No, no: la musica pirata non l'ha inventata Napster. C'era prima di internet, delle tracce audio in formato mp3 e dei masterizzatori di cd. Solo, negli anni Ottanta, noi pirati eravamo meno tecnologici e più artigianali: ci bastava un radioregistratore e una cassetta vergine.
Quelle da 60 erano perfette per la pirateria semplice. In tempi in cui gli album erano in vinile, con dieci-dodici canzoni in tutto, avevano la misura ideale per registrare il lato A su una facciata della cassetta e il lato B sull'altra. E per spacciare agli amici il disco del momento, magari vantandosi di averlo preso quando non era ancora così famoso ma noi avevamo già capito tutto.
Quelle da 90 erano per i pirati più audaci, quelli che registravano le compilation dalla radio. Vi ricordate come si faceva, vero? Ci si sintonizzava su una stazione che trasmetteva le hit, magari con i deejay poco invasivi, che non parlavano sulle intro delle canzoni e che le lasciavano finire senza troncarle troppo presto (nel Nord Ovest, per esempio, era ottima Radio Mondo di Casale Monferrato). Poi si metteva la cassetta vergine nell'apposito alloggiamento e si schiacciavano insieme i tasti rec, play e pause. Appena partiva la canzone che volevamo registrare, bastava avere i riflessi pronti e sbloccare il tasto pause. E riflessi altrettanto pronti servivano per interrompere la registrazione prima che il deejay parlasse. I più sgamati tentavano rudimentali mixate, aggiustando il finale della canzone precedente e aspettando con pazienza che la radio trasmettesse la canzone giusta da attaccare.
Quella lassù nella foto è una cassetta fatta così, nel giugno del 1985. Ovvero poco prima che finisse la scuola, quando le interrogazioni scemavano e i pomeriggi si liberavano. E mamma non ne poteva più di vederci lì, seduti, concentrati e assenti, con le cuffiette del walkman adattate sullo stereo e ogni neurone teso a cogliere l'attimo. Quello della canzone giusta...
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