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25 agosto 2012

LA PRIMA GIORNATA DI SERIE A (DEL 1982)

Bruno Conti e la curva Sud della Roma

(da leggersi, come l'anno scorso, con la voce di Paolo Valenti)
Gentili telespettatori, inizia oggi una nuova avventura con la serie A. I tifosi italiani hanno ancora negli occhi lo splendido trionfo della notte di Madrid, quando Dino Zoff ha alzato al cielo la coppa del mondo, e si apprestano a vivere con rinnovato entusiasmo la corsa allo scudetto che vede la Juventus campione d'Italia nei panni della naturale favorita. Tanto più che ha aggiunto due campioni del calibro del francese Michel Platini e del polacco Zbigniew Boniek alla sua rosa.

14 giugno 2012

FIGU: FULVIO COLLOVATI (Milan 1981-82)


Collovati Fulvio, nato a Teor, in provincia di Udine, il 9 maggio 1957, è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Milan. A diciannove anni, nella stagione 1976-77, ha messo piede in prima squadra, fatto esordire in difesa dall'allenatore di allora Pippo Marchioro. Il suo primo gol fu in Coppa Uefa a Sofia, nella sfida persa 4-3 contro l'Akademic. Nella stagione successiva, con Nils Liedholm in panchina, divenne titolare fisso. Al Milan vinse lo scudetto 1978-79, con Gianni Rivera capitano e un altro giovane difensore a fare coppia con lui al centro, Franco Baresi. Restò al Milan, proprio come Baresi, anche nel 1980-81, anno della retrocessione coatta in serie B per il primo scandalo delle scommesse italiano, quello degli arresti in diretta a 90° Minuto. Nella stagione successiva, in A, diventò anche capitano ma, fu un anno maledetto (chi si ricorda Joe Jordan, centravanti scozzese che si rivelò un flop e poi, anni dopo, litigò con Gattuso dopo un Milan-Tottenham, squadra di cui è viceallenatore?). Il Milan retrocesse in B, per la prima volta sul campo e Collovati si prese pure un sasso in testa da un tifoso, nella trasferta di Como. Intorno a lui e Baresi, pezzi pregiatissimi della squadra, entrambi campioni del mondo con l'Italia di Bearzot in Spagna, si scatenò il calciomercato. Baresi disse no a tutti, Collovati accettò la corte dell'Inter, che lo scambiò con Pasinato, Canuti e Serena. Questo bastò a trasformarlo da eroe a traditore, per il popolo rossonero, che gli rinfaccia da sempre quella scelta con frasi come: «Baresi è rimasto e ha vinto tutto. Collovati è fuggito e non ha vinto nulla».

16 maggio 2012

FIGU: ROBERTO MANCINI (Bologna, 1981-82)


Mancini Roberto nasce a Jesi, in provincia di Ancona, il 27 novembre 1964. Il padre, falegname ma anche dirigente accompagnatore delle giovanili dell'Aurora Jesi, lo avvicina volentieri al gioco del calcio. Il suo talento precoce fa sì che, a tredici anni, il responsabile del settore giovanile del Bologna Marino Perani lo porti con lui in rossoblù. Tre anni dopo, a sedici anni e dieci mesi, esordisce in serie A, in Bologna-Cagliari 1-1. Era la stagione 1981-82 e, nonostante le trenta presenze e i nove gol, Mancini non riesce a evitare al Bologna la prima retrocessione in B della sua storia.
Poco male: per la cifra notevole di quattro miliardi di lire, più il cartellino di Logozzo, Galdiolo e Roselli, passa alla Sampdoria neopromossa dell'ambizioso presidente Paolo Mantovani (il Bologna lo aveva pagato 700mila lire). Per Mancini, Mantovani diventa un secondo padre: il rapporto tra i due contribuisce a fare del primo una bandiera blucerchiata, e del secondo il presidente più vincente della storia del club. Il primo trofeo è datato 1984-85 ed è la Coppa Italia. Poi arrivano altre due Coppe Italia nel 1988 e nel 1989, la Coppa delle Coppe 1990, lo scudetto 1991, un'altra Coppa Italia nel 1994 e, alla voce delusioni, la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni 1992, ai supplementari contro il Barcellona. Mancini non giocò una gran partita, alimentando la fama di essere uno di quei campioni che sentivano troppo la pressione nelle occasioni più importanti. Gli era accaduto spesso anche in Nazionale, dove ha totalizzato 36 presenze e 4 gol, esordendo diciannovenne nel 1984 ma giocando titolare solo con Azeglio Vicini agli Europei 1988. Ceduto dalla Sampdoria alla Lazio nel 1997 (dopo 566 presenze e 171 reti in blucerchiato), in tre stagioni ha vinto altre due Coppe Italia (sei successi da giocatore è il record assoluto), una Coppa delle Coppe e uno scudetto nel 2000. Gli ultimi passi nel calcio giocato sono state quattro presenze in Inghilterra, nel Leicester City, nel 2000-2001.
Pochi mesi dopo, nel febbraio 2001 inizia la sua carriera di allenatore: da secondo di Sven Goran Eriksson alla Lazio, viene promosso capo allenatore della Fiorentina, al posto dell'esonerato Fatih Terim. Alla sua prima stagione, vince la Coppa Italia. Poi guida la Lazio per due stagioni, quelle della tormenta finanziaria del crac Cragnotti, e conquista un'altra Coppa Italia. All'Inter, dal 2004 al 2009, centra due Coppe Italia e tre scudetti, ma fallisce sempre in Champions League, dettaglio che lo allontana dai favori del presidente Moratti, che lo sostituisce con Mourinho, non prima di avergli versato otto milioni di euro per la risoluzione anticipata del contratto. Dal dicembre 2009 guida il Manchester City, diventato ambizioso grazie ai soldi dei proprietari petrolieri arabi. In una squadra senza trofei da anni, conquista prima la Coppa d'Inghilterra 2011 e poi il campionato 2012, un successo che mancava dal 1968.
Sposato nel 1990 con Federica, ragazza napoletana conosciuta durante una vacanza a Cortina (con Gianluca Vialli testimone di nozze), ha tre figli. Il primogenito Filippo fa parte della squadra riserve del Manchester City allenato da papà (e a ottobre ha fatto discutere per essersi rifiutato di scendere in campo a dieci minuti dalla fine). Il secondogenito Andrea, vent'anni, è anche lui un calciatore di proprietà del Manchester City, che ha giocato l'ultima stagione in Seconda Divisione, in prestito al Fano allenato dal figlio di Zdenek Zeman. La più piccola è Camilla, che ha partecipato alle feste in strada per il titolo del City. Insieme all'attività in campo, Mancini possiede quote di un cantiere di yacht, il Kifaru. Ha uno yacht lui stesso, spesso ormeggiato dalle parti della sua villa a Porto Cervo, in Sardegna.


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25 aprile 2012

FIGU: GIUSEPPE BERGOMI (Inter 1981-82)


Bergomi Giuseppe, nato a Milano nel quartiere Settala il 22 dicembre 1963, ha esordito in serie A il 22 febbraio 1981, a 17 anni e 3 mesi, nella vittoria 2-1 a Como dell'Inter, l'unica squadra in cui abbia mai militato fin dal settore giovanile: i nerazzurri lo scelsero, dopo le il Milan lo aveva scartato per due volte, per problemi di salute (reumatismi del sangue) presto risolti. Un anno prima dell'esordio in A, mentre era in ritiro in Germania Est con la Nazionale giovanile, venne richiamato in Italia: era morto suo padre. Fu il compagno di squadra Giampiero Marini a soprannominarlo "lo zio", per via di quei baffi neri che lo facevano sembrare più vecchio dei suoi diciotto anni ancora da compiere (e a cui ora ha rinunciato). Entrambi facevano parte della rosa dei 22 di Enzo Bearzot, che trionfarono ai Mondiali di Spagna nel 1982. Bergomi era il più giovane della comitiva (aveva esordito ad aprile, proprio nella fatale Germania Est), ma questo non gli impedì di giocare titolare anche la finale di Madrid contro la Germania.