Gli anni Ottanta erano lì a un passo,
quando la minorenne Anna Oxa e la poco più che ventenne Donatella
Rettore si fecero notare – in tutti i sensi – nel pigro panorama
musicale italiano. Nel 1978 una giovane cantante di origini albanesi
cresciuta a Bari catturò l'attenzione di pubblico e critica con
Un'emozione da poco: capelli neri, come i guanti da pilota di pelle,
look post punk studiato (pare) da Ivan Cattaneo apposta per lei, Anna
Oxa dimostrava molto più dei suoi diciassette anni, dal punto di
vista della maturità artistica. L'anno successivo, Rettore (niente
nome di battesimo: “Non capisco perché tutti quanti continuino
insistentemente a chiamarmi Donatella. O-oh bella...”) uscì dal
limbo a cui l'avevano consegnata due Sanremo anonimi e altrettanti
album con Splendido Splendente, ovvero un inno alla chirurgia
plastica quindici anni prima delle tette di Pamela Anderson e trenta
prima delle labbra di Valeria Marini.
28 marzo 2013
21 marzo 2013
CORREVA L'ANNO DELLA GIRELLA, UN ANNO DOPO
A quelli che l'hanno letto
A quelli che l'hanno cercato
A quelli che, per trovarlo, hanno litigato con il libraio
A quelli che si sono fatti una risata
A quelli che si sono concessi un sospirino nostalgico
A quelli che ci hanno suonato sopra
A quelli che l'hanno letto in anteprima e ci hanno fatto un video
A quelli che lo hanno recensito su Anobii (quattro stelle, mica pizza & fichi)
A quelli che lo hanno recensito sui media
A quelli che ci mandano le foto quando lo trovano in giro
A quelli che ci hanno investito soldi e speranze
A quelli che hanno pazientato in silenzio quando ripetiamo sempre "il libro di cui amiamo vantarci"
A tutti voi, grazie.
È passato un anno giusto giusto dalla pubblicazione di Correva l'anno della Girella. Non siamo diventati né ricchi né famosi. Ma abbiamo collezionato emozioni belle. E non abbiamo ancora smesso. Ed è questa la cosa più importante
14 marzo 2013
LE GNOCCHE DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - SETTIMA ELIMINATORIA
Si possono calcolare i dischi venduti, il numero di copertine di riviste ottenute, l'affluenza di pubblico ai concerti. Ma per la classe non esiste unità di misura. Di certo, Whitney Houston e Sade ne avevano, oltre la media. Così come la loro voce saliva un'ottava o due sopra la massa. Anche quando, ed è il caso dell'americana, l'esordio internazionale fu fatto di canzonette leggere come il suo viso acqua e sapone.
Imparammo a conoscere Whitney Houston all'improvviso nel 1985, tutta riccioli ed energia in How will I know. La prima cosa che compariva nel video erano le sue gambe. Poi il fisico mozzafiato. Poi una cascata di riccioli tenuti insieme da un fiocco molto anni Ottanta. Poi si voltava e imparammo a conoscerne il sorriso. Infine la voce: bastavano i motivetti dance, come questo o come I wanna dance with somebody, per capire che madre Natura l'aveva dotata di un'intera orchestra pronta a scatenarsi ogni volta che avesse aperto la bocca per cantare. Canzoni più dolci come All at once o come I will always love you (anno 1992, protagonista del film Guardia del corpo con Kevin Costner, storia di una popstar schiacciata dal suo successo e da un fan minaccioso) fecero il resto, consacrandola come vera principessa della musica. Alla fine della nostra decade aveva già conquistato due Grammy: il primo per Saving all my love for you (un altro lento mozzafiato) e il secondo per I wanna dance with somebody. Il suo sorriso era solare come il suo fascino. Un sole che si spense piano piano, tra mariti violenti e dipendenze dalla droga, fino alla tragica fine del febbraio 2012, poco più di un anno fa.
Sade entrò negli anni Ottanta con un piglio diverso: ritmi sincopati, un sassofono a mescolare suggestioni jazz e ambientazioni da night club di classe. E, comunque, una voce calda, avvolgente, pazzesca. La ammirammo nei video, con gli abiti eleganti che fasciavano un corpo da modella. La fissavamo negli occhi grandi e affascinanti, guardavamo le sue labbra muoversi e facemmo amicizia con la sensualità sottintesa, anche da sedicenni che preferivano l'esplicito. Il primo problema fu imparare il nome, anche per i disc jockey. La chiamammo Scèid o, al limite, Sàd alla francese, prima di capire che la pronuncia esatta di quel nome nigeriano (come lei, nata a Ibadan) era Sciadèh. Tra il 1984 e il 1986 inanellò singoli memorabili: da Your love is king a Smooth operator, da The sweetest taboo a Is it a crime. Dicono le statistiche che nessuna cantante solista inglese abbia venduto più dischi di lei nel mondo: 110 milioni finora. Dice la macchina fotografica che non dimostra nemmeno un po' i suoi 54 anni. E dice il professor Raffaele, che l'ha ascoltata dal vivo per noi solo pochi mesi fa, che è ancora tremendamente brava.
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