01 marzo 2012

LE GNOCCHE DEI CARTONI ANNI OTTANTA #8


«Io non sono cattiva, mi disegnano così». Ti hanno disegnata benissimo, cara Jessica Rabbit. Non c'era un tratto di matita fuori posto nell'eroina del film datato 1988 che mescolava cartoons ad attori in carne e ossa. Bob Hoskins era il detective duro e un po' stranito, nel doversi occupare di esseri a due dimensioni invece che dei soliti gangster. Roger il coniglio era la parte comica del film. Ma lei, Jessica, era la sensualissima, avvenentissima, meravigliosissima protagonista femminile. Capelli rossi, occhioni sognanti, spacco vertiginoso e scollatura resa generosa per forza: non esisteva vestito abbastanza ampio, per quelle curve lì. Bastò una scena, con lei sul palco a cantare una vecchia canzone, per tenere in pugno tutti i maschietti, veri o cartoons. E mentre sognavamo di essere il cravattino di Bob Hoskins, tormentato dalle manine della soubrette, eravamo nelle condizioni di sentirci porre la domanda: «Hai una carota in tasca o sei felice di vedermi?». La seconda che hai detto, Jessica.
Eravamo piccoli e innocenti e privi di malizia, quando ci piaceva seguire le avventure sullo schermo della più famosa famiglia preistorica della storia, i Flintstones. Solo dopo, e anche grazie alle numerose parodie scollacciate (cercate in rete, se non ci credete) capaci di interpretare le nostre fantasie nascoste, ci siamo resi conto che Wilma Flintstone e Betty Rubble passavano la giornata con un succinto miniabito e poco altro. Ok, niente scarpe con il tacco, perché non si usava nemmeno nella preistoria di Bedrock, ma i fans dei piedi nudi avranno apprezzato. Carine? Sì, certo. E poi incarnavano una grande speranza per tutti noi che non somigliamo al Big Jim: anche le ragazze magre e sexy, a volte, si innamorano dei trogloditi con la pancia, gli alluci che sembrano mappamondi e con una strana passione per il bowling...
E le studentesse detective che facevano compagnia a Scooby Doo? Vale lo stesso: non le notavamo nemmeno, come icone sexy, fino alla maggiore età abbondante. E poi hanno acquistato un certo qual perché. Daphne, la rossa con cerchietto e foulard al collo, era la carina per antonomasia. Inoltre amava prendersi cura del suo aspetto, sapeva come muoversi e come valorizzarsi. Velma invece era la secchiona con caschetto, occhiali e quei calzettoni che erano un affronto al sex appeal. Forse. Perché in età matura (e anche qui le numerose rivisitazioni disegnate hanno avuto il loro ruolo) ci è venuto il sospetto che sotto quel maglione abbondante, battesse un caldo cuoricino da sex bomb.
Nella categoria "donne al volante" rientra Penelope Pitstop, l'unica concorrente femmina (molto femmina) delle corse pazze in cui Dick Dastardly e il cane Muttley arrivavano sempre ultimi. Rosa l'auto, rosa il casco, rosa la tutina e fucsia i fuseaux, infilati dentro un paio di stivali bianchi tacco dieci, la pilotessa era bionda e ammiccante. E andava pure veloce.

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