Jorge Dos Santos Filho, per il mondo del calcio Juary, è nato il 16 giugno 1959 a Sao Joao de Meriti, città di quasi 500mila abitanti nello stato di Rio de Janeiro. A diciannove anni era attaccante titolare del Santos, la squadra di Pelé (giocò anche nella sua partita di addio), e conquistò la convocazione nella Nazionale brasiliana per la Coppa America del 1979. Per dissidi con i dirigenti venne poi ceduto in Messico, all'Universidad de Guadalajara. Ad Avellino arrivò nell'estate del 1980, quasi per caso, nel senso che i dirigenti del club messicano lo convinsero a salire sull'aereo verso l'Italia dicendogli: «Andiamo a vedere giocatori, vieni a darci una mano». E poi, in volo, gli aggiunsero: «Non è vero, ti abbiamo venduto all'Avellino». Juary, come ha raccontato nel 2005 in un'intervista a Alessandro Dell'Orto di Libero, nemmeno sapeva dove fosse Avellino. Il presidente Antonio Scibilia, benché perplesso perché era piccolino, si fidò dell'allenatore Luis Vinicio e chiuse l'affare. Fu una buona scelta: Juary segnò 13 gol in due stagioni, rendendosi popolare in tutta Italia per il suo modo di esultare: una danza attorno alla bandierina. In Irpinia visse anche la tragedia del terremoto: «Per questo» ha aggiunto «io mi sento avellinese».
Nel 1982 finì all'Inter, che lo voleva per usarlo come pedina di scambio per arrivare all'austriaco del Cesena Walter Schachner. L'operazione fallì e Juary restò in nerazzurro senza brillare. Nel 1983 finì all'Ascoli (5 reti e salvezza), nel 1984 alla Cremonese, che retrocesse. L'estate successiva Juary lasciò l'Italia e accettò l'offerta del Porto. In tre stagioni vinse tutto: prima il titolo portoghese, poi la Coppa dei Campioni 1986-87, 2-1 in finale al Bayern Monaco con suo gol decisivo, su assist dell'algerino Rabah Madjer che di tacco aveva segnato la rete del pareggio, e infine la Coppa Intercontinentale. Altre quattro stagioni in Brasile e, nel 1992, è arrivato l'addio al calcio giocato.
In Italia è tornato nel 2005, come allenatore delle giovanili del suo Avellino. Ma prima è stato per tre anni protagonista di un progetto nelle favelas di San Paolo, "Futebol comunitario", nato per tenere lontani dai guai i ragazzini dei quartieri difficili. In seguito ha allenato le giovanili di Potenza, Napoli e Porto, poi la prima squadra di Banzi e Aversa Normanna nelle serie dilettantistiche. Dal 2010 è il tecnico del Sestri Levante, campionato di Eccellenza ligure. Poco più di un mese fa ha centrato, con cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato, la promozione matematica alla serie D.
Sposatosi due volte, ha cinque figli ed è già nonno: ha qualche chilo in più, ma il sorriso è lo stesso (come prova questa foto). In Italia ha messo radici, visto che ad Avellino ha aperto anche una scuola calcio. Uno dei figli, dopo aver giocato nelle giovanili dell'Udinese e in serie D nel Cervia post-reality show televisivo, è tornato pure lui ad Avellino, nel 2009, per giocare a calcio a 5.
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