Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli nel 1983 |
Al termine di una lunga notte di scrutinio, siamo finalmente in grado di ufficializzare i risultati delle elezioni politiche (del 1983, naturalmente). La Democrazia Cristiana si conferma il partito di maggioranza relativa, ma paga con una netta flessione ("sostanziale tenuta", l'hanno definita i portavoce dello Scudo Crociato) il disamore del suo elettorato: alla Camera il calo è secco, del 5,4%, con il partito che scende per la prima volta sotto il 35%, quella che sembra una netta bocciatura della linea politica del suo segretario Ciriaco De Mita. Cala, ma in modo meno vistoso, anche la seconda forza dell'arco costituzionale, il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer, che lascia lo 0,49% e si attesta al 29,9%, contro il 32,9% della Dc.
Tra gli alleati della coalizione di governo del Pentapartito, che ha guidato il paese fino all'appuntamento elettorale, cresce il Partito Socialista Italiano (+1,6% per portarsi all'11,4%), con il suo segretario Bettino Craxi che è pronto a vantare il diritto di salire a Palazzo Chigi come capo del governo incaricato della maggioranza riconfermata. Meglio ancora ha fatto il Partito Repubblicano, che sale al 5,1% con una salita del 2,1%, beneficiando del periodo da presidente del consiglio vissuto dal suo segretario Giovanni Spadolini, primo laico a guidare un governo italiano nel dopoguerra. Chiudono i risultati della coalizione di governo le crescite marginali del Partito Social Democratico Italiano con il +0,2% che lo porta al 4,1%, e del Partito Liberale Italiano (+0,9% al 2,9%).
Ma il quarto partito è una forza di opposizione, il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante, che cresce dell'1,5% salendo al 6,8%. Entra in parlamento, sul fronte opposto dello schieramento, anche Democrazia Proletaria, che elegge sette deputati. Cala il Partito Radicale, con un senatore e undici deputati. Entrano in parlamento con almeno un rappresentante a testa anche movimenti regionali come il Partito Sardo d'Azione, la Liga Veneta, l'Union Valdotaine e la Südtiroler Volkspartei.
Tra gli eletti, sono confermati i vecchi leoni della politica italiana, da Craxi a Andreotti, da Spadolini a Zanone, da Berlinguer a Almirante. Ma non manca qualche volto giovane: la Dc a Bologna è riuscita a mandare in parlamento il ventottenne Pierferdinando Casini. A Roma, nel Msi, brilla l'exploit del trentunenne Gianfranco Fini, considerato un delfino del segretario Almirante. E, sempre nella capitale, un altro giovane delfino di un segretario (in questo caso del radicale Marco Pannella), entra per la prima volta a Montecitorio: si tratta del ventinovenne Francesco Rutelli, attivissimo nelle battaglie per i diritti civili cavallo di battaglia del suo movimento, come la battaglia referendaria sull'aborto di soli due anni fa. Confermato anche il giovane socialista Maurizio Sacconi, al suo secondo mandato parlamentare nonostante i soli 33 anni. Nonostante le sue posizioni spesso critiche verso la dirigenza del partito e l'Unione Sovietica, viene riconfermato alla Camera con il record delle preferenze in Campania l'esponente del Pci Giorgio Napolitano. Riconfermato, sempre in Campania ma nelle file della Dc, il non ancora quarantenne Clemente Mastella. Entra in Senato, eletto in Sicilia, Antonino La Russa del Msi: il figlio Ignazio La Russa è stato segretario del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile del partito di destra.
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