12 novembre 2013

MAGLIETTE (ANTEPRIMA)


Pare che negli anni Settanta, ai tempi della maglietta fina di Baglioni, la t-shirt fosse bianca. Fonzie la chiudeva dentro un giubbotto di pelle, i bulli più duri si arrotolavano dentro la manica un pacchetto di sigarette, le ragazze la tenevano attillata “al punto che m’immaginavo tutto”. Poi cambiò il decennio e arrivò il nostro. E con lui arrivarono i colori, i motivi, i fregi, e anche gli status symbol. Ma non sono le magliette pastello griffate Best Company o Mistral che vogliamo ricordare. Abbiamo in mente quelle divertenti, celebrative, originali, da fan, da viaggiatore che compra una maglietta per città durante l’inter-rail. Quelle, insomma, che ho conservato in un cassetto.

Inutile nasconderlo: ne parlo perché sono stato un fan di quel genere di t-shirt. E lo sono ancora. Quella nella foto, forse, è la mia preferita, comprata in gita scolastica a Parigi nel 1989 in un negozio di rue de Rivoli. Il Louvre dall’altra parte della strada e io a perdermi dentro un negozio di magliette con i personaggi a cartoni mescolati a claim divertenti. Come Obelix e l’orgoglio di essere sovrappeso (che, per forza e per amore, condivido). L’altra meta di pellegrinaggio per gli inter-railers dell’epoca era Londra e, soprattutto, Carnaby Street. Nella via che fu palcoscenico del punk si trovava, intanto, la maglietta con la bandiera britannica stampata. C’era nelle versioni con e senza maniche, ma era meglio senza con un chiodo sopra, per stare al look punk originale. C’erano anche creazioni splatter, con petti squartati riprodotti in plastica e appiccicati sul cotone. Belle, ma che ne sarebbe stato al primo giro in lavatrice? E poi a Carnaby abbondavano le T-shirt dedicate alla musica e ai suoi idoli: Clash, Sex Pistols, Stranglers, in omaggio alla filosofia del luogo, ma anche U2, Depeche Mode, Madonna.
Quelle arrivarono anche in Italia, soprattutto quando i negozi di dischi cominciarono ad affiancare i gadget ai vinili. E il gadget più ambito era quello che s’indossava. Alzi la mano chi non ha mai avuto un compagno di scuola con una maglietta di Vasco, di Jim Morrison, di Bruce Springsteen, di un gruppo heavy metal. E alzi la mani chi non ha mai invidiato l’amico che indossava il gadget da concerto, la maglietta comprata alla bancarella fuori dallo stadio o dal palasport, con tutte le tappe del tour della band o del cantante. Era la prova che lui, a quel concerto, ci era stato. E lì scattava l’invidia.
Chissà se anche voi, come me, avete un doppio fondo in un cassetto, dove riposano un po’ slabbrate e un po’ sbiadite, le magliette buffe di allora. E chissà se vi sembrano ancora preziosi tesori. L’unico problema è trovare il coraggio di indossarle, ora che siamo un filino cresciuti e si suppone siamo diventati adulti responsabili. O forse è solo arrivato il momento di rinnovare un po’ il guardaroba. Ma per questo stiamo per darvi una mano noi di Ottantology...

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