Mauro Massimo, nato a Catanzaro il 24 maggio 1962 (ha quindi appena compiuto cinquant'anni), ha mosso i primi passi da calciatore nella squadra della sua città, sulle orme del fratello maggiore Gregorio, che esordì in serie A prima di lui, nel 1979-80. Il giovane Massimo, ala destra dal dribbling facile, mise piede nella massima serie nella parte finale dello stesso campionato, appena diciottenne. Due anni dopo, con il Catanzaro ormai invitato fisso alla tavola nobile della serie A, era una delle colonne della squadra che centrò il secondo settimo posto consecutivo, compresa l'eliminazione in semifinale di Coppa Italia, nonostante avesse ceduto l'ala sinistra e idolo della tifoseria Massimo Palanca.
30 maggio 2012
28 maggio 2012
SABATO SERA ERA IL 1986
Gli ICE e gli autori circondati di girelle |
No, non è vero, era il 2012, con tutti i suoi stress e le sue ansie e i suoi impegni seriosi. Solo che li abbiamo lasciati tutti fuori dalla porta del Numerosette di Occhieppo Inferiore, un luogo che per una sera ha fatto da DeLorean, direzione passato prossimo. La scusa? Festeggiare Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, poco più di due mesi dopo la sua uscita. Il menu? Anni Ottanta, dalla punta dei capelli grassi di gommina alla punta bianca e plastificata delle scarpe All Star. C'erano gli hamburger e le patatine, da annegare nella ciotola di ketchup. C'era la coca cola e anche la birra, che allora era un po' una trasgressione e adesso... anche. E non solo per l'alcool test in agguato dietro la pattuglia dei vigili: solitamente ci sono i bimbi, che a volte sono già ragazzi, e non si può tirar tardi. Solitamente. Ma, per esempio, il chitarrista degli Ice vestito da Magnum P.I. e la sua girlfriend fotografa in perfetto mood Cyndi Lauper hanno deciso di lasciare la loro piccolina-ina-ina ai nonni con una fornitura di biberon pronti. Almeno per una sera. E qualcuno ha osato portare i piccoli alla festa. In fondo l'hamburger strapiace anche a loro, mica solo quello con la emme gialla.
27 maggio 2012
LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (28 maggio-3 giugno)
Pozzetto e Verdone in 7 chili in 7 giorni, martedì su Iris |
Cominciamo con una notizia brutta e una buona. Quella brutta è che Italia coast2coast, la trasmissione della prima serata del giovedì su Rai 2, ideata e condotta dagli amici del Trio Medusa, è stata sospesa dopo due puntate per l'audience insoddisfacente. Fin da domattina, i tre zozzoni a cui abbiamo chiesto in prestito una frase, per la pagina intro di Correva l'anno della Girella (il libro di cui amiamo vantarci) saranno di nuovo in diretta su Radio Deejay, a partire dalle 7,15 circa. Quella buona è che l'estate e alle porte e, con essa, i palinsesti televisivi perdono le trasmissioni autoprodotte dai network, specie i maxicontenitori pomeridiani, e lasciano spazio alle repliche di film e telefilm.
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23 maggio 2012
FIGU: CARLO ANCELOTTI (Roma 1980-81)
Ancelotti Carlo è nato a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, il 10 giugno 1959. Arrivato sedicenne nelle giovanili del Parma, a diciotto anni era già titolare e a diciannove fu il trascinatore della squadra che conquistò la promozione in serie B. Nell'estate del 1979 giocò un tempo in un'amichevole con la maglia dell'Inter, ma alla fine andò alla Roma, voluto fortemente dall'allenatore svedese Nils Liedholm. In giallorosso restò otto stagioni, compresa quella dello scudetto 1982-83 e vincendo quattro Coppe Italia. Nell'estate del 1987 passò al Milan e rivinse tutto, due scudetti, due Coppe dei Campioni (con la Roma aveva perso quella del 1983, ma senza scendere in campo in finale) e due Coppe Intercontinentali. Nello storico 5-0 al Real Madrid nella semifinale della Coppa dei Campioni 1989 c'è quello che è considerato il suo gol più bello in carriera. Nel 1992 si è ritirato dal calcio giocato a soli 33 anni, una decisione presa anche per i ripetuti infortuni al ginocchio che ne hanno rallentato la carriera. Sarebbe stato certamente convocato per i Mondiali del 1982, per esempio, se non avesse patito un guaio serio ai legamenti. La sua storia con la Nazionale (26 presenze, una rete) è stata resa meno brillante proprio dai guai fisici: convocato nel 1986 in Messico pagò più di tutti l'altura enon fu mai schierato. Nel 1990 in Italia era titolare fisso, ma fu frenato da un guaio muscolare.
22 maggio 2012
II BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Bene ragazze, siete pronte a decretare il vincitore tra i bellocci dei telefilm targati anni Ottanta?
Armatevi di penna, taccuino e concentrazione: il compito è arduo!
Visto che il nostro sondaggione è partito diversi mesi fa e che i bellocci sono parecchi, ecco che la vostra Betta vi rinfresca la memoria.
Questi i finalisti che si rimettono al vostro giudizio:
In principio fu lui, Fonzie che nonostante Potsie e soprattutto Chachi gli abbiano dato filo da torcere, si è aggiudicato la sfida-derby di “Happy Days”.
Abbastanza scontato anche il risultato del secondo scontro e tra i due agenti della California Highway Patrol, Jonathan Baker e Frank Poncherello, il biondo buono e il moro donnaiolo, avete preferito quest'ultimo (e come darvi torto).
Poi siamo poi andati a ravanare in casa “A-Team” ed il capo dal pugno di ferro “Hannibal” Smith, il folle Murdock e quel marcantonio di Baracus poco hanno potuto contro l'affascinante “Sberla” mentre nella quarta sfida, dopo una rimontona da applausi, Luke Duke di “Hazzard” ha battuto a sorpresa non solo il cugino Bo, ma anche il terzo incomodo, il detective Michael Knight di “Supercar”.
Il risultato del derby di “Love Boat” poi è da non credere: va bene che non c'era una gran gara, ma far vincere il dottor Adam Bricker coi suoi bermuda e gambaletti bianchi è cosa che non si può sentire!
Più difficile la sfida tra i maschietti di “Saranno Famosi”. Hanno avuto la meglio il fascino latino e il fisico scultoreo di Mr. Jesse Velazquez che l'ha spuntata di poco sul caschetto di Danny Amatullo.
Per il settimo appuntamento, ci siamo buttati sulle soap: “Dallas” contro “Beautiful”. Tra il mascellone di Ridge, l'apatia di Thorne e la stronzaggine di J. R. avete – comprensibilmente – puntato sulla bontà di Bobby (che comunque era tutt'altro che da buttar via!).
Il giovanissimo Michael Douglas nei panni dell'affascinante ispettore Steve Keller (“Sulle strade di San Francisco”) ha sbaragliato la concorrenza del cinico ed intrepido testa pelata tenente Kojak e l'uomo d'affari charmant con la calamita per le indagini poliziesche, Jonathan Hart di “Cuore e batticuore”.
Va detto che nei sondaggioni di Ottantology continuano a riscuotere un gran successo i mori e così come Luke ha battuto Bo, Starsky, il ricciolino dall'andatura sciolta e dinoccolata, straccia Hutch nel nostro nono appuntamento mentre le sgargianti camicie hawaiane del baffuto Magnum P.I. hanno la meglio sulla capigliatura mechata dell'agente tuttofare Mac Gyver.
Ma voi non finite mai di stupirmi e tra lo svampito Mork (“Mork e Mindy”), il mutante dottor Banner (“L'incredibile Hulk”) e l'eroe in calzamaglia rossa più pasticcione della storia avete preferito proprio quest'ultimo, Ralph Supermaxieroe.
Siamo poi passati allo scontro tra famiglie, sdoppiato in due puntate dalle quali sono usciti vincitori il bel padre di famiglia e marito modello (non aveva un difetto, quest'uomo!) Charles Ingalls de “La casa nella prateria” e l'ex idolo delle teenagers di mezzo mondo Mike Seaver di “Genitori in blue jeans”.
Ci siamo poi buttate sulle serie televisive poliziesche e tra i due agenti privati della “Simon & Simon” investigazioni avete preferito il fratello maggiore, il baffetto intrigante e look sportivo di Richard “Rick” Simon (ma forse siete state colte da una momentanea cecità quando avete effettuato il voto).
Diciamo che vi siete rifatte con “Miami Vice”: Rico poco ha potuto contro la giacca oversize, i pantaloni a vita altissima e gli occhiali da sole da figo di Sonny Crockett.
Altro colpo di scena nel penultimo appuntamento coi bellocci dei telefilm: la simpatia di Jack Tripper (“Tre cuori in affitto”) ha avuto la meglio sui muscolosi bagnini di “Baywatch” mentre l'ultimo finalistaa, fresco fresco di proclamazione, è Vincent Romano di “T. J. Hooker” che vi deve aver conquistate grazie alle sue performance da stuntman.
Eccoli qui, i nostri diciassette bellocci.
Ora, tutto è nelle vostre mani e... THE WINNER IS????
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20 maggio 2012
LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (21-27 maggio)
Sotto il volto umano, un rettile alieno: erano i Visitors |
Una volta, più o meno negli anni Ottanta, erano di moda le paure per la terza guerra mondiale, fatta di armi nucleari che avrebbero raso al suolo il mondo, e quelle per gli invasori venuti dallo spazio che, se non ci fossero riuscite le bombe atomiche, avrebbero completato l'opera. Dopo che a Sigourney Weaver era cresciuto un alieno, anzi un alien, nella pancia, ci pensarono i Visitors a rinvigorire il panico ancestrale per gli sconosciuti della galassia accanto.
Buone notizie: da martedì, in prima serata su Italia 2, i Visitors ritornano. E sono quelli di allora, datati 1983 (ma da noi arrivarono l'anno successivo, sulle frequenze in crescita esponenziale di Canale 5). La serie dei rettiloni spaziali, che fecero dividere i terrestri in amici degli invasori e fieri resistenti, sarà ritrasmessa a blocchi di due puntate alla volta, a partire dalle 21,10. E, come ci ha segnalato su Twitter l'amica ottantologista Eleonora (questo post lo dobbiamo a lei), Mediaset farà il bis il venerdì sera su Italia 1, mandando in onda sempre alle 21,10, ma di venerdì, la nuovissima serie, datata 2009 e durata due stagioni.
19 maggio 2012
LA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE (DEL 1982)
Il gol di Withe in Aston Villa-Bayern del 1982 |
Amici calciofili, buongiorno: probabilmente oggi la vostra attenzione è tutta protesa all'evento di questa sera, l'atto finale della lunga stagione delle coppe europee, la finale di Champions League di Monaco tra il Bayern padrone di casa e il Chelsea dell'unico italiano presente, l'allenatore Roberto Di Matteo.
Abbiamo deciso di accompagnare la vostra attesa, ma a modo nostro, facendo un salto indietro di trent'anni. Era il 26 maggio 1982 e la Champions League si chiamava ancora Coppa dei Campioni. Anche allora, allo stadio De Kuip di Rotterdam, si trovarono di fronte una squadra tedesca e una inglese. La prima è la stessa di questa sera, il Bayern che vinse tre coppe di fila dal 1974 al 1976, e che si presentava come favorita. Anche perché la seconda, l'Aston Villa, non era mai arrivata fin lassù: vincitrice del campionato inglese nel 1981, dopo un digiuno di 79 anni (!), si presentava però al match decisivo forte di un'incredibile striscia positiva dei team inglesi, che negli ultimi cinque anni avevano portato a casa la coppa, tre volte con il Liverpool e due con il Nottingham Forest.
18 maggio 2012
IN RICORDO DI ENZO TORTORA
Ventiquattro anni fa, era il 18 maggio 1988, una lunga e grave malattia spense all'età di sessant'anni la vita di Enzo Tortora, stella della tv italiana, ideatore di Portobello, storico programma del venerdì sera, e poi simbolo suo malgrado degli errori giudiziari e delle loro conseguenze. Su Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, c'è un capitolo dedicato alla tv del venerdì sera degli anni Ottanta. E in quel capitolo si parla molto di lui. Così.
16 maggio 2012
FIGU: ROBERTO MANCINI (Bologna, 1981-82)
Mancini Roberto nasce a Jesi, in provincia di Ancona, il 27 novembre 1964. Il padre, falegname ma anche dirigente accompagnatore delle giovanili dell'Aurora Jesi,
lo avvicina volentieri al gioco del calcio. Il suo talento precoce fa
sì che, a tredici anni, il responsabile del settore giovanile del Bologna
Marino Perani lo porti con lui in rossoblù. Tre anni dopo, a sedici
anni e dieci mesi, esordisce in serie A, in Bologna-Cagliari 1-1. Era la
stagione 1981-82 e, nonostante le trenta presenze e i nove gol, Mancini
non riesce a evitare al Bologna la prima retrocessione in B della sua
storia.
Poco male: per la cifra notevole di quattro miliardi di lire, più il cartellino di Logozzo, Galdiolo e Roselli, passa alla Sampdoria neopromossa dell'ambizioso presidente Paolo Mantovani (il Bologna lo aveva pagato 700mila lire). Per Mancini, Mantovani diventa un secondo padre: il rapporto tra i due contribuisce a fare del primo una bandiera blucerchiata, e del secondo il presidente più vincente della storia del club. Il primo trofeo è datato 1984-85 ed è la Coppa Italia. Poi arrivano altre due Coppe Italia nel 1988 e nel 1989, la Coppa delle Coppe 1990, lo scudetto 1991, un'altra Coppa Italia nel 1994 e, alla voce delusioni, la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni 1992, ai supplementari contro il Barcellona. Mancini non giocò una gran partita, alimentando la fama di essere uno di quei campioni che sentivano troppo la pressione nelle occasioni più importanti. Gli era accaduto spesso anche in Nazionale, dove ha totalizzato 36 presenze e 4 gol, esordendo diciannovenne nel 1984 ma giocando titolare solo con Azeglio Vicini agli Europei 1988. Ceduto dalla Sampdoria alla Lazio nel 1997 (dopo 566 presenze e 171 reti in blucerchiato), in tre stagioni ha vinto altre due Coppe Italia (sei successi da giocatore è il record assoluto), una Coppa delle Coppe e uno scudetto nel 2000. Gli ultimi passi nel calcio giocato sono state quattro presenze in Inghilterra, nel Leicester City, nel 2000-2001.
Pochi mesi dopo, nel febbraio 2001 inizia la sua carriera di allenatore: da secondo di Sven Goran Eriksson alla Lazio, viene promosso capo allenatore della Fiorentina, al posto dell'esonerato Fatih Terim. Alla sua prima stagione, vince la Coppa Italia. Poi guida la Lazio per due stagioni, quelle della tormenta finanziaria del crac Cragnotti, e conquista un'altra Coppa Italia. All'Inter, dal 2004 al 2009, centra due Coppe Italia e tre scudetti, ma fallisce sempre in Champions League, dettaglio che lo allontana dai favori del presidente Moratti, che lo sostituisce con Mourinho, non prima di avergli versato otto milioni di euro per la risoluzione anticipata del contratto. Dal dicembre 2009 guida il Manchester City, diventato ambizioso grazie ai soldi dei proprietari petrolieri arabi. In una squadra senza trofei da anni, conquista prima la Coppa d'Inghilterra 2011 e poi il campionato 2012, un successo che mancava dal 1968.
Sposato nel 1990 con Federica, ragazza napoletana conosciuta durante una vacanza a Cortina (con Gianluca Vialli testimone di nozze), ha tre figli. Il primogenito Filippo fa parte della squadra riserve del Manchester City allenato da papà (e a ottobre ha fatto discutere per essersi rifiutato di scendere in campo a dieci minuti dalla fine). Il secondogenito Andrea, vent'anni, è anche lui un calciatore di proprietà del Manchester City, che ha giocato l'ultima stagione in Seconda Divisione, in prestito al Fano allenato dal figlio di Zdenek Zeman. La più piccola è Camilla, che ha partecipato alle feste in strada per il titolo del City. Insieme all'attività in campo, Mancini possiede quote di un cantiere di yacht, il Kifaru. Ha uno yacht lui stesso, spesso ormeggiato dalle parti della sua villa a Porto Cervo, in Sardegna.
Sullo stesso argomento leggi anche
Marcello Lippi
Giuseppe Bergomi
Pietro Vierchowod
Juary
Poco male: per la cifra notevole di quattro miliardi di lire, più il cartellino di Logozzo, Galdiolo e Roselli, passa alla Sampdoria neopromossa dell'ambizioso presidente Paolo Mantovani (il Bologna lo aveva pagato 700mila lire). Per Mancini, Mantovani diventa un secondo padre: il rapporto tra i due contribuisce a fare del primo una bandiera blucerchiata, e del secondo il presidente più vincente della storia del club. Il primo trofeo è datato 1984-85 ed è la Coppa Italia. Poi arrivano altre due Coppe Italia nel 1988 e nel 1989, la Coppa delle Coppe 1990, lo scudetto 1991, un'altra Coppa Italia nel 1994 e, alla voce delusioni, la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni 1992, ai supplementari contro il Barcellona. Mancini non giocò una gran partita, alimentando la fama di essere uno di quei campioni che sentivano troppo la pressione nelle occasioni più importanti. Gli era accaduto spesso anche in Nazionale, dove ha totalizzato 36 presenze e 4 gol, esordendo diciannovenne nel 1984 ma giocando titolare solo con Azeglio Vicini agli Europei 1988. Ceduto dalla Sampdoria alla Lazio nel 1997 (dopo 566 presenze e 171 reti in blucerchiato), in tre stagioni ha vinto altre due Coppe Italia (sei successi da giocatore è il record assoluto), una Coppa delle Coppe e uno scudetto nel 2000. Gli ultimi passi nel calcio giocato sono state quattro presenze in Inghilterra, nel Leicester City, nel 2000-2001.
Pochi mesi dopo, nel febbraio 2001 inizia la sua carriera di allenatore: da secondo di Sven Goran Eriksson alla Lazio, viene promosso capo allenatore della Fiorentina, al posto dell'esonerato Fatih Terim. Alla sua prima stagione, vince la Coppa Italia. Poi guida la Lazio per due stagioni, quelle della tormenta finanziaria del crac Cragnotti, e conquista un'altra Coppa Italia. All'Inter, dal 2004 al 2009, centra due Coppe Italia e tre scudetti, ma fallisce sempre in Champions League, dettaglio che lo allontana dai favori del presidente Moratti, che lo sostituisce con Mourinho, non prima di avergli versato otto milioni di euro per la risoluzione anticipata del contratto. Dal dicembre 2009 guida il Manchester City, diventato ambizioso grazie ai soldi dei proprietari petrolieri arabi. In una squadra senza trofei da anni, conquista prima la Coppa d'Inghilterra 2011 e poi il campionato 2012, un successo che mancava dal 1968.
Sposato nel 1990 con Federica, ragazza napoletana conosciuta durante una vacanza a Cortina (con Gianluca Vialli testimone di nozze), ha tre figli. Il primogenito Filippo fa parte della squadra riserve del Manchester City allenato da papà (e a ottobre ha fatto discutere per essersi rifiutato di scendere in campo a dieci minuti dalla fine). Il secondogenito Andrea, vent'anni, è anche lui un calciatore di proprietà del Manchester City, che ha giocato l'ultima stagione in Seconda Divisione, in prestito al Fano allenato dal figlio di Zdenek Zeman. La più piccola è Camilla, che ha partecipato alle feste in strada per il titolo del City. Insieme all'attività in campo, Mancini possiede quote di un cantiere di yacht, il Kifaru. Ha uno yacht lui stesso, spesso ormeggiato dalle parti della sua villa a Porto Cervo, in Sardegna.
Sullo stesso argomento leggi anche
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Pietro Vierchowod
Juary
15 maggio 2012
I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – DICIASSETTESIMA PARTE
E finiamo in bellezza con i protagonisti di due serie televisive, poliziesca l'una e di fantascienza l'altra, che, se ve li ricordate, vengo a darvi un bacio in fronte per congratularmi con la vostra portentosa memoria: “T.J. Hooker” e “Automan”.
Il menù di “T.J. Hooker” prevede la solita insalatona di meticolose indagini, rocamboleschi inseguimenti, catture ad alto rischio dei peggio malviventi tipica del genere e diciamocelo in tutta onestà: a differenza per dire di “Starsky & Hutch”, non è che qui i due piedipiatti fossero dei figaccioni tali da girarti a guardarli se li incontravi casualmente per strada.
Il menù di “T.J. Hooker” prevede la solita insalatona di meticolose indagini, rocamboleschi inseguimenti, catture ad alto rischio dei peggio malviventi tipica del genere e diciamocelo in tutta onestà: a differenza per dire di “Starsky & Hutch”, non è che qui i due piedipiatti fossero dei figaccioni tali da girarti a guardarli se li incontravi casualmente per strada.
T. J. (a sinistra) e Vincent (a destra) |
Il sergente Thomas Jefferson Hooker (William Shatner) è un uomo deciso e ligio al dovere, che cerca di buttarsi alle spalle un difficile passato (leggi: travagliato divorzio + decesso di un collega) addestrando nuove reclute all'Accademia di Polizia. Sotto la sua ala protettrice finisce l'allievo nonché compagno Vincent Romano (Adrian Zmed), che il privilegio di essere in coppia con T.J. se l'è dovuto sudare. Un classico delle loro performance è saltare sul cofano delle auto in corsa e restarci in una posa plastica da Oscar, ovviamente senza mai riportare una ammaccatura (né loro né l'auto).
I due protagonisti della serie "Automan" nella loro migliore espressione |
“Automan” narra invece le vicende di Walter Nebicher (Desi Arnaz Jr.), un programmatore che i suoi superiori calcolano quasi quanto lo zerbino all'ingresso, in servizio presso il dipartimento di polizia di Los Angeles, il quale un bel giorno riesce a realizzare un alter ego virtuale in grado di aiutarlo nella lotta alla criminalità. E cosa capita mentre il buon Walter è tutto intento a smanettare sul suo computer? In seguito a uno strano sovraccarico nasce Automan (Chuck Wagner), il cyber compagno di cui andava in cerca, in pratica una specie di eroe olografico pettinato come i Playmobil.
E a proposito di stranezze e/o pezzi forte della serie, come dimenticare la guida di Automan, totalmente estranea alle più elementari leggi della fisica? Se ci provo io a prendere le curve ad angolo retto a tutta velocità, il mio povero passeggero non lo trovo spalmato sul finestrino, ma collassato sul sedile per sopravvenuto infarto.
E con questi ultimi quattro bellocci, abbiamo proprio raschiato il fondo del barile! Ma, tranquille: dopo il ripassone e la proclamazione del vincitore, SI RIPARTE!
E a proposito di stranezze e/o pezzi forte della serie, come dimenticare la guida di Automan, totalmente estranea alle più elementari leggi della fisica? Se ci provo io a prendere le curve ad angolo retto a tutta velocità, il mio povero passeggero non lo trovo spalmato sul finestrino, ma collassato sul sedile per sopravvenuto infarto.
E con questi ultimi quattro bellocci, abbiamo proprio raschiato il fondo del barile! Ma, tranquille: dopo il ripassone e la proclamazione del vincitore, SI RIPARTE!
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14 maggio 2012
(OFF TOPIC) NOI, ASSUNTA, TORINO E UN RECORD DEL MONDO
Il lancio record di Assunta Legnante (da paralimpici.gazzetta.it) |
(modalità off topic /on)
Sabato, nel torrido pomeriggio di un maggio che sembrava agosto, al Parco Ruffini di Torino c'era un gran viavai. Il tendone della circoscrizione 3, proprio davanti allo stadio Primo Nebiolo, aspettava la serie di presentazioni del Salone Off, "sezione staccata" del Salone del Libro di Torino. La prima della fila era quella di Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci. Per quello ero lì, tra tecnici del suono che attaccavano jack ai microfoni, gente che sistemava sedie, gente che scrutava il cielo per capire se quelle folate di ventaccio avrebbero portato un temporale rovina-eventi.
13 maggio 2012
LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (14-20 maggio)
Stand by me è venerdì in prima serata su La 5 |
Questa settimana cominciamo da un programma contemporaneo dal gusto ottantologista: si chiama Italia coast2coast ed è la nuova creatura degli amici del Trio Medusa, cresciuti come noi a pane, cartoni e tv private. Una passione che hanno ripescato per la trasmissione, la cui seconda puntata è giovedì alle 21 su Rai2: per due ore abbondanti, il trio pesca e mette sotto i riflettori star delle televendite, fenomeni musicali di provincia, presunti talenti senza vergogna che usano YouTube come cassa di risonanza, perfino format scopiazzati dalle major e trasportati nei canali regionali. Un esempio? Il pugliese La masseria, capolavoro di Tele Regione, un reality in cui aspiranti personaggi dovevano sopravvivere in una masseria abbandonata, cavandosela (quasi) da soli. Una "Fattoria" alle cime di rapa, insomma, con giochi che sembravano presi di peso da La Bustarella di Antenna 3 primi anni Ottanta, come lo scambio di magliette bagnate con topless intravisto (che abbiamo ricordato sulle pagine di Correva l'anno della Girella).
11 maggio 2012
L'ALBUM DEL SALONE DEL LIBRO #1
Forse sarete già stufi di sentircelo ripetere, ma da ieri al Salone del Libro di Torino ci siamo anche noi di Ottantology. A rappresentare noi e la nostra decade, c'è Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, in vendita in tutta Italia da poco meno di due mesi. A portarlo a Torino ci ha pensato Lineadaria, il nostro editore, in uno splendido stand tutto arredato con la linea di mobili di cartone griffati Naj Oleari, tanto per restare in tema con il nostro decennio preferito.
Ecco lo stand nel suo splendore, in attesa dei visitatori. Il salottino, con poltrona e tavolino, e la libreria sullo sfondo sono della linea prodotta dalla P-One di Treviso, con le inconfondibili e allegre fantasie griffate Naj Oleari. Insomma, materiali eco-friendly e design allegro (e anni Ottanta). Cose da Girella, appunto.
Giovedì poco dopo l'apertura del salone, una delle prime visitatrici dello stand di Lineadaria al Lingotto è stata Federica Ugliengo, brand manager di Naj Oleari (e nostra superamica). A proposito, per i visitatori ci saranno anche gadget in omaggio.
E, a proposito di Girella, il meraviglioso Enzo Lerro, il creatore di Lineadaria, ha deciso di dedicarle una parete intera dello stand. E di sfoggiarla con orgoglio, come in questa foto.
Questo cartello invece è un promemoria per voi che rimbalzate su questo blog e pensate di fare un giro al Salone del Libro. Lo stand è al padiglione 1, postazione D38. Praticamente, se entrate dall'ingresso di via Nizza, imboccate il primo corridoio a sinistra, parallelo a quello che avete di fronte, e siete da noi in pochi passi. Se invece avete voglia di incontrare gli autori Elisabetta De Biasio e Giampiero Canneddu e di ascoltare le cover acustiche anni Ottanta degli ICE, l'appuntamento è sabato 12 alle 15 al parco Ruffini. Uno degli appuntamenti del Salone Off, rassegna parallela al salone che animerà la settimana torinese, è con Correva l'anno della Girella.
Vi aspettiamo. Di qui o di là. O in entrambi i luoghi.
10 maggio 2012
SALONE DEL LIBRO: NOI SIAMO QUI
Da oggi si comincia: al Lingotto di Torino, dove c'era l'ufficio stampa delle Olimpiadi del 2006, a un passo dal palazzo del ghiaccio in cui Fabris ci fece scoprire il pattinaggio e a uno e mezzo da Eataly, paradiso dei buongustai, si è aperto il Salone del Libro 2012. Ovvero una delle più grandi rassegne europee dedicate alla lettura.
Che ci facciamo lì, in mezzo a Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli e a tutti i giganti che presenteranno i loro best seller (Ammaniti, Baricco, Mastrocola, Carrisi)? Semplice: ci ha portato il nostro coraggioso editore Enzo Lerro, che si è ritagliato uno spazio espositivo per la sua Lineadaria. Ci accompagna Naj Oleari, che ha vestito di anni Ottanta lo stand (con i mobili in cartone riciclato prodotti dalla P-One) e regalerà gadget ai visitatori. E faremo del nostro meglio, per sfoggiare Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci. Anzi, sabato 12 avremo uno spazio tutto per noi, al Salone Off, la rassegna che accompagna, in tutta la città, la settimana del Salone. L'appuntamento è alle 15 in viale Hugues, al parco Ruffini, davanti allo stadio Primo Nebiolo e a un passo dal palasport: troverete gli autori Elisabetta De Biasio e Giampiero Canneddu e la musica acustica anni Ottanta degli ICE, colonna sonora di ogni tappa del Girella-tour. Portate anche i bambini: dopo di noi, ci sarà Milo Cotogno, star della Melevisione.
Il Salone del Libro è aperto fino a lunedì, dalle 10 alle 22, che diventano le 23 venerdì e sabato. Entrare costa 10 euro, salvo riduzioni. Ma portate qualche soldino in più. Come si fa a entrare lì e rinunciare all'acquisto di qualche libro? Girella compresa, naturalmente...
09 maggio 2012
FIGU: JUARY (Avellino 1980-81)
Jorge Dos Santos Filho, per il mondo del calcio Juary, è nato il 16 giugno 1959 a Sao Joao de Meriti, città di quasi 500mila abitanti nello stato di Rio de Janeiro. A diciannove anni era attaccante titolare del Santos, la squadra di Pelé (giocò anche nella sua partita di addio), e conquistò la convocazione nella Nazionale brasiliana per la Coppa America del 1979. Per dissidi con i dirigenti venne poi ceduto in Messico, all'Universidad de Guadalajara. Ad Avellino arrivò nell'estate del 1980, quasi per caso, nel senso che i dirigenti del club messicano lo convinsero a salire sull'aereo verso l'Italia dicendogli: «Andiamo a vedere giocatori, vieni a darci una mano». E poi, in volo, gli aggiunsero: «Non è vero, ti abbiamo venduto all'Avellino». Juary, come ha raccontato nel 2005 in un'intervista a Alessandro Dell'Orto di Libero, nemmeno sapeva dove fosse Avellino. Il presidente Antonio Scibilia, benché perplesso perché era piccolino, si fidò dell'allenatore Luis Vinicio e chiuse l'affare. Fu una buona scelta: Juary segnò 13 gol in due stagioni, rendendosi popolare in tutta Italia per il suo modo di esultare: una danza attorno alla bandierina. In Irpinia visse anche la tragedia del terremoto: «Per questo» ha aggiunto «io mi sento avellinese».
Nel 1982 finì all'Inter, che lo voleva per usarlo come pedina di scambio per arrivare all'austriaco del Cesena Walter Schachner. L'operazione fallì e Juary restò in nerazzurro senza brillare. Nel 1983 finì all'Ascoli (5 reti e salvezza), nel 1984 alla Cremonese, che retrocesse. L'estate successiva Juary lasciò l'Italia e accettò l'offerta del Porto. In tre stagioni vinse tutto: prima il titolo portoghese, poi la Coppa dei Campioni 1986-87, 2-1 in finale al Bayern Monaco con suo gol decisivo, su assist dell'algerino Rabah Madjer che di tacco aveva segnato la rete del pareggio, e infine la Coppa Intercontinentale. Altre quattro stagioni in Brasile e, nel 1992, è arrivato l'addio al calcio giocato.
In Italia è tornato nel 2005, come allenatore delle giovanili del suo Avellino. Ma prima è stato per tre anni protagonista di un progetto nelle favelas di San Paolo, "Futebol comunitario", nato per tenere lontani dai guai i ragazzini dei quartieri difficili. In seguito ha allenato le giovanili di Potenza, Napoli e Porto, poi la prima squadra di Banzi e Aversa Normanna nelle serie dilettantistiche. Dal 2010 è il tecnico del Sestri Levante, campionato di Eccellenza ligure. Poco più di un mese fa ha centrato, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato, la promozione matematica alla serie D.
Sposatosi due volte, ha cinque figli ed è già nonno: ha qualche chilo in più, ma il sorriso è lo stesso (come prova questa foto). In Italia ha messo radici, visto che ad Avellino ha aperto anche una scuola calcio. Uno dei figli, dopo aver giocato nelle giovanili dell'Udinese e in serie D nel Cervia post-reality show televisivo, è tornato pure lui ad Avellino, nel 2009, per giocare a calcio a 5.
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08 maggio 2012
I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – SEDICESIMA PARTE
Ed eccoci al nostro penultimo appuntamento settimanale con i bellocci dei telefilm anni Ottanta (ma... NO PANIC: sto già partorendo un altro settore di figaccioni da analizzare insieme. Penserete mica che io vi lasci orfane di sondaggi?).
Partiamo con una sitcom indimenticabile ed esilarante: “Tre cuori in affitto”.
Partiamo con una sitcom indimenticabile ed esilarante: “Tre cuori in affitto”.
Il divertente trio di coinquilini |
John Ritter |
L'affascinante oltre che ironico – dote quest'ultima che ha spesso caratterizzato i personaggi da lui interpretati anche nella successiva carriera cinematografica – John è scomparso prematuramente a soli 54 anni nel settembre 2003 proprio mentre si trovava sul set a girare un'altra serie comica (“8 semplici regole”), a causa di una anomalia cardiaca di cui non era mai venuto a conoscenza.
Di altro genere la serie televisiva da cui peschiamo chi dovrà vedersela con il bel cuoco: “Baywatch”, trasmessa per la prima volta negli Stati Uniti più di vent'anni fa, nel 1989, e diventata, dopo poche stagioni, così popolare da entrare nel Guinness dei primati come telefilm più visto. Si stima infatti che almeno l'80% della popolazione mondiale lo abbia seguito almeno un paio di volte in vita sua.
Il pezzo forte di “Baywatch” (ma che ve lo dico a fare?) non era tanto il lavoro indefesso del composito team di bagnini, quanto piuttosto le scene a rallentatore in cui gli stessi entravano in azione e soprattutto quelle che vedevano come protagonista lei, la sexy playmate Pamelona Anderson, aka C.J. Parker, con il suo salvagente rosso (oltre ai due che già facevano parte della dotazione personale)!
Passando al versante maschietti, sicuramente vi ricorderete di Mitch che, smessi i panni di Michael Knight e salutata K.I.T.T., ci ha deliziate col suo fisico statuario (ma oggi il buon David Hasselhoff a forza di farsi ritoccare col botox e sottoporsi a continui interventi di chirurgia plastica, ha perso un po' di punti)... ma lui è fuori concorso perché già è stato protagonista di una precedente puntata del nostro sondaggione.
Di altro genere la serie televisiva da cui peschiamo chi dovrà vedersela con il bel cuoco: “Baywatch”, trasmessa per la prima volta negli Stati Uniti più di vent'anni fa, nel 1989, e diventata, dopo poche stagioni, così popolare da entrare nel Guinness dei primati come telefilm più visto. Si stima infatti che almeno l'80% della popolazione mondiale lo abbia seguito almeno un paio di volte in vita sua.
Il pezzo forte di “Baywatch” (ma che ve lo dico a fare?) non era tanto il lavoro indefesso del composito team di bagnini, quanto piuttosto le scene a rallentatore in cui gli stessi entravano in azione e soprattutto quelle che vedevano come protagonista lei, la sexy playmate Pamelona Anderson, aka C.J. Parker, con il suo salvagente rosso (oltre ai due che già facevano parte della dotazione personale)!
Passando al versante maschietti, sicuramente vi ricorderete di Mitch che, smessi i panni di Michael Knight e salutata K.I.T.T., ci ha deliziate col suo fisico statuario (ma oggi il buon David Hasselhoff a forza di farsi ritoccare col botox e sottoporsi a continui interventi di chirurgia plastica, ha perso un po' di punti)... ma lui è fuori concorso perché già è stato protagonista di una precedente puntata del nostro sondaggione.
David Charvet nei panni di Matt |
David Charvet in una immagine recente |
A contendersi la vittoria di questa manche con il bel protagonista di “Tre cuori in affitto” sono invece l'attraente guardia-spiaggia Matt Brody (interpretato da David Charvet, noto anche per aver conquistato niente popò di meno che Bar Refaeli e Tori Spelling), che a quella televisiva ha affiancato anche una carriera musicale, e Cody Madison (ovvero David Chokachi), eletto da “People” nel 1997 tra le 50 persone più belle al mondo, entrambi cresciuti bene come dimostrano le foto (che sicuramente apprezzerete).
David Chokachi nei panni di Cody |
David Chokachi oggi |
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07 maggio 2012
TRENT'ANNI FA LA MORTE DI GILLES VILLENEUVE
Gilles Villeneuve (18 gennaio 1950-8 maggio 1982) |
«...Se il calcio era il primo rito pagano, il secondo era la Formula 1, o meglio la Ferrari. All'epoca non si poteva essere nati tra Livigno e Gela e non essere ferraristi. Tanto più che, dopo i fasti di Niki Lauda e qualche anno di mediocrità, era comparso all'orizzonte un piccoletto canadese con il nome francese, i capelli spettinati, gli occhi furbi e una faccia tosta da incosciente. Villeneuve, appunto: fu facile innamorarsene per la sua imprevedibilità. Sorpassava dove gli altri non ci pensavano nemmeno, in partenza guadagnava regolarmente quattro o cinque posizioni e spesso cozzava avversari e muretti in incidenti assurdi e immortalati in decine di replay.
Ma, con lui al volante, contava più l'uomo della macchina. Portò al successo una Ferrari lumacona in Spagna, tenendosi dietro cinque avversari più veloci ma tutti a sbuffare in fila indiana come al casello di Melegnano il tre di agosto. Fece quasi un giro senza una ruota e un pezzo di gran premio senza il muso, peraltro arrivando terzo. Nel 1982 gli misero in mano una macchina finalmente veloce. Spettacolarmente veloce. Ma maledetta. Era l'8 maggio, un sabato di prove cronometrate al gran premio del Belgio, quando la gomma anteriore sinistra della sua rossa 27 salì sopra la posteriore destra della March di Jochen Mass, che procedeva più lento. La Ferrari decollò, atterrò, ridecollò, si capovolse e finì la sua corsa a brandelli, non prima di aver gettato fuori un proiettile inanimato dalla sua carcassa. Era Gilles. All'epoca le prove non erano in diretta. Ma la tv si rabbuiò, interrompendo le sue placide trasmissioni da sabato del villaggio, per riaccendersi con le immagini in diretta dal Belgio e con la voce cupa e tesa di Mario Poltronieri. Ricordo che piansi. E sicuramente non ero il solo».
Ma, con lui al volante, contava più l'uomo della macchina. Portò al successo una Ferrari lumacona in Spagna, tenendosi dietro cinque avversari più veloci ma tutti a sbuffare in fila indiana come al casello di Melegnano il tre di agosto. Fece quasi un giro senza una ruota e un pezzo di gran premio senza il muso, peraltro arrivando terzo. Nel 1982 gli misero in mano una macchina finalmente veloce. Spettacolarmente veloce. Ma maledetta. Era l'8 maggio, un sabato di prove cronometrate al gran premio del Belgio, quando la gomma anteriore sinistra della sua rossa 27 salì sopra la posteriore destra della March di Jochen Mass, che procedeva più lento. La Ferrari decollò, atterrò, ridecollò, si capovolse e finì la sua corsa a brandelli, non prima di aver gettato fuori un proiettile inanimato dalla sua carcassa. Era Gilles. All'epoca le prove non erano in diretta. Ma la tv si rabbuiò, interrompendo le sue placide trasmissioni da sabato del villaggio, per riaccendersi con le immagini in diretta dal Belgio e con la voce cupa e tesa di Mario Poltronieri. Ricordo che piansi. E sicuramente non ero il solo».
06 maggio 2012
LA GUIDA TV DI OTTANTOLOGY (7-13 maggio)
Niente da fare: dopo due venerdì consecutivi con Vic Berreton e i due film de Il tempo delle mele, La5 rinuncia a fare il tris, non trasmettendo L'étudiante, considerato il terzo episodio della serie, uscito nel 1988 con una Sophie Marceau già grandicella che però si chiama Valentine. Però il canale d'intrattenimento al femminile di Mediaset non lascia soli noi ottantologisti. Venerdì alle 21,10 sarà replicato Sixteen Candles, sottotitolo italiano Un compleanno da ricordare, film Usa del 1984, che parla della travagliata festa per il sedicesimo compleanno di Samantha, alias Molly Ringwald. Nel film c'è anche, nel ruolo del secchione, Anthony Michael Hall che non a caso, quindici anni dopo, fu scelto per il ruolo di mister Microsoft Bill Gates ne I pirati di Silicon Valley. E i più attenti noteranno un ancor giovane John Cusack. Se la trama non vi convince, godetevi il film per la colonna sonora: la canzone a tema è degli Stray Cats, maghi del rockabilly, e poi si possono ascoltare Patti Smith, i Thompson Twins, gli Spandau Ballet, Billy Idol, gli Wham! e perfino gli Ac-Dc. Il film sarà replicato sabato pomeriggio alle 17,40.
04 maggio 2012
OLIMPIADI ANNI OTTANTA (PRIMA DEI DURAN DURAN)
E dunque saranno i Duran Duran a cantare, al concerto a Hyde Park che il 27 luglio aprirà la grande festa delle Olimpiadi di Londra 2012. La notizia è di pochi giorni fa e ha fatto un tot di rumore, scatenando anche taglienti ironie: "I Duran Duran canteranno all'apertura delle Olimpiadi. Dev'essere il nuovo stile di attentati di Al Qaida" ha scritto su Twitter l'umorista (già firma di Cuore) Lia Celi. Pare, inoltre, che la scelta sia caduta su Simon Le Bon e compagni dopo i no (per motivi di ingaggio: avrebbero chiesto troppo) di Mick Jagger e Paul McCartney.
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03 maggio 2012
CEN-TO-MI-LA! (POST AUTOCELEBRATIVO)
Che poi il titolo non è del tutto veritiero: in realtà vogliamo celebrare voi, tutti voi amici senza un volto, che in questi mesi siete passati da queste pagine per centomila volte. Stanotte (e sì, avrei voluto essere sveglio per assistere al momento, ma l'età avanza e il sonno pure...) abbiamo tagliato il traguardo del clic numero 100.000 su Ottantology, il blog. Non è male, in un anno e poco più: siamo online dal 21 marzo 2011, esattamente un anno prima della pubblicazione di Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci. E soprattutto siamo felicissimi.
02 maggio 2012
FIGU: PIETRO VIERCHOWOD (Como 1980-81)
Vierchowod Pietro è nato a Calcinate, in provincia di Bergamo, il 6 aprile 1959. Il suo cognome svela le origini ucraine (il padre era un soldato dell'Armata Rossa deportato e diventato operaio metalmeccanico in Italia), da cui il soprannome zar. Ha esordito in serie A il 14 settembre 1980, prima di campionato: il suo Como venne sconfitto 1-0 in casa dalla Roma. A Como era arrivato diciassettenne, collezionando 85 presenze tra B e C1 prima del salto nella massima serie. Acquistato dalla Sampdoria, finì in prestito prima alla Fiorentina (secondo posto, ma anche convocazione per il Mundial 1982), poi alla Roma, con cui vinse il suo primo scudetto. In blucerchiato è rimasto fino al 1995, conquistando quattro volte la Coppa Italia, lo scudetto 1990-91 (con Boskov, Mancini, Vialli), la Coppa delle Coppe 1990 e la finale di Coppa dei Campioni 1992, in cui la Samp cadde ai supplementari di fronte al Barcellona.
Vinse comunque la Champions League nel 1996 con la Juve, schierato titolare nella finale con l'Ajax. Poi un inizio di stagione (senza scendere in campo e con contratto rescisso) al Perugia, un anno al Milan e tre nel Piacenza, prima di chiudere la carriera di calciatore alla fine della stagione 1999-2000, all'età di 41 anni. In A ha giocato 562 partite, quinto nella classifica dei più presenti di tutti i tempi. In Nazionale ha chiuso con 45 presenze, due reti, tre mondiali disputati e uno vinto (nel 1982, ma senza scendere in campo).
Dopo aver chiuso con il campo, ha tentato la carriera di allenatore, collezionando tre esoneri: Catania, Florentia Viola (la squadra erede della fallita Fiorentina, ripartita dalla C2) e Triestina. Opinionista televisivo della scuderia Rai, ha interrotto il suo ruolo di seconda voce nelle telecronache, dopo essersi candidato alle elezioni comunali a Como. Il primo turno è in programma domenica 5 maggio, fra quattro giorni, e Vierchowod è il leader della lista civica Un faro per Como, che ha tra i candidati anche l'ex stopper (287 presenze in serie A e lo scudetto vinto nel 1984-85 con il Verona) Silvano Fontolan. Questo è il suo spot elettorale: è a dir poco in forma. Nell'ultima dichiarazione dei redditi ha denunciato guadagni per 14mila euro, fanalino di coda tra i sedici candidati sindaci di Como. Sposato con la ragazza che conobbe a Como agli albori della sua carriera, ha due figli maschi di 29 e 24 anni e una femmina di 17.
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01 maggio 2012
I BELLOCCI DEI TELEFILM ANNI OTTANTA – QUINDICESIMA PARTE
E la coppia d'oro del poliziesco anni Ottanta? Ve la ricordate? Certo, sto parlando proprio di loro: James “Sonny” Crockett e Ricardo “Rico” Tubbs!
“Miami Vice” – serie costosissima, con un budget di quasi un milione e mezzo di dollari a puntata, ma dal successo strepitoso e premiata con due Emmy e due Golden Globes – raccontava infatti le avvincenti e complesse avventure di due detectives della narcotici sotto copertura.
Ma non due qualsiasi... eh no!
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