31 ottobre 2012

IL NOSTRO HALLOWEEN ERA LINUS

Per me Halloween era Linus, seduto da solo in un campo di zucche. Si vedeva, anche sulle strisce dei Peanuts in bianco e nero, che erano zucche. Ma i traduttori italiani avevano ripiegato su un poetico "orto dei cocomeri". E così Linus aspettava il Grande Cocomero "che vola per l'aere" e riempie di regali i bambini buoni che credono in lui. Lo chiamavo allòueen, perché non sapevo che cosa fosse. E nemmeno, probabilmente, l'ottanta per cento dei giovani lettori italiani fans di Charlie Brown e Snoopy che, magari, come me pronunciavano male quella parola sconosciuta, storpiandola in allòueen. I traduttori così ebbero buon gioco nel trasformare le zucche in cocomeri, senza sembrare fuori luogo. Anche se a Verona, la vigilia di Ognissanti c'è "suca baruca", con le zucche svuotate e illuminate proprio come negli Usa, e in Sardegna i miei genitori giravano casa per casa, la sera del 21 ottobre, chiedendo i dolci per "s'animedda". E in tutta Italia, probabilmente, esiste un dolce tipico regionale per il giorno dei morti.
Quindi oggi non m'importa di chi storce il naso pensando sia una festa commerciale e nemmeno dei parroci, tutti preoccupati dei risvolti presunti pagani e satanisti. Guardo la mia bimba di sette anni ansiosa di vestirsi da principessa streghetta, spero che si diverta un sacco alla festa di stasera e chiuderò un occhio se si ingozzerà di caramelle. E, con il pensiero, mi siederò nell'orto al buio con Linus. Chissà, se il Grande Cocomero (lo so, dovrebbe chiamarsi "il grande zuccone" ma non ce la faccio...) pensa che sono stato buono e che ho sempre creduto in lui...

30 ottobre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – SEDICESIMA PARTE

Mancano ancora cinque sfide, cari ottantologisti (ma soprattutto, care ottantologistE) prima di entrare nel vivo delle semifinali e successivamente alla proclamazione del belloccio più cool della musica anni Ottanta. Per questa sedicesima sfida, a vedersela sono due Luca: Barbarossa VERSUS Carboni.

Luca Barbarossa, targato anni Ottanta 

Gli esordi di Luca Barbarossa, cantautore romano classe 1961, risalgono al 1980 tondo tondo, quando viene notato da Gianni Ravera, per molti anni patron della kermesse musicale sanremese, che lo invita a partecipare al Festival di Castrocaro. Luca accetta, si presenta col brano “Sarà l'età”, si classifica primo e firma il suo primo contratto discografico con la Fonit-Cetra.
In qualità di vincitore della manifestazione, viene ammesso di diritto al Festival di Sanremo dell'anno successivo dove si piazza, a sorpresa, al quarto posto con “Roma spogliata”, brano scritto sui banchi di scuola durante l'ora di italiano.
In autunno esce il suo primo album, “Luca Barbarossa”, prodotto da Shel Shapiro, da cui viene estratto il 45 giri “Da stasera”, che partecipa alla “Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia” – meglio conosciuta come “Gondola d'Oro”, divenuta poi “Vela d'Oro” quando la manifestazione è stata trasferita a Riva del Garda – senza però riscuotere clamorosi successi.
Dopo una tournée come spalla di Riccardo Cocciante e il passaggio dalla Fonit-Cetra alla CBS, Luca sforna “Via Margutta” nel 1986 e “Come dentro un film” l'anno successivo, brano col quale si piazza nono al Festival di Sanremo mentre sale sul podio, alle spalle di Massimo Ranieri (“Perdere l'amore”) e Toto Cutugno (“Emozioni”) nel 1988 con una difficile canzone che tratta di una violenza sessuale, “L'amore rubato”.
Nel settembre 1989 pubblica l'album “Al di là del muro”, il cui titolo profetico anticipa di pochi mesi l'evento della caduta del muro di Berlino mentre nel 1992 supera la concorrenza della super favorita Mia Martini (“Gli uomini non cambiano”) e trionfa a Sanremo con “Portami a ballare”, brano dedicato alla mamma Annamaria.
Nel 1994 partecipa al Festivalbar con una ironica canzone sui rapporti di coppia (e dalla grafia del titolo volutamente errata), “Cellai solo te”.
Nel 1999 pubblica “Musica e parole”, contenente il singolo “Segnali di fumo” cantato in duetto con Tina Arena. Recentemente ha partecipato al Festival di Sanremo, edizione 2011, in coppia con la cantante spagnola, ex moglie del ferrarista Alonso, Raquel del Rosario con il brano “Fino in fondo”.

Luca Barbarossa in un'immagine recente

Il cantautore bolognese Luca Carboni, classe 1962, debutta sulla scena musicale nel 1981, nelle vesti di compositore e chitarrista del gruppo Teobaldi Rock ed esordisce come solista nel 1984, anno in cui esce il suo primo album, “...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film”, album che vanta la collaborazione di Ron e di Lucio Dalla.

Luca Carboni, targato anni Ottanta

Il successo con la esse maiuscola arriva però da lì a qualche anno, con l'album “Luca Carboni”, uscito il 26 settembre 1987, dal quale vengono estratti i singoli “Silvia lo sai”, dove viene affrontato il tema della droga, e la romantica “Farfallina”.
Nel 1992 è la volta di altri tormentoni: “Ci vuole un fisico bestiale” e “Mare mare”, inno di quell'estate e canzone vincitrice del Festivalbar, entrambe tratte dall'album “Carboni”.
Altro pezzo da novanta è stato “Le ragazze”, singolo di lancio dell'album “Carovana”, uscito il 7 maggio 1998. L'anno successivo, in occasione dei suoi primi quindici anni di carriera e della nascita del figlio Samuele, Luca pubblica la raccolta “Il tempo dell'amore”.
Recentemente, nel settembre 2013 esce il nuovo album di inediti, “Senza titolo”, anticipato dai singoli “Fare le valigie” e “Cazzo che bello l'amore”.

Luca Carboni oggi


E ora, come sempre, a voi.
Chi preferite? Il cantautore romano della dissacrante “Yuppies” o l'introverso bolognese, autore della coraggiosa “Alzando gli occhi al cielo”?

27 ottobre 2012

IL FLOP DI DALLAS: PASSA SU LA5


Era andata benone in Usa e in Gran Bretagna. Anche per questo Canale 5 credeva molto nella nuova serie di Dallas, sequel dell'incredibile successo del 1981 che, insieme al passaggio di colossi come Mike Bongiorno e Corrado transfughi dalla Rai, segnò l'inizio dell'epopea della tv commerciale.
E invece? Invece niente: con share intorno al 5%, inaccettabile per la prima serata della rete ammiraglia Mediaset, e una quota di spettatori che valicava di poco gli 1,7 milioni, la serie, con un J.R. e un Bobby Ewing più vecchi pronti a lasciar spazio alle nuove generazioni di petrolieri, è stata cancellata dopo appena due serate. O meglio, è stata trasferita di peso in una rete collaterale: da martedì 30 ottobre, l'appuntamento, sempre al ritmo di due puntate per sera, sarà sempre alle 21,10 circa, ma su La5, il canale "al femminile" del digitale terrestre targato biscione. E, per chi si è perso le prime due, domani (domenica 28 ottobre) alle 14,10 andranno in onda le repliche delle prime quattro puntate.
Le ragioni del flop? C'è chi ironizza: con Gabriel Garko al posto di Larry Hagman sarebbe andata meglio. C'è chi, come il solitamente ottimo Massimo Gramellini, la butta in politica, tracciando una similitudine tra il mondo senza scrupoli dei petrolieri texani e l'epopea di successo dell'era berlusconiana, vedendo il declino di entrambi i modelli. Intanto però anche un telefilm insospettabile come Once upon a time (grande successo via satellite). non ha funzionato su Rai 2 e da giovedì proseguirà su Rai 4. E qui, senza dubbio, la politica non c'entra.
Di certo, sarebbe bello tentare un esperimento: se martedì sera su Canale 5 ritrasmettessero il vecchio Dallas, quello del 1981, supererebbe lo share della serie nuova? Parere personale: sì.

24 ottobre 2012

FONZIE IN AIUTO DI JOANIE?

Joanie e Fonzie ai tempi di Happy Days

Ci sono sviluppi nella vicenda di Erin Moran, alias Joanie Sottiletta Cunningham di Happy Days. E sembrerebbero zuccherosi e positivi. Come altro si definirebbe l'impegno che Henry Winkler, alias Fonzie, starebbe mettendo per cercare alla collega attrice, da tempo lontana dai palcoscenici che contano, un ruolo nel telefilm in cui lui è tra le star?
La notizia è da prendere con le molle, perché la fonte sono pur sempre i tabloid che preferiscono prima pubblicare e poi verificare. Ma suona così. Henry Winkler, che ha un ruolo importante nella serie tv Arrested Development (vista in Italia sui canali Fox via satellite e sul digitale terrestre di Iris e ora pronta a ripartire dopo un'interruzione di cinque anni) avrebbe fatto pressioni sulla produzione perché fosse offerto un ingaggio anche a Erin Moran, che abbiamo seguito passo passo, noi e i fans, attraverso le notizie preoccupanti degli ultimi tempi: la bancarotta, lo sfratto dalla villa in California, il trasloco nel caravan della suocera in Indiana, lo sfratto anche da quella sistemazione provvisoria per la sua eccessiva attitudine ai party rumorosi e, in mezzo, anche la causa vinta con il network che trasmetteva Happy Days per lo sfruttamento dell'immagine senza corrispondere royalties agli attori.
Henry Winkler non partecipò a quell'azione legale collettiva, unico del cast insieme a Ron Howard, ma oggi sembrerebbe il più attivo per dare una mano alla vecchia collega di nobile palcoscenico (Scott Baio alias Chachi, anche lui nel cast di Arrested Development, in una recente intervista ha dichiarato di avere la sua vita e la sua famiglia, dopo una domanda su Erin Moran che è pure stata sua partner anche nella vita). Dai diretti interessati, incolusa la produzione del telefilm, né conferme né smentite, per ora. Dall'avvocato che ha seguito Erin Moran nella causa contro la Cbs, solo parole rassicurante sulle condizioni della sua assistita: «L'ho sentita da poco e non mi è sembrata né diversa né turbata». A conferma di queste parole, sull'account Facebook del marito di Erin Moran sono comparse pochi giorni fa fotografie sorridenti e serene della festa di compleanno dell'attrice.

(ps: grazie all'ottantologista Pier Paolo Rinaldi che via Facebook ci ha segnalato la notizia)


23 ottobre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – QUINDICESIMA PARTE

Questa settimana per il nostro quindicesimo appuntamento con i bellocci della musica anni Ottanta parliamo di due gruppi esteticamente agli antipodi, accomunati però dal fatto di essere formati da due membri praticamente identici.
Chi sono?
I Bros VERSUS Milli Vanilli.

Che i due componenti fossero due gocce d'acqua è abbastanza scontato nel primo caso.

I Bros, anno 1988

Il gruppo britannico dei Bros, attivo dal 1987 al 1991 (ma in realtà nato già nel 1984 col nome di Caviar), era formato infatti dai gemelli Matt e (alla voce) e Luke (alla batteria) Gross (il bassista Craig Logan lasciò la band a dicembre 1988, poco prima di un concerto a Berlino, per un esaurimento psico-fisico, a suo dire, per una violenta lite col batterista, stando alle dichiarazioni dei fratelli Gross).
Il loro primo album, “Push”, uscito nell'aprile del 1988 per l'etichetta CBS, fu un successo strepitoso grazie a due elementi: il fatto che contenesse al suo interno singoli molto orecchiabili ed arci trasmessi alla radio in quel periodo – “I Owe You Nothing”, “When Will I Be Famous?”, “Drop the Boy” e “I Quit” tanto per capirsi – e che i due gemellini fossero tutt'altro che da buttare via.
Orde di ragazzine in delirio al loro passaggio diedero origine alla Brosmania, fenomeno simile a quello che aveva contraddistinto il periodo d'oro dei Duran Duran a inizio decennio o a quello che avrebbero vissuto i Take That di lì a poco.

I due gemellini a fine anni Ottanta
Il secondo (“The Time”) e il terzo album (“Changing Faces”) furono però lontani anni luce dai riscontri ottenuti col primo e così i gemellini Goss si rassegnarono ad abbandonare il progetto Bros.
Oggi Matt è un affermato cantautore, con tre album all'attivo (e per chi volesse sapere tutto ma proprio tutto su di lui, consiglio la lettura di “More than you know”, la sua autobiografia uscita nel 2005) mentre Luke è un celebre attore hollywoodiano.

I due gemellini oggi

Altra la storia dei Milli Vanilli, un progetto di musica pop – dance nato in Germania nel 1988 da un'idea del produttore discografico Frank Farian che pensò di “sfruttare” le voci di Charles Shaw, John Davis, Brad Howell e delle gemelle Jodie e Linda Rocco (che anni dopo avrebbero formato “The Real Milli Vanilli”) reclutando in una discoteca tedesca due ballerini più giovani e fotogenici – tali Fabrice “Fab” Morvan (Parigi, 14 maggio 1966) e Rob Pilatus (Monaco, 8 giugno 1965 – 2 aprile 1998) – come frontmen.

I Milli Vanilli a fine anni Ottanta
Grazie a singoli quali “Girl you know it's true” (1988) e “Blame it on the rain” (1989), il gruppo vendette oltre 30 milioni di singoli e 14 milioni di album divenendo uno dei più importanti gruppi pop di fine anni Ottanta – primi anni Novanta e vincendo nel 1990 anche un Grammy come “Best New Artist”.

Rob & Fab in tutto il loro splendore
Ma in seguito ad un incidente tecnico durante una esibizione, la cosa cominciò a puzzare e sorsero i primi sospetti sul reale talento del duo fino a quando il 12 novembre 1990 Farian confessò la verità ai media.

Fab Morvan nel 2007
Morvan e Pilatus ne uscirono con le ossa rotte e se il primo riuscì a rifarsi una vita lavorando come speaker radiofonico e pubblicando (coraggioso!) nel 2003 il suo primo album da solista, “Love Revolution”, il secondo fu trovato morto, il 2 aprile 1998, in un hotel di Francoforte, a causa di un mix letale di alcool e droghe.
Ed ora, dopo la presentazione di rito, come sempre... A VOI L'ARDUA SENTENZA!
Chi preferite? I biondissimi gemelli londinesi oppure la bellezza di colore dei due ballerini – modelli, imbattibili nel playback?

18 ottobre 2012

C'È L'APE MAIA 3D (CON VICKY IL VICHINGO E HEIDI)

L'Ape Maia, Vicky e Heidi nella versione 3D dello Studio 100 Animation

La sua storia ha cento anni appena compiuti, ma non li dimostra: l'Ape Maia, uscita dalla penna dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels nel 1912, è stata protagonista della nostra infanzia, grazie a uno dei primissimi cartoni animati giapponesi sbarcati in Italia, nel 1979. E ora rivive di luce nuova, grazie a un remake realizzato non più con i classici disegni ma con la grafica 3D. La Rai ne detiene i diritti e ha cominciato a trasmettere le puntate la mattina, dalle 7,40 circa su Rai2, subito dopo la nuova serie delle Winx, punte di diamante tra i programmi per ragazzi della tv di stato. Orientarsi, per chi come noi l'ha vista nascere, non è difficile: Maia è sempre lei, così come Willi l'amico pigro e goloso, il saggio grillo (o era una cavalletta?) Flip e la temibile ma non troppo signora ragno Tecla.
La coproduzione è tedesca e francese, ma lo studio di animazione che ci ha lavorato ha sede a Parigi. E, soprattutto, ha in serbo altre sorprese, che sembrano fatte apposta per noi ottantologisti. Ovvero i remake, sempre in grafica 3D, di Vicky il vichingo e Heidi. E se la pastorella svizzera emigrata per forza nella grigia Francoforte è stata spesso rivista in replica (anche di recente su Italia 1), del piccolo vichingo che aveva grandi idee quando si grattava il naso si erano quasi perse le tracce. Sarà un piacere rivederli.

16 ottobre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – QUATTORDICESIMA PARTE

Questa settimana si torna in Italia e a contendersi la vittoria della quattordicesima sfida sono due cantautori napoletani che dopo aver vissuto un momento d'oro negli anni Ottanta, hanno poi collezionato album il cui successo non ha mai replicato quello degli esordi.
Parliamo di:
Alan Sorrenti e Tony Esposito.

Alan, negli anni Ottanta
 Alan Sorrenti nasce a Napoli, il 9 dicembre 1950.
Sia nel primo album “Aria” – al quale ha collaborato anche Tony Esposito (guarda alle volte i casi della vita... tipo che Dio li fa e poi la Betta nei sondaggioni li accoppia!) – pubblicato nel 1972, che nel secondo, dal titolo leggermente più lungo (e cioè “Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto”), uscito l'anno successivo, Alan opta per brani dalla struttura melodica alquanto elaborata e con testi piuttosto ermetici.
Discreto il successo ottenuto con la sua personalissima reinterpretazione di un grande classico della canzone napoletana, “Dicitencello vuje” (contenuto nel suo terzo album, “Alan Sorrenti” del 1974 e pubblicato anche come singolo) ma per raggiungere quello con la “S” maiuscola è necessaria una brusca inversione di rotta, e precisamente una secca virata verso uno stile soft – dance.
Quale vero Ottantologista non ricorda il suo falsetto e i suoi tre successi in rapida sequenza: “Figli delle stelle”, “Tu sei l’unica donna per me” e “Non so che darei”?
E a proposito di questi stra noti successi commerciali, viene da chiedersi: chissà se i vari «se ti perdo non ho/più nessuna ragione/ per vivere» o «non so che darei/per fermare il tempo/per dormire al tuo fianco solo una notte» sono serviti al fedifrago per farsi perdonare?
Già, perché la seconda metà degli anni Ottanta lo vede coinvolto in una serie di disavventure personali e giudiziarie che sembrano risolversi solo col finire del decennio.
Nel 1988 ricompare sulle scene partecipando al Festival di Sanremo con il brano “Come per miracolo”, piazzatosi all'ultimo posto.

Alan in un'immagine recente

Nel 1992 pubblica una raccolta dei suoi successi riarrangiati più due inediti, dal titolo “Radici”, album che verrà poi ripubblicato a distanza di 18 anni, in occasione dell'uscita del film “Figli delle stelle” di Lucio Pellegrini.


Coetaneo e conterraneo di Alan, anche Tony Esposito, nato il 15 luglio.

Tony ai tempi di "Kalimba de luna"

I primi passi nel mondo discografico decide di muoverli collaborando con altri artisti italiani quali Pino Daniele, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Eugenio ed Edoardo Bennato, Alan Sorrenti.
Nell'inventarsi uno stile proprio, Tony si ispira a sonorità provenienti da vari Paesi del mondo, mescolandole a melodie tipiche della musica partenopea. Trova una sua originalità inventandosi strumenti musicali nuovi, come il tamborder, un tamburo che non emette soltanto suoni percussivi ma anche note musicali ben precise, armonie e accordi, ampiamente utilizzato in “Kalimba de Luna” ad esempio.
Dopo “Rosso Napoletano” (nel 1975) e “Processione sul mare” (nel 1976) è col terzo album, “Gente distratta” del 1977, che Tony inizia a farsi davvero notare ed ottiene il “Premio Critica Italiana della Musica”.
Nel 1982 compone la sigla di Domenica In, “Pagaia”: è l'inizio del boom discografico. Come è successo per Alan, anche Tony decide di virare verso una musica più commerciale.
Per due anni consecutivi vince “Un disco per l'estate”, nel 1984 con “Kalimba de luna” (brano grazie al quale a fine 1985 riceve il “Premio critica discografica” grazie agli oltre 5 milioni di copie vendute nel mondo) e nel 1985 con “As Tu As”.
Partecipa a tre edizioni del Festival di Sanremo, nel 1987 con “Sinuè”, nel 1990 insieme a Eugenio Bennato con “Novecento aufwiedersehen” e nel 1993 con i Ladri di Biciclette con “Cambiamo musica” ottenendo buoni riscontri commerciali (anche se non sempre ottimi piazzamenti).
Nel 1997 è l'unico italiano chiamato ad esibirsi al “Festival della gioventù” de L'Avana e nello stesso anno è di nuovo l'unico italiano ad esibirsi al “Rock in Rio”, a Rio De Janeiro.

Tony oggi
Dopo una lunga pausa dedicata a performance dal vivo, nel 2003 ha pubblicato “Viaggio Tribale”, il suo ultimo lavoro.

Ed ora, a voi!
L'artista napoletano, inventore della fusion tra tradizione napoletana e rock californiano oppure il biondo partenopeo soprannominato “King of Percussion”: a quale dei due va la vostra preferenza?

15 ottobre 2012

SU CANALE 5 RITORNA DALLAS

Il cast di Dallas edizione 2012

«Dallas non è un luogo, non è una città, non è un punto sulla cartina geografica. Dallas è un mito»: parola del telefilmologo Leo Damerini, che ha presentato così sul suo blog il ritorno di una serie televisiva che ha fatto la storia del tubo catodico nostrano. E che ha segnato l'immaginario degli anni Ottanta (al punto che, su Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, si è meritato un capitolo quasi da solo).
Beninteso, quella in onda domani, martedì 16 ottobre, in prima serata su Canale 5 non è la serie originale che il biscione berlusconiano strappò alla Rai nel 1981, facendo le sue fortune e condizionando le abitudini del dopocena di milioni di famiglie. Si tratta di un sequel, che riprende la storia (più o meno) da dove si era interrotta e la prosegue e che, negli States, ha conquistato pubblico e critica solo pochi mesi fa. Il leit motiv è immutato: la famiglia Ewing resta divisa in due tra J.R. e Bobby, il cattivo e il buono, come nei film western che in Texas erano ambientati ai tempi di John Wayne. E non si poteva nemmeno pensare di scegliere, per interpretarli, due attori differenti da quelli di Larry Hagman e Patrick Duffy. Così come Sue Ellen è sempre Linda Gray. Ma è tra i figli dei due che si scatena la battaglia, a colpi di intrighi, sotterfugi, sesso e soldi, proprio come nella prima serie.
Tra le curiosità, se siete appassionati di serie tv, prestate attenzione alla moglie di Bobby: a prestarle il volto è Brenda Strong, ovvero la Mary Alice delle Desperate Housewives. E, per tornare agli anni Ottanta, non dimenticate che Dallas riuscì a entrare nell'immaginario collettivo al punto da essere scelto come simbolo da Franco Battiato per la dura ironia di Un'altra vita, scritta nel 1986: "Storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono..." si lamentava il maestro, citando le cattive abitudini degli italiani impigriti.

13 ottobre 2012

I 10 ANIMALI PIU' FAMOSI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA

C'è un famoso adagio, che probabilmente funziona ancora nei backstages di film e fiction: meglio un cane attore che un attore cane. Il fatto è che di cani, gatti, cavalli, perfino alligatori e pesci attori è piena la storia della tv. Anche quella anni Ottanta, ovviamente. Allora eccovi la nostra personalissima top 10 dei nostri animali preferiti dei "nostri" telefilm.



1. Abramo (Il mio amico Arnold) Alla posizione numero uno un pesce? Sì, un pesce: sarà che non gli erano necessarie particolari doti da attore, ma l'ospite nero della piccola boccia nella stanza del guanciuto Arnold era protagonista vero della sit com. Innumerevoli le scene in cui il bambino confidava a lui le sue pene, le sue paure, i suoi dubbi da piccolo figlio adottivo catapultato in un attico di Manhattan. E lui, paziente, gli nuotava davanti al naso. Che altro poteva fare?

11 ottobre 2012

MARIO CLEMENTONI (1925-2012)

Mario Clementoni, scomparso il 10 ottobre 2012 a 87 anni

"Tirare sassi nell'acqua non è che abbia mai cambiato il mondo. Però si fanno proprio dei cerchi bellissimi. E guardandoli può venire qualche idea. E le idee cambiano il mondo"

"Penso non ci sia immagine più bella di quella di una mamma che gioca con il suo bambino"

Queste due frasi sono tratte dall'intervista a Mario Clementoni che compare sul sito web della sua azienda, la Clementoni, quella dei giocattoli. Quella che si inventò il Sapientino, con cui abbiamo giocato noi e giocano i nostri figli, e il gioco da tavolo di Portobello. Quella che aveva gli enormi puzzle con i paesaggi delle bellezze d'arte e di paesaggio d'Italia e quella che, con la voce un po' metallica del Grillo Parlante, ci mise in mano un rudimentale computer che ci insegnava a non fare errori di ortografia ("a... q... u... a... non ricevo! riprova e controlla!"). Oggi, il giorno dopo la sua morte all'età di 87 anni, lo hanno definito in mille modi: il re dei giocattoli, l'inventore dei giochi educativi, il simbolo di un'Italia che si faceva da sé.
A noi ne vengono solo due: grazie e scusi. Grazie per aver fatto giocare prima noi e poi i nostri bambini, e quando riusciamo a farlo insieme siamo belli come diceva lei. Per noi, in fondo, è stato un po' come un nonno o uno zio saggio e premuroso. Quindi scusi, se l'abbiamo vista per la prima volta in viso solo ieri, nel giorno della sua morte.

09 ottobre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – TREDICESIMA PARTE

Questa settimana i due bellocci che se la dovranno vedere nella tredicesima sfida del nostro sondaggione fanno parte della stessa band: l'uno ne è il frontman, l'altro il chitarrista.

Paul David Hewson nasce a Dublino il 10 maggio 1960. Da piccolo, a causa della sua vivacità, papà Bob e mamma Iris lo avevano significativamente soprannominato “l'Anticristo”.
Nel settembre del 1974,durante i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei nonni materni, improvvisamente il nonno muore e ai suoi funerali, il 6 settembre, la madre di Paul viene colpita da una emorragia cerebrale e manca a distanza di quattro giorni.
Questo episodio ha rappresentato un comprensibile trauma per il giovane che incomincia a uscire con un gruppo di ragazzi ribelli del suo quartiere. Proprio in questo periodo gli amici della sua combriccola gli affibbiano il soprannome di Bono Vox, dal nome – “Bonavox” – di un negozio di apparecchi acustici della città.
Dopo un anno alla St. Patrick School, viene espulso non appena sorpreso a lanciare escrementi di cane alla volta della professoressa di spagnolo e mandato alla Mount Temple Comprehensive School, dove conosce Alison Stewart, con la quale inizia a fare coppia fissa dal novembre 1975. I due si sposeranno il 21 agosto 1982 con rito anglicano in una chiesetta di un sobborgo a nord di Dublino (Adam Clayton farà da testimone a Bono) ed avranno quattro figli, due maschi e due femmine (Jordan, la bellissima Memphis Eve, Elijah Bob Patricus Guggi Q e John Abraham).


BONO NEI PRIMI ANNI OTTANTA

Nel settembre 1976, incuriosito dal volantino appeso su una bacheca della scuola da Larry Mullen in cerca di persone per formare una band, si reca a casa sua per le prove presentandosi come chitarrista. Ma là ci sono già altri due potenziali chitarristi del gruppo, Dave Evans e suo fratello Dick e, data la sensibile differenza tecnica che li separava, a Bono – che in una intervista recente ha infatti riconosciuto: «Sono un pessimo chitarrista e un pianista ancora peggiore. Se non avessi avuto vicino Edge non avrei avuto speranze. Se non ci fossero stati poi Larry e Adam, quelle melodie non avrebbero messo radici»– è toccata la parte del cantante.

David Howell Evans nasce l'8 agosto 1961 a Barking (nella zona est di Londra) da genitori gallesi. Gli viene appioppato il soprannome di “The Edge” per la sua spiccata predisposizione a sperimentare e a creare nuovi effetti chitarristici (come ad esempio lo shimmer), collegando questa sua attitudine all'espressione “on the edge”, che in inglese significa “al limite”.
Anche Dave come Bono ha sposato, il 12 luglio 1983, la ragazza storica delle superiori, Aislinn O'Sullivan, con la quale ha avuto tre figlie (Hollie, Arran e Blue Angel) ma la coppia non supera la crisi del settimo anno e si lascia nel 1990.
Durante lo Zoo TV Tour ha conosciuto la ballerina e coreografa Morleigh Steinberg, con la quale, complice la sua sensuale danza del ventre in “Mysterious Ways”, si fidanza nel 1993 ed ha due figli, Sian e Levi. La coppia si è sposata il 22 giugno 2002.

THE EDGE IN UN'IMMAGINE RECENTE

All'appello del batterista Mullen, rispondono quindi Paul Hewson, David Evans (il fratello Dick lascerà la band poco prima del marzo 1978) ed il bassista Adam Clayton. Il gruppo, dopo aver sperimentato vari nomi quali “Feedback” e “The Hype”, nel marzo 1978 prenderà quello definitivo di “U2”, ispirato all'aereo spia americano abbattuto il 6 maggio 1960 mentre era in missione di spionaggio sull'Unione Sovietica o forse legato ad una linea della metropolitana di Berlino, la U2, una delle più famose e con richiami storici importanti poiché attraversa importanti zone della città quali l'Olympic Stadium, lo Zoo station, il Potsdamer Platz e l'Alexanderplatz, andando – quando ancora esisteva il muro – dalla parte ovest della città a quella est. Ambigua poi la lettura della sigla che poteva essere intesa come “you too” (“anche tu”) oppure “you two” (“voi due”).



Questo l'intenso timeline del gruppo negli anni Ottanta, il decennio della loro ascesa:
il 23 maggio 1980 viene pubblicato “11 O'Clock Tick Tock”, il primo singolo degli U2.
Nel luglio 1980 il gruppo inizia a registrare il suo primo album, Boy”.
Nel dicembre 1980 si esibiscono per la prima volta a Parigi per poi volare negli Stati Uniti e tenere, il giorno 6, il loro primo concerto negli USA, al Ritz di New York.
Nel febbraio 1981 sono menzionati per la prima volta sulla rivista “Rolling Stone”. James Henke intitola il suo articolo con un significativo: «Ecco la next big thing».
A luglio dello stesso anno iniziano a registrare “October”, che uscirà il 12 ottobre, ma nel novembre The Edge e Bono lasciano per un breve periodo il gruppo, che si riforma nel giro di poco tempo.
Nel gennaio 1983 viene pubblicato il nuovo singolo, “New Year's Day” ed il 28 febbraio esce “War” (album la cui canzone di maggior successo è stata senz'altro “Sunday Bloody Sunday”) che raggiunge il primo posto in Gran Bretagna e il dodicesimo negli Stati Uniti.
Il 22 novembre si esibiscono per la prima volta in Giappone, a Osaka e il 4 settembre dell'anno successivo tengono il loro primo show in Australia, a Sidney.
Il 1° ottobre 1984 gli U2 pubblicano “The Unforgettable Fire”, il loro quarto album in studio che schizza in un niente al primo posto in Inghilterra e nei primi dieci negli States.
Il 14 marzo 1985 “Rolling Stone” dedica agli U2 la copertina definendoli «La nostra scelta: il gruppo degli anni Ottanta».
Il 13 luglio si esibiscono al Live Aid, nello stadio londinese di Wembley, davanti ad un pubblico di circa un miliardo e mezzo di telespettatori.
Nel gennaio del 1986 incominciano a lavorare a “The Joshua Tree”, album che uscirà nel marzo dell'anno successivo. Il nuovo singolo “With Or Without You” raggiunge subito il primo posto negli Stati Uniti. Il 2 marzo 1988 l'album si aggiudica due Grammy, uno come Album dell'anno e l'altro come Miglior Gruppo con Cantante Rock.
A ottobre esce “Rattle and Hum” che in men che non si dica si piazza al primo posto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Australia e in Canada.
Il 17 gennaio 1989 l'album si aggiudica il doppio disco di platino.
Il gruppo saluta la fine degli anni Ottanta con una serie di concerti, tra il 27 e il 30 dicembre 1989, al Point Depot di Dublino.

LA FORMAZIONE NEL 1987

E questa è la loro storia limitatamente al decennio che a noi Ottantologisti più interessa (anche perché a volerla ripercorre tutta, la loro storia, si sta qui fino a domani, gente!).

Ora tocca a voi... Che ne pensate? La vostra preferenza cade sul bon Bono di nome e di fatto oppure sul misterioso The Edge col suo inseparabile cappellino di lana sempre in testa?

07 ottobre 2012

È MORTO CLAUDE PINOTEAU, NON IL TEMPO DELLE MELE

Sophie Marceau e Claude Pinoteau nel 1982

Ci sono film che non ti leverai mai di dosso. Il tempo delle mele, per esempio, ha condizionato una generazione di adolescenti: quelli di sesso femminile, che sospiravano per le pene d'amore della giovanissima Vic, così simili alle loro, e quelli di sesso maschile, che sbuffavano perché gli toccava proprio quel film corretto melassa, pur di accompagnare fuori la ragazzina dei sogni (ma poi, con un occhio, guardavano lo schermo e annotavano qualche tattica per fare colpo).
E poi ci è capitato di rivederlo, magari in preda a un attacco di nostalgia. E abbiamo scoperto i dettagli che non avevamo colto abbastanza: lo splendore del personaggio della nonna, quel papà e quella mamma così distratti e presi dai problemi che magari somigliano un po' a noi oggi, Vic che ci sembrava bellissima ed era un anatroccolo non ancora cigno, i suoi amori che vi sembravano da sogno ed erano, come dire, così così, eppure capiano ancora perché facevano battere il cuore...
Ieri, all'età di 87 anni, è morto Claude Pinoteau, il regista di quel piccolo-grande capolavoro (come lo sono spesso le opere che non vogliono fare colpo sui critici o spostare più in là i confini dell'arte, ma semplicemente parlano il linguaggio semplice dell'anima). Gli dobbiamo molto: quel film, anzi quei film visto che Il tempo delle mele 2 ebbe lo stesso successo, la scoperta di Sophie Marceau, quella solo qualche anno prima di Isabelle Adjani (ma in Italia lo ricordano in pochi). I suoi lavori non passeranno mai nelle rassegne d'essai, ma non saranno dimenticati, e non solo da noi ottantologisti. Claude Lelouch, di cui fu assistente, lo ha ricordato così: «Un uomo perfetto, un formidabile assistente, un formidabile regista, un gentleman». Sophie Marceau fu scelta per il ruolo alla fine di un casting eterno che passò in rassegna quasi 4mila adolescenti, cercati per licei e centri sportivi di mezza Francia: lei si era presentata con il padre. E Pinoteau ebbe l'intuizione di puntare sul suo fascino acerbo. Aveva già capito che sarebbe diventato fascino maturo. Con l'altrettanto charmante Isabelle Adjani era accaduto lo stesso nel 1974, quando la chiamò, appena diciannovenne, per Lo Schiaffo.
Insomma, un grande professionista che parlava al cuore. E non è cosa da poco.

02 ottobre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – DODICESIMA PARTE

Per la dodicesima sfida fra i bellocci della musica anni Ottanta, si torna in Italia, con Eros Ramazzotti e Vasco Rossi.
Eros Walter Luciano nasce il 28 ottobre 1963 a Roma dal viterbese Rodolfo, un operaio edile, musicista e cantante a livello amatoriale nel tempo libero, e da Raffaella Molina, casalinga, originaria di Vibo Valentia. Complice l'aria che si respira in casa, Eros inizia da giovanissimo a studiare pianoforte e chitarra così, dopo le scuole medie, decide di fare domanda di ammissione al Conservatorio della capitale ma viene respinto.
La svolta arriverà negli anni Ottanta.

EROS, PRIMI ANNI OTTANTA
Nel 1981 si presenta al concorso Voci Nuove del Festival di Castrocaro con la canzone “Rock 80” e nonostante la vittoria vada a Zucchero e a Fiordaliso, il suo inconfondibile timbro nasale non passa inosservato.
L'anno successivo partecipa a “Un disco per l'estate”, una manifestazione canora che si teneva tra giugno e luglio a Saint Vincent, con un brano – “Ad un amico” – dedicato ad un amico d'infanzia prematuramente scomparso e nel 1983 ad una gara ai Castelli Romani interpretando “Pezzi di vetro” di Francesco De Gregori.
Ma di lì a poco lo attende un palcoscenico di gran lunga più prestigioso. Il 3 febbraio 1984 infatti debutta al Festival di Sanremo, nella sezione Voci Nuove, con il brano “Terra promessa” che lo fa vincere tra le Nuove Proposte. L'anno successivo bissa l'esperienza, questa volta tra i cosiddetti Big, e il suo brano “Una storia importante” si piazza al sesto posto segnando un vero e proprio trionfo discografico in Italia e in Europa con il suo primo album “Cuori agitati”.

EROS AI TEMPI DI "TERRA PROMESSA"
Manca solo la vittoria fra i “Grandi” e questa arriva nel 1986 con “Adesso tu”, singolo che fa da apripista all'album “Nuovi eroi”, grazie al quale – per non farsi mancare niente – in quell'anno vince anche il suo primo Festivalbar nella categoria 33 giri.
Per il suo ventiquattresimo compleanno decide di regalarsi l'uscita di “In certi momenti” (contenente “La luce buona delle stelle”, cantato insieme a Patsy Kensit), col quale entra nelle posizioni più alte delle classifiche di tutta Europa.
Nel 1988 esce “Musica è” (l'album con “Ti sposerò perché”, giusto per capirsi) e due anni dopo l'album “In ogni senso”, per promuovere il quale approderà anche nel Nord America dove verrà accolto da vere e proprie ovazioni.
Nel 1993 è la volta di “Tutte storie”, anticipato dal singolo “Cose della vita” il cui videoclip è firmato da nientepopodimeno che il regista Spike Lee.
Nel 1996 esce “Dove c'è musica” (“Più bella cosa” vi dice niente?) mentre l'anno seguente pubblica “Eros”, una raccolta di successi (“Musica è” viene interpretata insieme ad Andrea Bocelli e “Cose della vita” con Tina Turner) con due inediti, “Quanto amore sei” (dedicata alla moglie Michelle Hunziker e alla figlia Auroraa) e “Ancora un minuto di sole”.
Nel 2000 è la volta di “Stilelibero” (il duetto con Cher in “Più che puoi” ottiene un grande successo a livello europeo), nel 2003 di “9” (suo nono disco), nel 2005 di “Calma apparente” (che in Europa ha venduto un milione di copie in un solo mese e gli permette di aggiudicarsi il prestigioso premio Platinum Europe Award, consegnatogli a Parigi), nel 2009 di “Ali e radici” mentre è prevista per il prossimo mese l'uscita di “Noi”.
 
EROS OGGI
Dopo la travagliata fine della storia d'amore con la bionda presentatrice svizzera, oggi Eros ha ritrovato la serenità sentimentale al fianco della bellissima Marica Pellegrinelli, che nell'agosto dello scorso anno lo ha reso per la seconda volta papà.

Molto più sregolata la vita del Blasco.
Vasco Rossi nasce a Zocca, un paese dell'Appennino tosco emiliano tra Modena e Bologna, il 7 febbraio 1952.
È stato il padre Giovanni Carlo, di mestiere autotrasportatore, ad aver voluto il nome “Vasco” per il figlio, in ricordo di un omonimo compagno di prigionia durante la seconda guerra mondiale.
La madre, Novella Corsi, casalinga appassionata di musica, decide di iscriverlo a una scuola di canto e a 13 anni il ragazzo vince l'“Usignolo d'oro”, una manifestazione canora modenese nata in concorrenza con lo “Zecchino d'oro” mentre a 14 entra a far parte della sua prima band, i “Little Boy” (poi “Killer”).
Dopo essersi diplomato all'Istituto Tecnico Commerciale “Tanari” di Bologna, Vasco si iscrive nel 1972 con poca convinzione a Economia e Commercio per passare due anni dopo a Pedagogia e poi abbandonare gli studi a otto esami dalla laurea.
Nel 1975, seguendo un'idea dell'amico Marco Gherardi, fonda Punto Radio e il suo programma, “Il Muretto”, diventa in breve tempo un appuntamento imperdibile per molti ascoltatori che risiedevano dalle sue parti.
L'esperienza radiofonica si rivela decisiva e gli permette di entrare in contatto con persone che avranno un ruolo fondamentale per la sua futura carriera.
Sostenuto da amici quali Gaetano Curreri, leader degli Stadio, nel 1978 esce il primo album di Vasco, “...Ma cosa vuoi che sia una canzone...”, pubblicato a tiratura nazionale ma praticamente venduto solo in Emilia Romagna, cui segue l'anno successivo “Non siamo mica gli americani”, contenente “Albachiara”, che però verrà scoperta e rivalutata dal pubblico solo a distanza di anni.

VASCO, PRIMI ANNI OTTANTA

Nel 1980 esce il terzo album, “Colpa d'Alfredo” che registra un'accoglienza alquanto tiepida. Tutt'altro che tiepido fu invece il riscontro che Vasco ha avuto dopo la sua partecipazione a “Domenica In”, per la quale decide di cantare dal vivo un pezzo destinato a suscitare critiche di ogni tipo: “Sensazioni forti” (in effetti vi immaginate la faccia del Pippo nazionale a sentire: «Non importa se la vita sarà breve, vogliamo godere! Godere! Godere!»?).
Il successo arriva finalmente col quarto album, nel 1981, “Siamo solo noi”, il cui singolo omonimo diventa nel giro di poco un vero e proprio inno generazionale.
E da uno che canta «Siamo solo noi, che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa... Siamo solo noi, che non abbiamo vita regolare, che non ci sappiamo limitare... Siamo solo noi, quelli che non han più rispetto per niente, neanche per la mente... Siamo solo noi, quelli che poi muoiono presto, quelli che però è lo stesso... » non ci si può aspettare una vita monastica.
Nel 1982 partecipa al Festival di Sanremo con “Vado al massimo” lasciando tutti allibiti (Vasco abbandona il palco mettendo in tasca in microfono che, collegato col filo all'amplificatore, cade creando scompiglio).
L'anno seguente bissa, con “Vita spericolata” (piazzatasi al penultimo posto). Ed anche questa esibizione lascia il segno: all'attacco dell'ultimo ritornello Vasco saluta e se ne va ed è il playback a finire la canzone.
A consacrarlo definitivamente ci pensa l'album “Bollicine” e con l'omonimo singolo (dalle chiare allusioni all'uso della cocaina) vince il Festivalbar nel 1983.
L'anno seguente viene arrestato e trascorre 22 giorni in prigione con l'accusa di detenzione di cocaina e spaccio non a scopo di lucro. Il processo lo scagiona dall'accusa di spaccio, ma lo condanna a due anni e otto mesi con la condizionale per detenzione di sostanze stupefacenti.
Nel 1985 escono “Cosa succede in città” e, a distanza di due anni, “C'è chi dice no”, l'album che sancisce la sua rinascita.
Nel 1989 è la volta di “Liberi liberi” il primo album senza il supporto del suo storico produttore, Guido Elmi, e della Steve Rogers Band.
Gli spari sopra” nel 1993, “Nessun pericolo per te” nel 1996 (contenente l'intensa “Gli angeli”, dedicata all'amico Maurizio Lolli morto di cancro ai polmoni e il cui video è diretto da Roman Polański) e “Canzoni per me” nel 1998 (da cui è tratto “Io no”, brano col quale stravince al Festivalbar di quell'anno) sanciscono la sua definitiva consacrazione.
Il resto è storia recente, sia dal punto di vista musicale (“Stupido hotel” nel 2001, “Buoni o cattivi” nel 2004, “Il mondo che vorrei” nel 2008 e “Vivere o niente” lo scorso anno) che personale (i suoi problemi di salute che, da ultimo, il 14 settembre lo hanno costretto all'ennesimo ricovero ospedaliero).
Per stare nell'ambito del privato, il 7 luglio scorso Vasco sposa, con cerimonia civile, Laura Schmidt, sua compagna dal 1988, e dalla quale ha avuto Luca. Gli altri due figli, Davide e Lorenzo (quest'ultimo riconosciuto solo nel gennaio 2003, dopo essersi sottoposto al test del DNA), sono nati da madri diverse.

VASCO OGGI

Ed ora, dopo la presentazione di rito, come sempre... A VOI L'ARDUA SENTENZA!
Chi preferite? L'ex ragazzo “nato ai bordi di periferia” oppure il rocker di Zocca che va al massimo?