nonna finirono dentro per spaccio e Tony, in mancanza di buoni esempi, cominciò a vivere al 100 per cento, forte della fama arrivata con il telefilm: era un grande attore, così come un grande ballerino, dicono di lui gli ex compagni del finto liceo delle arti. Carlo Imperato, ovvero Danny Amatullo, se pensa a lui ancora piange. La Sherwood, ovvero Carol Mayo Jenkins, voleva portarlo a vivere da lei, e la produzione le consigliò di no, aggiungendo: «Non sai cosa ti porteresti a casa». Aveva 41 anni, era sieropositivo e aveva collezionato una lista di eccessi più lunga del curriculum (che comprendeva anche un one man show sulle navi da crociera) quando, il 14 novembre 2001, morì per un infarto.

Danny Amatullo. Era il migliore amico di Gene Anthony Ray, dietro le quinte, quando il successo sorrideva in faccia a entrambi. Carlo (che in realtà si chiama Anthony Richard) Imperato aveva 19 anni quando fecero i provini per il telefilm, e un paio di lavori a teatro già nel curriculum. Poi conquistò le classifiche di vendita dei dischi con il suo Friday night (is gonna be allright, eccetera). E ora? Vive a Anaheim, California, è cintura nera di karate e gran tifoso di baseball. Ha 49 anni e tre figli avuti in tre diversi matrimoni. Il curriculum sembra scarno di esperienze professionali, almeno nei tempi recenti. Si segnala una comparsata in una puntata di Friends. In compenso, è tra quelli che, incontrati per strada, non si faticherebbe affatto a riconoscere.

Bruno Martelli. Era magro magro e aveva una testa infinita di riccioli. Ora è calvo calvo e le camicie e le magliette gli fanno difetto sulla pancia. Lee Curreri, 50 anni compiuti a gennaio, vive a Los Angeles, in una casa che ha uno studio di registrazione che sembra la fotocopia di quello che si era costruito nel telefilm, nello scantinato di casa riempito di tastiere. Fa il musicista, ovviamente. Ha composto canzoni per Natalie Cole, Robert Downey Jr, per gli spot della Microsoft, i telefilm di David E. Kelley (come Chicago Hope) e Jerry Bruckheimer (quello di Csi, per farla breve), e per lo show di Oprah Winfrey. Ha un sito web (dove ha tenuto solo foto con i capelli), un profilo su Facebook e uno su Twitter. E invita tutti a seguirlo. Lo faremo.

Jesse Velasquez. Nel telefilm sembrava arrivare dallo stesso quartiere di New York di Jennifer Lopez. In realtà Jesse Borrego è texano di San Antonio. Ora che ha quasi 49 anni (li compirà il 1 agosto), non ha mai smesso di mostrare il suo viso in tv: ha avuto parti in Csi, ER, Dexter, 24, oltre che in svariati film. Ha avviato anche una casa di produzione che ha messo in scena concerti e spettacoli teatrali negli anni Novanta. È sposato e ha una figlia.

Christopher Donlon. All'epoca era uno dei belloni che facevano sospirare le telespettatrici di 15 (e anche di 30) anni. Oggi Billy Hufsey ha 52 anni, ha meno riccioli e le guanciotte un po' più piene. È ancora ben dentro lo show business, soprattutto come cantante e musicista. Il suo ultimo disco è del 2009 e si intitola Confessions, casualmente come il reality show a cui ha preso parte pochi mesi prima l'uscita dell'album, ovvero Confessions of a teen idol, in cui sei idoli delle ragazzine di ogni epoca (c'erano anche Christopher Atkins, quello di Laguna Blu, e Jamie Walters, il fidanzato di Donna in Beverly Hills) hanno raccontato la loro vita a favore di telecamere. Lo show era ideato e prodotto da Scott Baio. Ovvero Chachi di Happy Days.

Montgomery McNeil. Nella prima stagione era un po' amico e un po' nemico dei compagni, perché aveva il ruolo del figlio di papà. Oggi P. R. Paul, nome d'arte di Paul Ray Rosenbaum, ha 55 anni ed è quasi svanito da palcoscenici e schermi. L'ultima apparizione segnalata è nella serie tv Falcone, vista solo negli Usa e datata 2000.

Dwight Mendenhall. Non è mai stato un protagonista. Del resto, tra ballerini fantastici e talentuosi cantanti, come avrebbe potuto mai emergere un suonatore di sousaphone? Ma David Greenlee è stato comunque uno dei più longevi tra gli attori di Fame, con la sua presenza in quattro stagioni su sei. Ora ha 51 anni e un sito web personale, non privo di autoironia («Età? Variabile. Peso? Si può sistemare» si legge nelle note in home page). Ha recitato soprattutto a teatro e la sua presenza in un episodio della serie Ai confini della realtà fa sì che venga ancora chiamato come relatore nei convegni degli appassionati di fantascienza. Vive a Los Angeles con Solstice, il suo gatto.

Ian Ware. Chi? Ian Ware, dai: quello con i capelli buffi e l'aria artistoide della sesta e ultima stagione. Lo interpretava Michael Cerveris, che ora ha 51 anni. Quando è entrato a Saranno Famosi ne aveva poco più di 20, una laurea con lode a Yale e un bel Macbeth nel curriculum. Adesso è considerato uno dei più versatili interpreti di musical di Broadway. Ha anche una nomination ai Tony Awards, gli Oscar del teatro, all'attivo. I capelli, invece, sono spariti. In compenso è l'unico del cast ad aver recitato un piccolo ruolo nel Saranno Famosi del 2000, ovvero Glee.

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Lo abbiamo fatto con i Robinson e poi con i Bradford e con Casa Keaton. Ma in mente avevamo questa ricerca, a caccia dei protagonisti di  Fame, in italiano Saranno Famosi, il telefilm che ben prima dei talent show ci faceva pensare a quanto sarebbe stato magnifico diventare artisti. Non è stato facile, anche perché i personaggi erano davvero tanti. Ma è stato sfizioso, di brutto. E speriamo che lo sia anche per voi che leggete. A partire da oggi: e, per rispettare le gerarchie, cominciamo con il corpo insegnante.

Lydia Grant. Ovvero Debbie Allen, colei che in sala prove avvisava tutti fin dalla sigla, con tanto di bastone in mano: «È qui che si comincia a pagare, col sudore». Lei è Saranno Famosi. Non a caso è l'unica del cast ad aver partecipato a tutte e tre le produzioni, il film del 1980 (in cui non aveva un ruolo così di spicco), la serie tv e il remake-seguito del 2009, in cui da insegnante di danza e coreografa (ciò che è nella vita) era diventata preside. Nella sua carriera ha continuato a scoprire talenti, come la cantante e ballerina Paula Abdul (era una cheerleader dei Los Angeles Lakers di pallacanestro, squadra in cui giocava il secondo marito Norm Nixon). E poi nel ruolo di giudice di So you think you can dance, talent show americano per aspiranti ballerini (una specie di Amici senza il pubblico e i professori che litigano) intravisto su Sky Uno qualche mese fa. Ha coreografato per dieci edizioni gli stacchi di danza alla cerimonia degli Oscar. Ha una laurea in letteratura greca (e due lauree ad honorem). Ha sessant'anni. E non li dimostra (e zitti voi, che già pensate al lifting).

Benjamin Shorowsky. Albert Hague non era il suo vero nome. Si chiamava Albert Marcuse ed era nato in Germania, da famiglia ebrea. Forse anche per questo, durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva la divisa dell'esercito statunitense addosso, dopo che lui e la famiglia (papà musicista prodigio, mamma campionessa di scacchi) si erano trasferiti oltreoceano. Compositore per colonne sonore e musical, un Tony Award vinto, le sue canzoni sono state cantate anche da Dean Martin. Quasi sessantenne, venne scelto per il film (e confermato per la serie tv) perché il regista Alan Parker voleva un vero musicista per il ruolo di insegnante di musica. Poi ha fatto una particina anche in Space Jam, il film mezzo cartoon con i Looney Tunes e il cestista Michael Jordan. È morto nel 2001, a 81 anni, poco dopo la moglie, Renée Orin (nella foto con lui), una cantante con cui aveva sempre fatto coppia anche nel lavoro.

Elizabeth Sherwood. Alla produzione serviva un'insegnante di letteratura originaria dell'Inghilterra. E pescarono Carol Mayo Jenkins, un'attrice nata in Tennessee. Solo che lei era inglese di formazione: aveva studiato arte drammatica a Londra, in una scuola (come ha raccontato) così diversa da quella di Saranno Famosi, tutta tesa a formare professionisti. Ma quel viaggio a Londra alla fine degli anni Cinquanta era un modo per inseguire un sogno, come per Leroy e Coco la danza sulle scale della High School. Ha recitato in teatro con Henry Fonda e Jane Alexander. Ora che ha 72 anni e mezzo, insegna recitazione all'università del Tennessee. E capita di vederla ancora sul palcoscenico, magari accanto ai suoi studenti.

Il preside Morlock. Ovvero Quentin Morlock: sempre con la giacca, sempre con la cravatta, a cercare di bilanciare con la serietà dei suoi compiti accademici una scuola che non somigliava nemmeno un po' ai nostri compassati licei. Ken Swofford, ottant'anni il prossimo 2 gennaio, ha una storia di ruoli da “persona seria”. Era il giornalista in Ellery Queen, il maggiore in Thelma e Louise, il tenente Catalano in La signora in giallo, ha recitato in decine di telefilm da Dynasty a Falcon Crest, passando per A-Team e Baywatch, senza mai avere dignità di protagonista. Curiosamente, il preside serioso ha avuto, nella vita, guai seri con l'alcolismo. Nella seconda metà degli anni Ottanta è stato tra i protagonisti di un documentario che invitava i ragazzi a non bere e soprattutto a non guidare dopo.

Il preside Dyrenforth. Quando, al termine della quarta stagione, il preside Morlock lascia la scuola per diventare allenatore di baseball, il ruolo del capo d'istituto tocca all'attore canadese Graham Jarvis. Una vita per il teatro (aveva il ruolo del narratore nella prima produzione statunitense di The Rocky horror picture show), ha avuto ruoli in decine di telefilm, prima e dopo Saranno Famosi, da Starsky e Hutch a Mash, da Love Boat a X Files e ER. Il suo ultimo ruolo, prima della morte nel 2003 all'età di 73 anni, è stato in Settimo cielo: era il papà di Annie, la moglie del reverendo Camden.

La signora Berg. Gertrude Berg, per la precisione, la segretaria che aveva sempre un sorriso per tutti. Arzilla anziana nella finzione scenica e anche nella vita, Ann Margaret Nelson aveva 66 anni quando iniziò a lavorare nella serie tv. Due anni prima era nel cast tutto da ridere de L'aereo più pazzo del mondo. Dice la sua scarna biografia disponibile che avesse iniziato la sua carriera da attrice negli anni Settanta, non certo da ragazzina. Ha lasciato questa vita nel 1992, all'età di 76 anni. Un anno prima interpretò la nonna della bambina protagonista nel film Papà ho trovato un amico (quella nella foto), dove c'erano anche Macaulay Culkin, Day Aykroyd e Jamie Lee Curtis.

Greg Crandall. Fu l'insegnante di recitazione nella prima serie del telefilm. E la puntata dedicata alla sua uscita di scena fu uno dei momenti più emozionanti dell'intera serie. Il fatto è che tutto il cast sapeva che Michael Thoma, attore 55enne già popolare come il dottor Maxwell, il medico della famiglia Bradford, era gravemente malato di cancro. Gli sceneggiatori scrissero una puntata per preparare la sua uscita dalla serie: l'amministrazione aveva deciso tagli al corpo docente e il prescelto era il prof Crandall. Il cast gli dedicò uno spettacolo, mettendoci tutta la passione di chi sa che sta dicendo addio a un amico. Il pubblico percepì l'emozione e pochi mesi dopo, il 3 settembre 1982 quando Michael Thoma morì, ne comprese il motivo.

David Reardon. Subentrò al professor Crandall come insegnante di teatro e durò per due stagioni. Saranno Famosi però non ha dato a Morgan Stevens la fama che sperava. Si segnala qualche comparsata tra Melrose Place e La signora in giallo, fino al 1999, anno in cui recitò in un episodio di Walker Texas Ranger. Nel 1989 finì in carcere, sospettato di guida in stato di ebbrezza. Ne uscì con naso e mascella rotta e svariate altre contusioni. Fece causa agli agenti di custodia del carcere e nel 1991 ottenne un risarcimento, la cui cifra non è stata resa nota (ma lui aveva chiesto 10 milioni di dollari). La sua carriera, lamentava Stevens, aveva subito un brusco stop, dopo quell'arresto ingiusto. E, biografia di questo sessantunenne attore alla mano, non è mai davvero ripartita.

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