E voi dove eravate domenica 11 luglio 1982?
Io ero a casa, appena tornato da una vacanza con la famiglia in Toscana. Il giorno di Italia-Brasile, per dire, eravamo a Prato, la città di Paolo Rossi. E la partita la sbirciammo in una tv accesa fuori da un negozio di elettrodomestici (vi ricordate quando le tv a colori erano ancora una novità e i negozi, per sfoggiarle, le accendevano in vetrina?). Per la finale contro la Germania, però, eravamo in salotto. Sul divano i maschi adulti. Seduto per terra io, che avevo dodici anni, costretto al tappeto un po' per questioni di età e un po' perché ero agitato e non avrei mai retto novanta minuti fermo. C'era perfino mia madre, che a tutte le altre partite in tv che guardavo con papà sbuffava annoiata (e no, non se ne parlava ancora, nel 1982, di avere due televisori in casa), e che stavolta invece stava aspettando il calcio d'inizio in ansia, seduta tutta storta sulla poltrona, per guardare un po' di schermo anche lei.
Ricordo il dibattito del prepartita: Gentile doveva marcare Littbarski o Rummenigge? Io propendevo per Littbarski. E anche Bearzot. E poi ricordo il rigore di Cabrini, quello calciato fuori prima dell'intervallo (e prima i miei insulti bambini a "quell'armadio" di Briegel che aveva schiacciato Bruno Conti). Il marito di mia cugina mi fece salire l'ansia a mille, recitando una sorta di rosario che durò dalla fine del primo tempo al rientro in campo: «Ma perché... perché... perché Cabrini... poteva tirarlo Rossi, oppure Conti, poteva tirarlo Altobelli, poteva tirarlo Tardelli, o Scirea...». E via con tutti gli altri azzurri in campo, Zoff escluso, tra una boccata di sigaretta e l'altra, perché nel 1982 non era politicamente scorretto fumare in presenza di un dodicenne né farlo senza uscire sul balcone.
Poi segnò Rossi. Dalle finestre aperte, insieme all'afa e alle zanzare, entrò un urlo incredibile che ruppe la quiete delle strade insolitamente silenziose. Era l'Italia intera che gridava di gioia. Poi gridò Tardelli, poi si aggiunse Altobelli. E anche se segnò Breitner, la pensavamo tutti come Sandro Pertini in tribuna: «Non ci prendono più» (mio zio aveva letto perfettamente il labiale). Poi finì, quando Nando Martellini pronunciò il suo, meraviglioso, liberatorio rosario: «Campioni del mondo... campioni del mondo... campioni del mondo...». Chiesi a papà di uscire in strada a festeggiare, insieme al marito di mia cugina («Andranno a fare il bagno nella fontana...» disse schizzando fuori dalla porta. Ma lui mi concesse solo di stare alla finestra a guardare quelli che passavano con i clacson e le bandiere. Poi gli chiesi di comprarmi un tricolore che, dalla mattina dopo, appendemmo alla finestra. Fu il giorno in cui migliaia di famiglie, per la prima volta nella loro vita, cominciarono a tenere una bandiera italiana in casa.
Poi segnò Rossi. Dalle finestre aperte, insieme all'afa e alle zanzare, entrò un urlo incredibile che ruppe la quiete delle strade insolitamente silenziose. Era l'Italia intera che gridava di gioia. Poi gridò Tardelli, poi si aggiunse Altobelli. E anche se segnò Breitner, la pensavamo tutti come Sandro Pertini in tribuna: «Non ci prendono più» (mio zio aveva letto perfettamente il labiale). Poi finì, quando Nando Martellini pronunciò il suo, meraviglioso, liberatorio rosario: «Campioni del mondo... campioni del mondo... campioni del mondo...». Chiesi a papà di uscire in strada a festeggiare, insieme al marito di mia cugina («Andranno a fare il bagno nella fontana...» disse schizzando fuori dalla porta. Ma lui mi concesse solo di stare alla finestra a guardare quelli che passavano con i clacson e le bandiere. Poi gli chiesi di comprarmi un tricolore che, dalla mattina dopo, appendemmo alla finestra. Fu il giorno in cui migliaia di famiglie, per la prima volta nella loro vita, cominciarono a tenere una bandiera italiana in casa.
E voi? Dove eravate il giorno di Italia-Germania 3-1, esattamente trent'anni fa?
Io ero a Cavi di Lavagna, nel Bar dell'Hotel Arco del Sole, pieno di tedeschi. Alla fine bloccammo l'Aurelia facendo fare il toro alle auto che passavano. Poi su un Renegade rigorosamente anni 80 salimmo sul marciapiede del lungomare di Sestri facendo zig zag tra le aiuole e cantando ROSSI - TARDELLI - Al-TO-BELLI -
RispondiEliminaIl 2006 non è stato così bello.
Ero a casa, a Milano, avevo appena finito di disegnare la bandiera dell'Italia, ero piccina, appena vinse uscimmo con i vicini e andammo in Duomo a festeggiare. Bei ricordi
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