A
Striscia la Notizia ci sono la velina bionda e quella mora. A Sanremo
ci sono la valletta bionda e quella mora. Si credono originali?
Speriamo di no. E comunque hanno copiato da qualcosa di
ottantologista: Daitarn III. Non solo la sigla era bellissima, non
solo la trama alternava il pathos delle battaglie spaziali all'azione
da film di James Bond, il tutto insaporito da un pochino di commedia.
Accanto al bel tenebroso (ma pasticcione) Haran Banjo, c'erano due
figone da urlo, e mi si perdoni il francesismo. Ovviamente, una era
bionda e una mora.
Beauty
(nome completo Beautiful Tachibana) aveva i capelli biondissimi,
sempre perfettamente pettinati anche nelle più concitate azioni di
battaglia, gli occhi erano chiari, era elegante e modaiola e, con il
senno di poi, sfoggiava all'incirca una prosperosa quarta. Ricca di
famiglia, svampita e pasticciona (del resto “blonde” in
angloamericano è anche un sinonimo di queste due parole),
riconquistava presenza di spirito e determinazione quando si trattava
di prendere i meganoidi a calci nel sedere.
Reika
Sanyo era il suo alter ego: meno vistosa e prosperosa (e, a dirla
tutta, più che mora era castana), ma affascinante e non poco (gli
occhi, per esempio, e le labbra sempre rossissime), vantava un
passato da agente dell'interpol. Schierandosi con il team di Daitarn
aveva solo cambiato nemici: dai malfattori agli alieni. E li
combatteva con la freddezza e l'intelligenza delle vere
professioniste. Solo che, all'occorrenza, si tramutava in gnocca da
combattimento, come una Charlie's Angel da manuale. Scelta difficile,
vero? Anche per Banjo era così: infatti non risulta aver mai optato
per l'una piuttosto che per l'altra. O forse, nel segreto dello
storyboard, optava per tutte e due...
Reika tutta la vita!
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