La stanza del laboratorio di teatro all'istituto Giovanni XXIII |
La passione. Non c'è nulla che importi come la passione. Quando ci si accinge a intraprendere un progetto, quando si cerca di realizzare un sogno, la passione aiuta a vedere solo il traguardo, e non gli ostacoli che ci sono in mezzo.
Noi privilegiati di Ottantology lo abbiamo imparato sabato pomeriggio, nel più bel regalo di Natale ottantologista che potessimo desiderare. C'è un gruppo di persone che ha preso Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, lo ha sfogliato, sottilineato con l'evidenziatore, tagliato e cucito e ne ha ricavato uno spettacolo di un'ora e mezza, un musical colorato con sketch, canzoni e balletti. Quelle stesse persone hanno preparato costumi e scenografie: al soffitto dell'auditorium, per esempio, erano appese una confezione gigante di Billy all'arancia e una alla mela (precisione filologica assoluta: nessun Billy alla pesca, per carità) e poi un pacchetto di Big Babol e due gettoni telefonici. Ci hanno lavorato da settembre, tra prove, lavori assortiti, canzoni da scegliere, battute e passi di danza da mandare a memoria. E se non sapete che cosa sia l'ansia da palcoscenico, avreste dovuto vedere quanto erano agitate Sara e Roberta, splendide autrici e registe. E sentire la tachicardia di Roberta, prima della scena più difficile.
Invece è stato tutto perfetto. Gli attori si divertivano (quello - sì, era maschio - che interpretava Heather Parisi non avrebbe mai voluto scendere dal palco) e si calavano nei personaggi, da un Mike Bongiorno che teneva gli occhiali nella mano destra proprio come lui, ai protagonisti delle pubblicità mimate, alla Sandra Mondaini che sconvolgeva un lenzuolo a pedate vicino a un Raimondo Vianello con la Gazzetta in mano. E il pubblico rideva. E sapete una cosa? Fa tutto un altro effetto sentire le risate vere, rumorose, quando quella appena sentita è una battuta del tuo libro...
Fin qui, la cronaca della "prima" di Correva l'anno della Girella, in versione musical, andata in scena sabato 22 dicembre a Lessona, in provincia di Biella. Quello che ancora non sapete è chi fossero gli attori: lo spettacolo fa parte del progetto teatrale dell'istituto Giovanni XXIII, una struttura che accoglie, cura e migliora la vita di una cinquantina di disabili, di età compresa tra i 25 e i 60 anni. La loro vita è in salita e continua a esserlo, anche se all'istituto una moltitudine di persone attente e preparate fa di tutto per rendere la salita meno ripida: per qualcuno un gradino, un corridoio da percorrere con le stampelle, una battuta da imparare a memoria o da leggere e pronunciare correttamente sono un ostacolo tremendamente alto. Ma nessuno di loro, né gli attori né gli operatori del centro, ha fatto caso agli ostacoli, in questi tre mesi di lavoro: hanno visto solo l'obiettivo finale, ovvero mettere in scena lo spettacolo e divertire chi c'era.
Merito della passione, un ingrediente segreto che rende tutto più facile. E più dolce.
(E se ci fosse modo di organizzare una replica, vi avvisiamo prima. E vi invitiamo).
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