19 agosto 2013

OTTANTOLOGY AL REWIND THE 80S FESTIVAL #3

Ci siamo: il secondo giorno del Rewind the 80s Festival, domenica 28 luglio, è qui per voi e per la vostra invidia. Il racconto è a cura dei nostri inviati Elizabeth e Raffaele, la vicepreside e il prof. E se vi siete persi le puntate precedenti, correte in fondo a questo post e troverete i link.

I Level 42 sul palco

Secondo giorno e… acqua a catinelle. Il risveglio è un rainday più che un sunday. Si impreca contro giove pluvio e l’unione di tanta volontà basta a scongiurare il peggio. 
Il tempo rimane clemente al punto da far titolare al locale The Courier: "Fabulous rewind time, come rain or shine" (qualcosa che in italiano suona come: “Favolosi tempi andati, sia asciutti che bagnati”), ahahahahah roba che neanche Pippo della Lines avrebbe osato …
Torniamo alla cronaca. Arrivano ad aprire il secondo giorno i Blow Monkeys dell’eclettico Dr. Robert. Abbiamo amato moltissimo i loro successi quali: This is your life e ancor di più Digging your scene e It doesn’t have to be this way, quindi gli perdoniamo qualche stecca di troppo. A seguire i claudicanti The Blockheads che inventarono lo slogan Sex & drugs & rock & roll ma che oggi appaiono più vecchi che vintage.
Chi ha lanciato una scarica positiva di adrenalina pura è stato Al McKay con gli EWF (Earth Wind and Fire) Experience che ha infiammato il pubblico con September, Boogie Wonderland, Fantasy e tanti altri successi, accompagnato da una miriade di musicisti bravissimi. (La vicepreside si è presa una bella mezz’ora di puro ballo, che divertimento!).

Mark King dei Level 42 con la vicepreside e il prof


Belli carichi da cotanta disco sulla pelle, arrivano i Level 42 di Mark King & Co. a darci la risposta sul significato della vita. Il nome Level 42, infatti, pare affondi le radici nella letteratura fantascientifica (un po’ come i Duran Duran del resto). Si inizia con qualche brano minore per dare spazio poi alle hits. Running in the family, Something about you e Lessons in love hanno infiammato la folla. Curioso contrattempo è stato l’unico blackout di qualche minuto che ha dato la possibilità di assistere a una performance acustica a 8 mani 8 (!!!) alla batteria, guidata normalmente dal solo Pete Ray Biggin. Tutti a picchiare e a far saltare il pubblico, compreso quel grande personaggio che è Mark King. Finita la performance, ci regala qualche battuta nella zona dedicata ai fans, mentre, da lontano, Sonia canta Hopelessy devoted to you (Grease… ricordate?) a infarcire un repertorio alquanto scarno e lui si unisce canticchiando con il pubblico della Vip Area e con i giornalisti presenti.

Nik Kershaw


Nel frattempo Carol Decker che ha ben introdotto il festival ci ricorda che con Heart and Soul ha scritto con le T-Pau una piccola pagina degli anni ’80. I Cutting Crew ci rifanno innamorare con I just died in your arms e I’ve been in love before. I Flying Pickets, ovvero i nostri Neri per Caso. Dimenticabilissimi. Mr. Nik Kershaw trascina il pubblico con I won’t let the sun go down on me, quindi The Riddle e Wouldn’t it be good. Un signore al quale il prof è particolarmente affezionato e che si è guadagnato applausi convinti.
Saremo sempre grati a quel bel fusto di Jason Donovan che ci ha fatto trovare due cheeseburger e due birre senza l’ombra di una coda in quanto il popolo del festival, soprattutto femminile, era allineato e coperto sotto il palco. Visto che insistete buttiamo là due o tre successi: Too many broken hearts, Nothing can divide us, Especially for you (roba che anche il prof ricordava solo questa, ma grazie agli occhi blu della voce femminile Kylie Minogue). Qualche sorso di birra dopo, trasaliamo sentendo delle stecche che neanche a La Corrida di Corrado. Il prof ne regge un paio poi, a costo di guadagnarsi due incisivi nuovi di zecca tra i gomiti delle prime fila, vuole testimoniare l’evento. È Belinda Carlisle a guadagnarsi la palma di peggiore del festival. Viso tirato a fionda e stonata quanto poche. C’è pure chi applaude, sigh!

Tony Hadley degli Spandau Ballet


Fortunatamente arriva Lui. Il Sir del Pop Eighties. Tony “Spandau Ballet” Hadley che si regala ai fans nell’Area Vip, anche prima del concerto. Voce piena, abito elegante, in verità leggermente avvinazzato (o awwhiskato…) ci regala successi quali Gold, Through the barricades, True e Only when you leave.
Chiudono l’evento gli Human League che hanno sostituito con onore all’ultimo gli OMD bloccati da una indisposizione dell’ultimo momento. Anche se confessiamo di non amarli alla follia, sono stati originali e con Human, Lebanon e soprattutto Don’t you want me hanno mandato tutti a nanna felici.
Che dire... una due giorni che resta nell’anima, un festival che a noi Ottantologisti nostalgici piace eccome!
3 - fine

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06 agosto 2013

OTTANTOLOGY AL REWIND THE 80S FESTIVAL #2

Vi avevamo promesso un racconto a puntate, ed ecco la seconda, ovvero la cronaca del primo giorno di concerti del Rewind the 80s Festival, quella di sabato 27 luglio. Ovviamente a cura dei nostri inviati Elizabeth e Raffaele.

Howard Jones (senza ciuffi)


Si inizia puntuale alle 14 con i Red Hot Chili Pipers, goliardica cover band di gruppi rock rivistati in salsa scozzese con tanto di pipes (cornamusa) e tartan.
Arriva Howard Jones e l’atmosfera si accende perché lui è uno che scalda i cuori di noi nostalgici. Chi non ha intonato (o stonato) What is love almeno una volta?
Continuiamo con una piccola premessa. Non siamo obiettivi su un paio di cose nella vita. E la superiorità a 25 anni di distanza dal loro debutto che ha tracciato indelebilmente un nuovo sound per buona parte della musica contemporanea è una di queste. Ovviamente stiamo parlando dei Soul II Soul. Back to life, Get a life, Keep on movin’ e Jazzie’s groove. Dal vivo sono da pelle d’oca alta un palmo, complici i bassi con frequenze da tachicardia estrema. Coriste minimal chic e un poker di voci che ha fatto muovere piedi, sederi, braccia e teste anche al monumentale boss della security che teneva il tempo soddisfatto, hanno completato la miglior performance della giornata!

Elizabet e Raffaele con Jazzy-B dei Soul II Soul (mica pizza e fichi)

Il resto del programma è corso via con Mike and the Mechanics e la loro Over my shoulder, gli Odyssey con la mitica Going back to my roots, l’irritante Captain Sensible con la stucchevole domanda Say Captain say what?, gli adorabili Starship a dare un tocco USA con la bellissima Sara e Nothing’s gonna stop us now e i A Flock of Seagulls che riducono a Wishing (if I had a photogragh of you) e poco più un’apparizione che avrebbe meritato più spazio.
Rivelazione assoluta Heather Small, nome sconosciuto al pubblico italiano ma se vi dicessimo Search for the hero o Proud siamo sicuri che i refrain sarebbero nei vostri ricordi. 

È lui, è Rick Astley!

Arriva il momento clou per il popolo femminile (almeno buona parte…) con l’apparizione di Rick Astley. Mr. Gel si rivela showman di sicuro richiamo con le hit che tanto abbiamo ascoltato: Never gonna give you up, Whenever You Need Somebody e Together Forever.
Per i maschietti (e parecchie femminucce) segue una manzissima Kim Wilde che popolò i sogni erotici di un decennio e che ora regge solo qualche strofa, qua e là passando da Cambodia a You keep me hanging on e strappando applausi convinti solo su You came.
Chiude la prima giornata un grandissimo Ali Campbell, leader degli UB40 che ha trasformato il Perthshire in una colonia battente bandiera giamaicana, mandando a casa tutti soddisfatti grazie a successi immortali quali Kingston Town, Red red wine e Can’t help falling in love.
2 - continua

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04 agosto 2013

OTTANTOLOGY AL REWIND THE 80S FESTIVAL #1


Premessa: due inviati a un festival di musica anni Ottanta in Scozia non li manda nemmeno Rolling Stone. Quindi noi ottantologisti siamo maledettamente privilegiati (anche perché i due inviati non hanno inviato la nota spese ai blogger, eheheh...)
Gli inviati non potevano che essere loro, la vicepreside Elizabeth e il prof Raffaele, volati in Scozia per Rewind the 80s Festival, una delle cose più da nostalgici che esistano, per chi come noi ha fermato l'orologio, specie quello musicale, al 31 dicembre 1989. Gli inviati, ovviamente, ci racconteranno tutto, a puntate, dalla musica all'atmosfera, con tanto di foto. E chissà se sarete capaci, per dire, di riconoscere Rick Astley al primo colpo d'occhio...



Ve l’avevamo promesso e siamo qui a testimoniarne l’emozione.
Dopo aver sognato invano per due anni, eccoci protagonisti alla kermesse scozzese, primo dei due appuntamenti annuali del Rewind The 80s Festival, massima espressione della nostalgia e del kitcsh di tutto ciò che ricordate o avete rimosso del nostro decennio preferito.
Siamo nel parco dello Scone Palace, periferia di Perth a un’ora e mezza da Glasgow. Qui la storia ha incoronato i re scozzesi, Shakespeare vi ha ambientato il Macbeth e anche oggi ci passa della gran bella gente che ha scritto la storia della musica.
Avete presente il Paese dei Balocchi anni 80? Noi diciamo che neanche la più fervida immaginazione riuscirebbe a mettere insieme 24 artisti di livello assoluto, spalmati su una due giorni intensa, un welcome day a preparare il terreno, un luna park attrezzato di tutto punto, una disco casinara, una disco silenziosa (sì, vi danno pure le cuffie…!), una Cappella gonfiabile se vi scappa di sposarvi, un’area vip se vi scappa di fare una foto con il vostro idolo, un’area camping grande come la provincia di Cuneo, trash food e birra a fiumi … ça va sans dire.
 
La cappella gonfiabile per i matrimoni anni Ottanta


Colpisce la compattezza glamour del popolo 80’s che esibisce in ordine sparso: ogni genere di cappellino, parrucca frisée, gonna tullosa e scaldamuscoli fluo. È piaciuto l’impegno di molti nel cucirsi addosso uno stile fatto in casa (gettonatissimi i richiami a Madonna, al cubo di Rubik, ai Ghostbusters e ai Village People). Gli stivali di gomma poi hanno rappresentato l’antidoto alla pioggia che, per la gioia dei sottoscritti, ha bagnato (poco in verità…) solo durante lo show di Rick Astley facendo veramente il miracolo di lavare la meravigliosa campagna scozzese prima e dopo gli spettacoli.
 
Il popolo anni Ottanta veste fluo...


Le 5 FAQ del Festival
Cosa ci ha colpito più di tutto? Il colore. Il rosa/fucsia e il giallo fluo a sottolineare l’ironia e l’amore libero, presenti ovunque potesse spaziare lo sguardo.
Un numero di cui dubitiamo? Quello dei partecipanti. Potremmo azzardare un 15.000 sui due giorni.
Un numero che non sappiamo? Quello delle bottiglie di qualsivoglia liquido alcolico. Ma erano tante.
Quello che avremmo voluto avere con noi? Una sedia pieghevole con portabottiglie (18 sterline al mercato nero…).
L’acquisto più indovinato? La VIP Pass ovviamente!!! E per chi vuole saperne di più … stay tuned.

Se a qualcuno di voi fosse venuta l’acquolina in bocca ripensando al fatto che è previsto a breve un appuntamento a Henley-on-Thames, nei pressi di Londra, beh l’idea è buona… ma per l’anno prossimo in quanto i biglietti sono esauriti da tempo.
Tenetevi pronti per l’edizione 2014 su www.rewindfestival.com poiché i biglietti saranno in vendita prima di Natale e come regalo ottantologista potrebbe essere... “adeguato”, direbbe qualcuno.
(1 - continua)