16 febbraio 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #6


Questo capitolo del sondaggione è dedicato all'ambiguità, alle cose che sembrano e non sono, o che sono, ma sono anche... Vi sembra oscuro? Allora butto lì un nome: Ranma 1/2. Ovvero il giovane studente di arti marziali che ruzzola in una sorgente stregata, che lo condanna ad assumere le sembianze di una ragazza ogni volta che entra in contatto con l'acqua fredda. Salvo tornare maschietto con una buona dose di acqua calda. Ovvero donna e uomo nello stesso personaggio, con tanto di gag assurde, fatte di equivoci legati alla doppia identità. Un esempio? L'episodio iniziale, in cui l'amica Akane entra in bagno ignuda, convinta di trovare una femminuccia, e si trova davanti un giovane svestito quanto lei. La reazione? Scappa urlando. Poi, nel corso delle puntate, la loro storia è sempre sul filo di trasformarsi in un amore.
Inserire anche lui/lei nel post sul sondaggione è una mezza forzatura, visto che in Italia abbiamo visto la serie in tv solo negli anni Novanta (e infatti Ranma non è votabile). Ma l'originale giapponese porta la data del 1989. Erano gli anni Ottanta pieni invece quando comparve su Italia 1 il Tulipano Nero. Che era maschietto, portava la maschera e tirava di spada. E si accompagnava con l'intrepida Simone, in arte la Stella della Senna, che portava la maschera anche lei e tirava di spada come un maschietto. Però i capelli biondi e le forme femminili si vedevano eccome. E poi era sfizioso il dettaglio della studentessa dei migliori collegi che si trasformava in giustiziera della notte a servizio del bene.
Non era così dissimile la vicenda della principessa Sapphire, o Zaffiro, vera progenitrice delle principesse guerriere alla Lady Oscar, visto che la primissima edizione del manga risale addirittura agli anni Cinquanta e il primo adattamento televisivo è del 1967. In Italia, ovviamente, arrivò sull'onda dei cartoons giapponesi della nostra decade. Dai tratti più semplici rispetto ai disegni a cui eravamo già abituati, era nata con l'animo da maschio in un corpo da femmina. Ma l'amore risistemò le cose, non prima di aver tirato di spada vestita da uomo per lunghe puntate.
Nel 1980 invece arrivò Bia. E che c'entra, state pensando, con l'ambiguità? La streghetta dalle mille magie e dalla canzone-tormentone (Bi-e-aaaa, bi-e-ee-ba-be...) è considerata la progenitrice dei fan service, ovvero delle scene ammiccanti dedicate agli ormoni degli spettatori. Colpa del fratellino guardone che la spiava sotto la doccia, o del perfido nemico Ciosa, che la ipnotizzava pur di spogliarla. E dire che noi, a dieci anni, non ce ne accorgevamo nemmeno. Del resto i maschietti guardavano i robot. Bia era da femmine...

Ps: secondo Wikipedia un verso della sigla originale giapponese di Bia si tradurrebbe così: «I miei seni sono la prova che posso fare qualsiasi cosa». Gulp...

1 commento: