10 marzo 2012

QUANDO SPRINGSTEEN LITIGO' CON REAGAN


La storia risale al 1985 e l'ha ripescata ieri La Stampa, a caccia di aneddoti da raccontare nella lunga corsa alla Casa Bianca iniziata da poco con le primarie e destinata a tenerci compagnia ancora per più di sei mesi. I protagonisti? Due (diversissime) icone degli anni Ottanta: da una parte Ronald Reagan, il presidente ex attore, simbolo di un decennio di ripresa economica, quello dell'edonismo reaganiano, come si usava dire in Italia; dall'altra Bruce Springsteen, il rocker del New Jersey, che si vestiva e parlava come un poeta operaio.
Punti in comune tra i due? Nemmeno uno. Ma un giorno Reagan credette che quel ragazzone che faceva dischi e portava un sacco di gente ai suoi concerti fosse "uno dei suoi". Tutta colpa di Born in the Usa, canzone guida (ma non primo singolo: in Italia aprì la strada a quello storico album la più allegra Dancing in the dark) dell'omonimo album. Il presidente, che stava girando gli States a catturare voti per farsi rieleggere, a un comizio citò il Boss: «Il futuro dell'America resta nel messaggio di speranza che si trova nelle canzoni di un uomo ammirato da tanti giovani americani: Bruce Springsteen del New Jersey». La platea, dice La Stampa, applaudì timidamente: probabilmente nessuno di loro aveva mai sentito una sua canzone.
Nemmeno Reagan, evidentemente: di Born in the Usa si era fermato al titolo, e lo aveva scambiato per un inno patriottico. E non sapeva che, in realtà, era un duro atto d'accusa di un reduce dal Vietnam che, tornando a casa, non trova più lavoro né speranze e quel che gli resta di un amico, ucciso in guerra, è una foto: «Non ho un posto verso cui correre, non ho un posto dove andare» dice l'ultima strofa.
Pochi giorni dopo, Bruce Springsteen aprì un concerto con un breve messaggio dedicato al presidente: «Parlava di me l'altro giorno e mi domandavo quale potesse essere il suo LP preferito. Sono sicuro che non sarà certamente Nebraska, non credo neppure che lo abbia mai sentito». E giù a suonare Johnny 99, canzone tratta proprio da Nebraska, del 1982, che parla di un sottoccupato che finisce dentro per omicidio e che preferirebbe la pena di morte ai 99 anni di galera a cui è stato condannato.

Update: giusto poche ore fa, il nuovo tour mondiale di Bruce Springsteen è partito con un sold out all'Apollo Theater di Harlem, New York. Born in the Usa non era nella playlist di venti brani

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