Una è nata di domenica, l'altra di lunedì. Era il 3 gennaio 1982, trent'anni e 24 ore fa, quando, accanto al logo di una ventina di tv private, comparve un simbolo con un numero, logo di un nuovo network nazionale, Italia 1. Accadde lo stesso il giorno dopo, con un altro manipolo di canali regionali. Anche in questo caso, il simbolo aveva un numero che ci è diventato assai familiare, quello di Rete 4.
Il primo a "forzare" la legge vigente all'epoca, che concedeva alla sola Rai il monopolio di trasmissione sull'intero territorio nazionale, fu un imprenditore rampante di nome Silvio Berlusconi, che aveva esportato Telemilano su tutto il territorio nazionale, sotto l'egida di Canale 5, con lo stratagemma di riproporre gli stessi programmi (con pezzi da novanta come i quiz di Mike Bongiorno) attraverso numerose reti controllate direttamente o consociate. Prestigiosi editori come Rusconi (per Italia 1) e Mondadori (per Rete 4) scelsero di imitarlo per azzannare un mercato che sembrava ricco. E lo era. Solo che Berlusconi lo sapeva azzannare meglio e già a novembre di quell'anno Rusconi gli cedette Italia 1, imitato da Mondadori nell'agosto del 1984.
Fin qui la storia "economica". Ma a noi, in fondo, importano di più i palinsesti. Fin dal primo giorno, i due canali presentarono programmi che hanno segnato la nostra teledipendenza e che hanno cambiato il modo degli italiani di guardare la tv. In quel lunedì 4 gennaio 1982 di trasmissioni in contemporanea, per esempio, il pomeriggio di Italia 1 era già dedicato ai ragazzi: a partire dalle 17 (e nulla sarebbe cambiato per anni) c'era già Bim Bum Bam (e sulla sua data d'inizio sbaglia anche Wikipedia...), ancora senza conduttori ma con cartoni e telefilm. Il primo messo in onda? Chobin, a dar retta alle pagine dei programmi tv dei quotidiani dell'epoca. Solo un mese dopo, palinsesti alla mano, già si trovavano Candy Candy, Hello Spank! e Grand Prix, la rubrica di motori con Andrea De Adamich. A proposito di volti, l'annunciatrice numero uno era Gabriella Golia.
E Rete 4? Detto che il direttore della programmazione era Angelo Romanò, critico, poeta ma anche senatore della Sinistra Indipendente, in quel primo pomeriggio a far concorrenza a Bim Bum Bam aveva messo La casa nella prateria, telefilm che avrebbe replicato all'infinito negli anni a venire. Quanto ai cartoni, brillava alle 17 il mitico Tekkaman. Non c'era ancora, ma sarebbe arrivata ben presto, la telenovela brasiliana La schiava Isaura. E altrettanto presto il pomeriggio di cartoni animati si sarebbe condensato nel contenitore Ciao Ciao.
La cosa strana è che questo doppio compleanno è passato sotto silenzio o quasi. Niente amarcord sui giornali, niente speciali sulle riviste, niente enfasi nemmeno sugli stessi canali tv. Noi stessi di Ottantology ce lo saremmo lasciato sfuggire, se solo non ci avesse messo un promemoria su Facebook l'ottantologista Maria. Eppure quei primi giorni a risintonizzare televisori per riposizionare i canali sul telecomando (il 4 a Rete 4, il 5 a Canale 5, il 6 ancora conteso tra Montecarlo e Italia 1, che spesso slittava sul 7...) sono parte della nostra storia. Italiana e personale.
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