C'erano i babbari e alla loro testa c'era lo re. Ovvero Attila: A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia... Potrei andare avanti, e so di non essere il solo. Nel 1982, il terrunciello Diego (anzi, Tieco) Abatantuono indossò i panni di Attila, il flagello di Dio. Un unno che parlava in lombardo-pugliese, ovviamente, l'accento che ancora oggi fa culto, infilato in una pubblicità radiofonica della Fiat.
Ma le sue gag non sono la ragione per cui oggi ricordiamo questo film. Nei panni (succinti) di Uraia, la compagna del re, c'era un'esordiente attrice 22enne, di origini slave. Di Porec, per la precisione. In italiano, Parenzo. Il che fa di Rita Rusic la "mula de Parenzo". Quel film era prodotto dalla famiglia Cecchi Gori. E servì al rampollo Vittorio, allora rampante quarantenne, per innamorarsene. Chissà se le scene in cui alla bella Rita cadeva il reggiseno (quelle nelle foto, insomma), sono servite ad attirare l'attenzione del produttore. Che poi non era mica l'unico topless del film. Anche Anna Kanakis, allora esordiente, compariva tette al vento nei panni (sempre succinti) di una sirena.
Tornando alla mula de Parenzo, è stata la signora Cecchi Gori per 18 anni, molti dei quali spesi a produrre film con il marito (Verdone, Nuti, Benigni compresa La vita è bella). Diciotto anni nei quali reperire una copia in videocassetta di Attila, il film del suo esordio (e del suo seno nudo) era pressoché impossibile. E tutti a pensare che fosse un'idea del marito cineasta, colpito da gelosia a scoppio ritardato.
Nel 2000 la separazione e la carriera in solitaria, sempre da produttrice. Ha firmato i film tratti dai best seller di Federico Moccia, Scusa se ti chiamo amore e Scusa se ti voglio sposare. Nel frattempo è stata fotografata in topless a Miami, dove possiede una casa, si è fidanzata e sfidanzata con Canio Mazzaro, ex della viceministro Daniela Santanché e socio di Flavio Briatore in un'industria farmaceutica, e ha pubblicato per Mondadori (mp&f, mica pizza & fichi) Jet Sex, libro di racconti erotici.
Una cosa che (forse) non sapete? Soggetto e regia di Attila, il flagello di Dio erano di Castellano e Pipolo. Pipolo, ovvero Giuseppe Moccia. Ovvero il papà di Federico Moccia, di cui Rita Rusic divenne produttrice.
Tornando alla mula de Parenzo, è stata la signora Cecchi Gori per 18 anni, molti dei quali spesi a produrre film con il marito (Verdone, Nuti, Benigni compresa La vita è bella). Diciotto anni nei quali reperire una copia in videocassetta di Attila, il film del suo esordio (e del suo seno nudo) era pressoché impossibile. E tutti a pensare che fosse un'idea del marito cineasta, colpito da gelosia a scoppio ritardato.
Nel 2000 la separazione e la carriera in solitaria, sempre da produttrice. Ha firmato i film tratti dai best seller di Federico Moccia, Scusa se ti chiamo amore e Scusa se ti voglio sposare. Nel frattempo è stata fotografata in topless a Miami, dove possiede una casa, si è fidanzata e sfidanzata con Canio Mazzaro, ex della viceministro Daniela Santanché e socio di Flavio Briatore in un'industria farmaceutica, e ha pubblicato per Mondadori (mp&f, mica pizza & fichi) Jet Sex, libro di racconti erotici.
Una cosa che (forse) non sapete? Soggetto e regia di Attila, il flagello di Dio erano di Castellano e Pipolo. Pipolo, ovvero Giuseppe Moccia. Ovvero il papà di Federico Moccia, di cui Rita Rusic divenne produttrice.
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