Ventiquattro anni fa, era il 18 maggio 1988, una lunga e grave malattia spense all'età di sessant'anni la vita di Enzo Tortora, stella della tv italiana, ideatore di Portobello, storico programma del venerdì sera, e poi simbolo suo malgrado degli errori giudiziari e delle loro conseguenze. Su Correva l'anno della Girella, il libro di cui amiamo vantarci, c'è un capitolo dedicato alla tv del venerdì sera degli anni Ottanta. E in quel capitolo si parla molto di lui. Così.
Tortora (onore al merito) aveva saputo creare la prima piazza televisiva, dando spazio alla gente vera, alle storie delle persone raccontando in questo modo l’Italia, che al venerdì sera si fermava per seguirlo. La trasmissione, che sapeva elegantemente ora commuovere ora divertire ma senza mai cadere (o meglio, scadere) negli eccessi o nelle tristi spettacolarizzazioni cui siamo abituati noi oggi, continuò negli anni a tenere inchiodati davanti ai televisori una media di oltre 20 milioni di telespettatori fino alla sua brusca interruzione nel giugno 1983 a causa della dolorosa vicenda che vide coinvolto Tortora, vittima di un tremendo errore giudiziario: per un nome letto male sull’agenda di un malavitoso (c’era scritto “Tortona”), il presentatore genovese venne arrestato con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico e assolto solo dopo il carcere e lunghi processi.
Il 20 febbraio 1987, dopo quattro anni di buio, Tortora, accolto in studio da una lunga standing ovation, fece il suo ritorno in video, visibilmente commosso e provato (la vicenda aveva infatti compromesso la salute del conduttore, che di lì a poco, il 18 maggio 1988, morì). Senza perdere quella rara signorilità e l’ammirevole aplomb che lo avevano sempre contraddistinto, rivolse al suo pubblico un toccante discorso esordendo con la famosa domanda: «Dunque, dove eravamo rimasti?».
Il 20 febbraio 1987, dopo quattro anni di buio, Tortora, accolto in studio da una lunga standing ovation, fece il suo ritorno in video, visibilmente commosso e provato (la vicenda aveva infatti compromesso la salute del conduttore, che di lì a poco, il 18 maggio 1988, morì). Senza perdere quella rara signorilità e l’ammirevole aplomb che lo avevano sempre contraddistinto, rivolse al suo pubblico un toccante discorso esordendo con la famosa domanda: «Dunque, dove eravamo rimasti?».
(da Correva l'anno della Girella, pagine 108-109)
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