14 marzo 2013

LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - SETTIMA ELIMINATORIA


Si possono calcolare i dischi venduti, il numero di copertine di riviste ottenute, l'affluenza di pubblico ai concerti. Ma per la classe non esiste unità di misura. Di certo, Whitney Houston e Sade ne avevano, oltre la media. Così come la loro voce saliva un'ottava o due sopra la massa. Anche quando, ed è il caso dell'americana, l'esordio internazionale fu fatto di canzonette leggere come il suo viso acqua e sapone.
Imparammo a conoscere Whitney Houston all'improvviso nel 1985, tutta riccioli ed energia in How will I know. La prima cosa che compariva nel video erano le sue gambe. Poi il fisico mozzafiato. Poi una cascata di riccioli tenuti insieme da un fiocco molto anni Ottanta. Poi si voltava e imparammo a conoscerne il sorriso. Infine la voce: bastavano i motivetti dance, come questo o come I wanna dance with somebody, per capire che madre Natura l'aveva dotata di un'intera orchestra pronta a scatenarsi ogni volta che avesse aperto la bocca per cantare. Canzoni più dolci come All at once o come I will always love you (anno 1992, protagonista del film Guardia del corpo con Kevin Costner, storia di una popstar schiacciata dal suo successo e da un fan minaccioso) fecero il resto, consacrandola come vera principessa della musica. Alla fine della nostra decade aveva già conquistato due Grammy: il primo per Saving all my love for you (un altro lento mozzafiato) e il secondo per I wanna dance with somebody. Il suo sorriso era solare come il suo fascino. Un sole che si spense piano piano, tra mariti violenti e dipendenze dalla droga, fino alla tragica fine del febbraio 2012, poco più di un anno fa.
Sade entrò negli anni Ottanta con un piglio diverso: ritmi sincopati, un sassofono a mescolare suggestioni jazz e ambientazioni da night club di classe. E, comunque, una voce calda, avvolgente, pazzesca. La ammirammo nei video, con gli abiti eleganti che fasciavano un corpo da modella. La fissavamo negli occhi grandi e affascinanti, guardavamo le sue labbra muoversi e facemmo amicizia con la sensualità sottintesa, anche da sedicenni che preferivano l'esplicito. Il primo problema fu imparare il nome, anche per i disc jockey. La chiamammo Scèid o, al limite, Sàd alla francese, prima di capire che la pronuncia esatta di quel nome nigeriano (come lei, nata a Ibadan) era Sciadèh. Tra il 1984 e il 1986 inanellò singoli memorabili: da Your love is king a Smooth operator, da The sweetest taboo a Is it a crime. Dicono le statistiche che nessuna cantante solista inglese abbia venduto più dischi di lei nel mondo: 110 milioni finora. Dice la macchina fotografica che non dimostra nemmeno un po' i suoi 54 anni. E dice il professor Raffaele, che l'ha ascoltata dal vivo per noi solo pochi mesi fa, che è ancora tremendamente brava.

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