31 ottobre 2012

IL NOSTRO HALLOWEEN ERA LINUS

Per me Halloween era Linus, seduto da solo in un campo di zucche. Si vedeva, anche sulle strisce dei Peanuts in bianco e nero, che erano zucche. Ma i traduttori italiani avevano ripiegato su un poetico "orto dei cocomeri". E così Linus aspettava il Grande Cocomero "che vola per l'aere" e riempie di regali i bambini buoni che credono in lui. Lo chiamavo allòueen, perché non sapevo che cosa fosse. E nemmeno, probabilmente, l'ottanta per cento dei giovani lettori italiani fans di Charlie Brown e Snoopy che, magari, come me pronunciavano male quella parola sconosciuta, storpiandola in allòueen. I traduttori così ebbero buon gioco nel trasformare le zucche in cocomeri, senza sembrare fuori luogo. Anche se a Verona, la vigilia di Ognissanti c'è "suca baruca", con le zucche svuotate e illuminate proprio come negli Usa, e in Sardegna i miei genitori giravano casa per casa, la sera del 21 ottobre, chiedendo i dolci per "s'animedda". E in tutta Italia, probabilmente, esiste un dolce tipico regionale per il giorno dei morti.
Quindi oggi non m'importa di chi storce il naso pensando sia una festa commerciale e nemmeno dei parroci, tutti preoccupati dei risvolti presunti pagani e satanisti. Guardo la mia bimba di sette anni ansiosa di vestirsi da principessa streghetta, spero che si diverta un sacco alla festa di stasera e chiuderò un occhio se si ingozzerà di caramelle. E, con il pensiero, mi siederò nell'orto al buio con Linus. Chissà, se il Grande Cocomero (lo so, dovrebbe chiamarsi "il grande zuccone" ma non ce la faccio...) pensa che sono stato buono e che ho sempre creduto in lui...

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