16 dicembre 2011

GLI ANNI OTTANTA DENTRO DEEJAY STORY

 Ci sono 55 tracce in Deejay Story, il triplo album celebrativo dei trent'anni di Radio Deejay, in vendita da qualche giorno nei negozi di dischi (e a 13,99 euro su iTunes). E di queste, sono 18 (la maggioranza relativa) ad arrivare dai nostri anni Ottanta.
Trent'anni vuol dire tornare indietro al 1982, quando l'Italia stava per vincere i Mondiali, Giovanni Spadolini era il primo presidente del consiglio non iscritto alla Dc del dopoguerra e in classifica c'erano la colonna sonora de Il tempo delle mele e Il ballo del qua qua.

Radio Deejay ha aiutato almeno un po' a cambiare il nostro modo di ascoltare musica. E ha cominciato da subito: meno canzoni italiane (con tutto il rispetto per loro, e nella sua evoluzione trentennale, quella radio ha aiutato eccome il successo di Eros Ramazzotti, Ligabue, Vasco Rossi, ma anche Elio e le storie tese) e tanto pop inglese e americano (e anche italiano cantato in inglese, almeno nel ritornello, come il Jovanotti di Gimme Five). Lo stesso stile di musica che ritroviamo nella compilation.
Alla voce “mostri sacri” troviamo i Queen di Radio GaGa, i Culture Club di Do you really want to hurt me, gli Wham! Di Wake me up before you go-go (per entrambi i gruppi, il brano che li ha resi famosi), Cyndi Lauper e la mai dimenticata Girls just want to have fun. Ci sono brani che hanno segnato la nostra epoca, da Relax di Frankie Goes to Hollywood a Don't you forget about me dei Simple Minds, fino a You are the best thing, il piccolo capolavoro degli Style Council e a Walk this way dei Run DMC insieme alla bocca grande di Steven Tyler degli Aerosmith, la canzone con cui abbiamo imparato davvero che cosa fosse il rap.
Ci sono i pezzi che ci hanno fatto conoscere nuove stelle, come If you let me stay di Terence Trent d'Arby o Eyes without a face di Billy Idol. Non possono mancare Spandau Ballet e Duran Duran, con le loro versioni lente: Through the barricades e Save a prayer. Dell'anno di esordio ci sono due perle di nicchia, come Only You degli Yazoo e Let me go degli Heaven 17, la prima piazzata al numero 100 nella classifica dei singoli del 1982 (ben dietro, per dire, a Che fico di Pippo Franco o a C'est la vie delle Trix), la seconda nemmeno in graduatoria.
Per qualche gruppo o cantante storico sono state scelte canzoni quando se ne sarebbero potute scegliere anche altre (dei Tears for Fears avrei preferito Shout e non Everybody wants to rule the world, mentre sono felicissimo che dei Cure sia stata selezionata Close to me e dei Talk Talk invece It's my life). Qualcun altro brilla per l'assenza (niente Madonna, né Depeche Mode, né Bruce Springsteen e nemmeno gli U2, e questo elenco potrebbe durare all'infinito: problemi – anche – di diritti?). Ma tra tante canzoni tra cui scegliere, sono particolarmente contento che ne sia stata ripescata una che ho amato alla follia: Heaven degli Psychedelic Furs. Non siete d'accordo?

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