Oggi parliamo di donne coraggiose. Belle anche per il loro coraggio, manifestato fin da quando erano poco più che adolescenti. Perché Giuni Russo e Gianna Nannini hanno qualcosa in comune: l'aver fatto la valigia molto, ma molto presto per seguire la loro passione, la musica. Giuseppa Romeo, nona di dieci figli (ma Anna, che le faceva da babysitter morì ancora bambina), partì per Milano che non era ancora maggiorenne, e quando non erano ancora gli anni Settanta, pur di suonare e cantare. Ben presto incontrò l'amore della sua vita e, a proposito di coraggio, l'amore aveva (anzi ha) un nome femminile, quello di Maria Antonietta Sisini, musicista come lei, nemmeno diciottenne come lei, partita da un'isola (la Sardegna) come lei, per fare strada. Questo amore ha trasceso i limiti della morte, che ha portato via Giuni Russo nel 2004, a 53 anni, per manifestarsi in tante iniziative per onorare la memoria della cantante e per promuovere l'arte, come la fondazione che porta il suo nome.
Il resto è storia della musica, dall'esordio su un palcoscenico importante come Sanremo nel 1969 fino alla collaborazione con Franco Battiato, che scrisse per lei Un'estate al mare (anno 1982, boom in hit parade), ma anche Alghero. Senza contare altre canzoni come Mediterranea o Le sere d'agosto, che lasciavano liberare la progfondità e l'impressionante estensione vocale della cantante siciliana con i capelli neri e dritti. Mediterranea era la sua bellezza e, nel periodo della battaglia contro il cancro, quando la chemioterapia si era portata via i capelli e lei si faceva disegnare arabeschi con l'henné sul cuoio capelluto (come nella foto che abbiamo scelto), era ancora più bella.
Solo pochi anni dopo, era il 1975, Gianna Nannini lasciò Siena, la famiglia e la fabbrica di dolci di famiglia, dove una macchina impastatrice le aveva divorato due falangi. La destinazione? Milano. Si fece notare nella casa discografica di Mara Maionchi (ma sì, quella di X Factor e di Amici e della pubblicità della compagnia telefonica) che la inserì in un gruppo. E poi partì la carriera da solista: nel 1979 aveva già pubblicato due album ed aveva fatto un viaggio negli Stati Uniti, quando pubblicò California. In copertina, la statua della libertà, invece della fiaccola, stringeva in mano un vibratore. Era il 1979, a proposito di coraggio. Senza contare la canzone America, rock come in Italia se ne sentiva poco e pure cantato da una ragazza, che parlava apertamente di masturbazione: vendette più dischi e fece più concerti in Germania che in Italia. Ma poi arrivò il 1984, con Fotoromanza e l'amore che è una camera a gas. E l'Italia intera volse lo sguardo dalla sua parte. Ora i suoi album sono diciotto, esclusi raccolte e live (a proposito, cercate il doppio TuttoLive del 1985, se volete capire che cos'è l'energia sul palco). E il coraggio è quello di prima: ricordate la figlia Penelope, partorita a 56 anni? Anche il viso è quello di allora: capelli ribelli, sorriso furbo, naso asimmetrico. E occhi dall'immenso carisma.
E adesso scegliete, se ne avete il coraggio...
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