28 febbraio 2012

I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – SETTIMA PARTE

Con gli ometti prescelti per l'appuntamento di oggi – provenienti da due soap opera intramontabili (una delle quali continua ancora oggi a distanza di più di vent'anni, mentre dell'altra negli States si sta realizzando il sequel) quali “Beautiful” e “Dallas” – credo proprio che riusciremo ad accontentare tutti i gusti.
Non ci provo neanche a farvi un rapido riassunto (a tal punto le storie sono ingarbugliate e complesse tra colpi di scena e di fulmine, triangoli amorosi, gelosie, vendette, matrimoni, divorzi, figli illegittimi, corna e chi più ne ha, più ne metta) e passo direttamente ai bellocci.
In principio fu “Dallas” (la serie più seguita degli anni Ottanta, con oltre 350 episodi al suo attivo) dove, a Southfork Ranch, vive la famiglia Ewing, a capo di un vero e proprio impero economico legato al petrolio: l'anziano magnate Jock con la moglie Ellie e i figli John Ross (detto più semplicemente J. R.), il primogenito, e Bobby.
J. R. (a sinistra) e Bobby con la madre Ellie

I due non potevano essere più diversi: J. R. (interpretato da Larry Hagman) è un uomo d'affari spietato e senza scrupoli, infedele alla povera moglie Sue Ellen (Linda Gray) – ma fedelissimo al suo inseparabile cappello da cowboy – e così assetato di potere che pur di avere il comando della stanza dei bottoni della Ewing Oil è disposto a qualunque bastardata. E infatti per raggiungere il suo obiettivo, ne combina di tutti i colori. Praticamente a tutti i protagonisti della serie, consanguinei compresi (d'altronde... parenti serpenti si dice) ed in primis proprio al povero Bobby, uomo dal cuore buono e l'animo puro, colpevole di aver sposato una donna appartenente alla famiglia avversaria, l'affascinante Pamela Barnes (Victoria Principal).
E a Bobby (Patrick Duffy) – che era un gran pezzo di pane, a differenza di J. R. che invece era un vero pezzo di emme – non resta altro da fare che armarsi di santa pazienza e cercare di redimere il fratellone, missione destinata all'insuccesso.

I due fratelli in un incontrollabile slancio affettivo
Più o meno la stessa tiritera si ripete anche in un'altra soap di successo: “Beautiful” (le prime puntate andarono in onda in America nel 1987 e arrivarono in Italia tre anni più tardi... sì, lo so a rigor di logica non siamo più negli anni Ottanta ma... chiudiamo un occhio, via!), dove a tenere quotidianamente un numero imbarazzante di spettatori (soprattutto spettatrici) incollati al televisore sono le vicende (ambientate a Los Angeles) della famiglia Forrester. A “Dallas” il business del petrolio, qui il mondo della moda, là J. R. e Bobby, qui Ridge e Thorne, in entrambi i casi due coppie di fratelli agli antipodi.

Ridge / Ronn Moss
Che dire della mascella più famosa della storia della televisione? È quasi un quarto di secolo che Ronn Moss e il suo immarcescibile Ridge ci tengono compagnia quasi tutti i giorni e lui – fisico scolpito, ciuffetto ribelle e aria da “ce l'ho solo io” oltre che desiderato e conteso da quasi tutte le donne della serie (Stephanie esclusa) – è sempre uguale... ma come diavolo fa?

Thorne / Clayton Norcross
Diversa la storia per Thorne (e qui parlo del primo attore chiamato a dargli il volto, cioè Clayton Norcross, dopo il quale si sono succeduti Jeff Trachta e Winsor Harmon), costretto a vivere all'ombra del fratello figo. Non che lui fosse da buttare via ma, benedetti sceneggiatori, il suo personaggio (quanto meno agli esordi, quando ancora riuscivo a seguire l'incasinata trama) faceva sul pubblico lo stesso effetto di venti compresse di valeriana!
Troppo sensibile, troppo zuccheroso... insomma, in una parola (anzi due): troppo senzapalle!!!
Non c'è da biasimarlo (parlo del buon Clayton) se a un certo punto ha deciso di migrare verso altri lidi, anche se si potrebbe discutere sulla sua scelta di vestire i panni del contadino, partecipando alla seconda edizione del reality show “La fattoria”.
Bella gara, eh?
E per incentivarvi a votare, in anteprima vi rivelo che per la vincitrice del sondaggione questa volta in palio c'è una copia del libro “Correva l'anno della Girella”, interamente dedicato agli anni Ottanta, che uscirà il 21 marzo (più o meno quando il nostro sondaggione volgerà al termine) e che, ça va sans dire, è stato scritto da me e dal mio insostituibile socio “Canna”.
Un motivo in più per VO-TA-RE!

23 febbraio 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #7


Occhi di gatto (anzi o-o-o... occhi da gaatto...), lo confesso, non era tra i miei preferiti. Non importa che la trama fosse sfiziosa, con un po' di Lupin e un po' di affari di cuore, con le tre sorelle che di giorno conducono una vita normale e di sera indossano una tutina e rubano, ma solo le opere d'arte del papà scomparso. Il punto è quello: indossano le tutine. Attillatissime tutine che lasciavano poco spazio (o molto, dipende dai punti di vista) all'immaginazione.
Il maschietto distratto le riconosceva dal colore delle tutine. Ma le riconosceva. Lo spettatore più attento sapeva vita, morte e miracoli di ognuna delle tre: Kelly, calzamaglia viola, è la sorella maggiore, un po' mamma e un po' ideologa del terzetto. È lei ad architettare i piani dei furti. Sheila, calzamaglia azzurra, è la sorella di mezzo, protagonista del lato romantico della serie per via della sua liaison con Matthew, il detective pasticcione della polizia, già finalista del nostro sondaggione al maschile benché inesorabilmente sconfitto dal divo Terence. Tati è la sorella piccina, calzamaglia arancione e una propensione da McGyver in rosa (ma non era arancione? Ho fatto la battuta...), con la sua abilità nel costruire marchingegni che poi si rivelano fondamentali al momento di mettere a segno i colpi. Altri segni particolari? Capelli lunghi e mossi e fascino da donna adulta Kelly, capelli lunghi e lisci e il fascino della sportiva Sheila, capelli più corti e una certa dolcezza pasticciona Tati.


Il resto lo dicono le immagini, alcune delle quali (e non è una novità) inesorabilmente censurate nella versione italiana del cartone. Noi maschietti, a distanza di anni, comunque apprezziamo.

21 febbraio 2012

I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – SESTA PARTE

Poteva mancare all'appello “Saranno Famosi” (nella serie originale “Fame”, da cui la famosa canzone), una serie di grandissimo successo dove i protagonisti sono aspiranti artisti che, a suon di “talento e sudore”, frequentano la prestigiosa High School of Performing Arts di New York nella speranza di diventare un giorno attori, ballerini o musicisti di successo? Certo che no!
Con tutto il rispetto per la Mary nazionale e la sua scuola di “Amici”, ma questa sì che era una fucina di talenti coi controciufoli (oltre che di begli ometti di cui parlare qui nel blog).

20 febbraio 2012

IN MEMORIA DI JOHN RITTER

John Ritter nel 2002, Joyce DeWitt e Suzanne Somers adesso

Era così allegro, ed è così presente nei nostri ricordi, che sembra impossibile pensare che sia morto. Invece John Ritter non c'è più da quasi nove anni. Era l'11 settembre 2003 quando, sul set di Otto semplici regole, una sitcom di grande successo sbarcata anche in Italia sui canali satellitari, una dissezione aortica non gli diede scampo.

16 febbraio 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #6


Questo capitolo del sondaggione è dedicato all'ambiguità, alle cose che sembrano e non sono, o che sono, ma sono anche... Vi sembra oscuro? Allora butto lì un nome: Ranma 1/2. Ovvero il giovane studente di arti marziali che ruzzola in una sorgente stregata, che lo condanna ad assumere le sembianze di una ragazza ogni volta che entra in contatto con l'acqua fredda. Salvo tornare maschietto con una buona dose di acqua calda. Ovvero donna e uomo nello stesso personaggio, con tanto di gag assurde, fatte di equivoci legati alla doppia identità. Un esempio? L'episodio iniziale, in cui l'amica Akane entra in bagno ignuda, convinta di trovare una femminuccia, e si trova davanti un giovane svestito quanto lei. La reazione? Scappa urlando. Poi, nel corso delle puntate, la loro storia è sempre sul filo di trasformarsi in un amore.

14 febbraio 2012

I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – QUINTA PARTE

Siamo solo a febbraio... ancora troppi mesi ci separano dalle ferie estive ma, per farvi assaporare un po' di atmosfera vacanziera e per rendere omaggio al santo del giorno – che, per chi non lo sapesse (c'è qualcuno che non lo sa???), è SAN VALENTINO – nel nostro appuntamento settimanale con i bellocci oggi saliamo sulla nave dell'amore e parliamo di “Love Boat” (anche se forse questo non è il periodo migliore per affrontare la tematica “crociera”, dopo le recenti vicende legate al comandante Schettino).
Lo so... è automatico... capita anche a me: appena pensi a “Love Boat”, ti viene subito in mente l'Elvis Presley di casa nostra, il ciuffodotato Little Tony e la sua “Mare, profumo di mare”, ma tranquille... non è grave, è solo un effetto collaterale di essere film-addicted!

13 febbraio 2012

IO E BARON KARZA

(dedicato a mamma e papà)
 
Doveva essere il 1979 o il 1980. A quell'epoca passavo un sacco di ore davanti alla tv, a scanalare tra le neonate reti private a caccia dei cartoni dei robot, magari con il quaderno dei compiti di quinta elementare davanti agli occhi (si chiama multitasking, ho scoperto quasi trent'anni dopo). E leggevo ancora Topolino, che una volta la settimana mio padre portava a casa insieme al quotidiano del giorno e, se ero stato buono, a qualche pacchetto di figurine Calciatori Panini. Su Topolino imperversavano le pubblicità dei Micronauti: quello bianco si chiamava Force Commander, quello nero, che era il mio preferito, Baron Karza. Erano fantastici: le braccia, le gambe e la testa erano agganciate al corpo da un sistema di magneti. Proprio come i componenti di Jeeg, quando Miwa li lanciava a Hiroshi. I pugni schizzavano via, come un maglio perforante. Sulla schiena poteva portare una coppia di razzi appuntiti, che facevano da missile e da trivella. E dalla pancia partiva un missile rosso, come il terribile raggio protonico di Jeeg.

09 febbraio 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #5

 
Premessa: per i maschi, era un'onta insopportabile farsi beccare a guardare i cartoni da femmine. C'era però una sorta di deroga, se i cartoni avevano un argomento non troppo mieloso e romantico. Quelli sportivi, per esempio. Il contraltare di Holly e Benji, di Ken Falco e dei suoi gran premi, degli inarrestabili Superboys guidati da Shingo Tamai erano le pallavoliste.
Cominciò Mimì, che di cognome faceva Ayuhara e di professione la schiacciatrice. Ma non una normale, che saltava, colpiva il pallone e il pallone andava di là. Saltava, stava trentacinque secondi per aria, faceva un paio di piroette, un avvitamento, due salti mortali carpiati (il che la rendeva perfetta anche per la finale olimpica di tuffi) e poi colpiva il pallone, che assumeva la tipica forma dell'arachide, dopo lo schiaffone infertogli dalla numero uno. Di maglia e di fatto, a colpi di allenamenti massacranti: indimenticabili le sequenze di pallonate che era costretta a difendere e finivano sempre con lei livida e dolorante a terra, colpita ovunque dalle sfere bianche, ovviamente marca Mikasa. Il suo sex appeal? Non così vistoso: capelli scuri perennemente legati in una coda, fisico da atleta, con poca indulgenza a ciò che poteva essere offerto agli altrui sguardi. Ma lo spirito di squadra e il fatto che non mollava mai erano affascinanti per noi maschietti che solo dopo avremmo capito le meraviglie di quei pantaloncini-mutandina attillati di prassi, nelle divise di pallavolo femminile di una volta.
Poi arrivò Mila, che alternava le imprese sportive ai batticuore per il suo Shiro, e per questo era più difficilmente digeribile dal pubblico maschile. Forse noi maschietti avremmo apprezzato di più la serie, se solo Mediaset non si fosse premurata di censurare le (comunque poche) scene negli spogliatoi o ai bagni termali, in cui era possibile ammirare molto da vicino le grazie delle atlete, protagonista compresa. Che i capelli corti e rossi e gli occhi azzurrognoli sono carini, ma anche l'occhio vuole la sua parte, no?
Cambiando sport, come dimenticare Jenny la tennista? Come dimenticarla anche per le assurdità e le sproporzioni tipiche di ogni cartoon sportivo: colpi di rovescio che impiegavano 35 secondi per arrivare dall'altra parte del campo, corse per raggiungerli che facevano somigliare il campo in terra battuta a una pista d'atletica, torsioni innaturali di corpi e racchette. Jenny era mora, agile, magra ma con qualche curva che sapeva far capolino sotto la divisa bianca d'ordinanza. E alla fine, a confronto dell'altera eleganza di Madame Butterfly, la campionessa rivale, era nettamente la migliore. Perché si dice che gli uomini preferiscano le bionde, ma a patto che non siano stronze...

Ps: volendo ci sarebbe anche Pat, la ragazza del baseball. Ma diciamocelo: era una vera cozza...

07 febbraio 2012

I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – QUARTA PARTE

Questa settimana parliamo di motori, o meglio di bellocci che hanno come minimo comun denominatore quello di far parte di telefilm dove il vero protagonista è un'auto...non un'auto qualsiasi, ma una quattro ruote in grado di partire all'inseguimento del cattivo di turno sfrecciando a tutto gas e facendo voli e salti come se fosse la cosa più naturale del mondo (roba che se solo provassi io col mio macinino a fare un decimo di quelle acrobazie... un secondo dopo sarebbe già da rottamare!) senza mai riportare nemmeno una micro-ammaccatura.
Partiamo con “Hazzard”, nella cui contea sono ambientate le vicende della famiglia Duke, formata dall'anziano e saggio zio Jesse e dai cugini Daisy (Catherine Bach, sempre in super sexy hot pants), Bo e Luke (rispettivamente il biondino, impulsivo ed amante delle corse, e il moro, maggiore di età e più riflessivo, cioè John Schneider, che continua a recitare e ha preso parte nella serie televisiva “Smallville” e Tom Wopat, oggi cantante country), «due ragazzi in gamba con una marcia in più, […] loro certamente no, non sono eroi, ma scavezzacolli proprio come noi, con i loro stivaletti da cowboy vanno sempre in mezzo ai guai», come cantava la sigla italiana.

05 febbraio 2012

LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (6-12 febbraio)

La Daisy Duke del telefilm e quella del film

Stavolta cominciamo dai telefilm? La mattina è a cura di Rete 4, che alle 8,20 trasmette Hunter dal lunedì al venerdì. Il sabato, invece, alle 7,15 spazio a Magnum P.I. e ai suoi baffi da sparviero. Su Iris, zona digitale terrestre, proseguono Supercar alle 19,15 e l'A-Team (vedi sondaggione della settimana) alle 20,15. Sul satellite di Fox Retro puntano forte sui Jefferson, con due puntate prima di cena (dalle 19,20) e una in seconda serata alle 23. Del resto, la formula delle repliche di Jefferson, Robinson e de Il mio amico Arnold continua con successo sul digitale terrestre di CanalOne, K2 e Frisbee.

02 febbraio 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #4

 
Erano sexy, lo sapevano (o, al massimo, fingevano di non saperlo) e se ne vantavano. Loro sì che solleticavano i nostri giovani ormoni, seguendo la perfetta falsariga di uno strumento tipico del fumetto giapponese, il fan service (la scena pruriginosa messa apposta per fare un servizio ai fans, appunto).
Cominciamo da Fujiko, da noi nota anche come Margot, la gnocchissima anima gemella di Lupin. Lei sapeva come cavarsela in qualsiasi circostanza: padroneggiava le arti marziali ma se la cavava benone anche maneggiando una pistola (absit iniuria verbis) e se tutto questo non era abbastanza, sfoggiava le sue doti femminili. Era bella da paura, in effetti, con un'onda di lunghi capelli castani e un fisico da urlo, sul lato a e su quello b. Memorabile è la scena (appartenente alle molte censurate in Italia) in cui fa il bagno, carezzando la sua pelle con un enorme diamante anziché con il sapone.