Da qualche giorno, sulla nostra pagina Facebook, diamo il buongiorno con una canzone di Natale anni Ottanta. All'inizio sembrava impossibile trovarne abbastanza per arrivare alla sera della Vigilia. E invece ce ne sono, eccome. Al punto che ci è venuta voglia di fare la hit parade. Ecco la nostra, personalissima, top ten. (E se vi va di riascoltarle, cliccate sui link dei titoli e andate sul video caricato su YouTube).
Paul Young, Boy George, Phil Collins, George Michael, Simon LeBon, Sting, Tony Hadley, Bono... No, non è la formazione della Nazionale cantanti britannica, ma è l'elenco delle star di questa indimenticata canzone del 1984, in rigoroso ordine di apparizione e canto. Fu registrata in un giorno appena, a fine novembre. E la settimana dopo era già in vetta alle classifiche, a raccogliere soldi per l'Africa affamata e ad aprire la strada al più incredibile concerto della decade, il Live Aid. Qualche curiosità? Boy George arrivò in ritardo, a Sting assegnarono il verso "the bittest sting of tears" per giocare con il suo nome, Bono dichiarò che quel giorno fece cambiare il suo modo di vivere e di impegnarsi per le grandi battaglie. E Midge Ure, l'autore del pezzo insieme a Bob Geldof, ci mise dieci anni a ritornare in vetta alle classifiche, componendo Breathe, splendida canzone portata al trionfo da una pubblicità della Swatch.
Qui influiscono i miei gusti personali, marinati nella Guinness e nella musica irlandese pura e cattiva. I Pogues ne erano maestri. E la voce di Kirsty McCall è degno accompagnamento a quella sporcata dal whiskey di Shane McGowan. La cattiva sorte si è accanita sui due cantanti: lui è stato anche in prigione per fatti di droga, lei è morta, uccisa da un motoscafo mentre era in vacanza in Messico con la famiglia. Sembra che, prima di essere urtata dall'imbarcazione, sia riuscita a spingere via e a salvare uno dei figli.
George Michael con i capelli vaporosi e la barba lasciata lunga apposta, a fare capolino dal maglione, Andrew Ridgeley a fare, come al solito, da fondale. E tante ragazze, in uno scenario di neve e festa: il video di questa canzone sembra la versione invernale di Club Tropicana. Il pezzo lo conosciamo tutti e si è meritato decine di cover, che lo hanno rallentato e de-poppizzato, per renderlo ancor più natalizio. L'ultima gira in questi giorni sulle radio, a cura del coro femminile belga Scala & Kolacny.
Opera del chitarrista Brian May e del batterista Roger Taylor, e impreziosito dalla voce di Freddie Mercury, non venne considerato degno né di un album né di un video musicale ufficiale, e questo ne complica un po' la ri-trasmissione nei canali musicali specializzati, anche se si tratta di un vero classico del periodo delle feste. E poi resta comunque una delle tante canzoni in cui Freddie Mercury (per alcuni il vero re di Live Aid, tra l'altro) mostra il suo immenso talento.
Votata al primo posto da Rolling Stone, nella classifica delle più belle canzoni rock and roll di Natale di tutti i tempi, per gli americani è un motivo tradizionale, quasi quanto Jingle Bells. Dipende anche dal fatto che Darlene Love, la cantante che portò il brano al successo nel 1963, l'ha riproposta ogni anno, dal 1986, nella puntata natalizia del David Letterman Show. Nel 1987 gli U2 la provarono durante un sound check a Glasgow prima di un concerto. E il brano finì nel disco di Natale pubblicato nel 1987 A very special Christmas. Ed è stata una fortuna, se possiamo aggiungere.
L'hanno cantata Otis Redding, Chuck Berry, BB King ed Elvis Presley, mostri sacri del rhythm 'n blues e del rock. Per lo stesso album che ha ospitato la performance degli U2, l'ha cantata anche The Boss, in una versione live che poi lui non ha mancato di riproporre nei suoi tour, specie nelle date a dicembre e dintorni. Nel 2000 l'ha ripescata anche Christina Aguilera. Ma noi ci ostiniamo a preferire la versione di Springsteen.
Ok, la canzone è fuori decade per una manciata di mesi. Ma loro, Pete Burns e i suoi, sono ottantologistissimi. Questo brano, inoltre, è una mosca bianca: in un repertorio fatto di dance e di ritmi decisi, è il loro unico lento, tra l'altro con lo stesso titolo di una vecchia hit di Elvis Presley (ma il pezzo è originale). In più l'album in cui era inserito (Fan the flame, part I) è uscito solo in Giappone. Che dire? Una assoluta chicca.
Sono loro ad averci portato il rap nelle case, con Walk this way, insieme a quella bocca larga di Steven Tyler e ai suoi Aerosmith. Non potevano che essere loro a pescare campioni di canzoni natalizie tradizionali (inclusa Jingle Bells, per dire), per remiscelarli e usarli come base per le loro rime a tema 25 dicembre. La copertina del disco, tra l'altro, è splendida, opera del compianto artista e illustratore newyorkese Keith Haring.
Forse non era una gran canzone, e forse spiccava più il coro dei bambini rispetto alle voci dei solisti improvvisati. Ma a leggere l'elenco dei calciatori che prestarono la propria voce a quell'iniziativa di beneficenza, figlioccia dell'esperienza del Live Aid, vengono i lucciconi calciofili peggio che a sfogliare l'album delle figurine. C'erano Antognoni e Altobelli, Bruno Conti e Ciccio Graziani, Paolo Rossi e Cabrini, e poi Platini, Boniek, Elkjaer, Rummenigge, Junior, Kieft e perfino Corneliusson e Trifunovic. A rinforzare il supergruppo, si prestò perfino Ruud Gullit, che fu acquistato dal Milan solo l'anno dopo. Ma almeno lui, che suonava il reggae abitualmente, non era a disagio in sala di registrazione.
"...in magica armoniaaa...: questo non era in hit parade (come accadde ad altri jingle pubblicitari, come quello della pasta Barilla), ma se qualcuno attacca a cantarla, a noi ottantologisti viene subito voglia di andare fuori, anche se nevica, con una candela accesa. E sperare che in tanti abbiano ascoltato la stessa canzone e avuto la medesima idea. Con o senza Coca Cola...
Nessun commento:
Posta un commento