27 novembre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA - DICIANNOVESIMA PARTE

Siete pronti per l'ultima sfida internazionale tra bellocci selezionati dalla vostra Betta?
Ebbene sì: dopo lo scontro tutto made in Italy della prossima settimana, è tempo di semifinali.
I due artisti in gara oggi non hanno proprio nulla a che spartire tra di loro e sono distanti come il Polo Nord da quello Sud.
Partiamo con Mark Freuder Knopfler, nato a Glasgow il 12 agosto 1949, celebre soprattutto per aver dato vita ai Dire Straits, gruppo di cui è stato il carismatico leader dal 1977 al 1995 (e del quale successi come “Tunnel of Love”, “Romeo and Juliet”, “Your Latest Trick”, “Brothers in Arms” o “Money for nothing” sono assurti a simbolo degli anni Ottanta).


Mark negli anni Ottanta

Dopo lo scioglimento della band, Mark, ex cronista del quotidiano “Yorkshire Evening Post” ed ex insegnante di inglese per ragazzi con problemi di apprendimento presso il college di Loughton, ha proseguito la sua carriera artistica come solista (il primo album in queste nuove vesti, “Golden Heart”, è stato pubblicato nel 1996).
Famoso per il suo inconfondibile stile chitarristico – e soprattutto per l'utilizzo della tecnica fingerpicking che non prevede l'uso del plettro – l'ex frontman dei Dire Straits ha anche composto la colonna sonora di vari film, come “Local Hero” (1983), “The Princess Bride” (1987, da noi “La storia fantastica”) o “Last Exit to Brooklyn” (1989, “Ultima fermata Brooklyn”) ed ha occasionalmente suonato con altri artisti quali Eric Clapton, Bob Dylan, Bryan Ferry e Sting.
Protagonista di numerose iniziative di carattere benefico nel corso della sua lunga carriera (molte sue chitarre sono state vendute all'asta per raccogliere fondi da destinare ad associazioni caritatevoli), Knopfler è stato definito il personaggio “più tranquillo del rock”, uomo riservato e modesto dalle maniere sempre cordiali.

Mark durante un concerto nel 2010


Di tutt'altro genere il suo sfidante, Michael Kelland John Hutchence, nato il 22 gennaio 1960 a Sydney (ma cresciuto a Hong Kong), leader degli INXS (indimenticabili i singoli “New Sensation” e “Need You Tonight” dal loro album più famoso, “Kick” del 1987).

Michael a fine anni Ottanta
Nel corso degli anni Ottanta ebbe una lunga storia con Kylie Minogue, che in una intervista definì sua musa (e alla quale pare sia ispirata “Suicide Blonde”).

Michael e Kylie
Mentre si stava concludendo un tour mondiale degli INXS per promuovere il loro nuovo album “Elegantly Wasted”, il 22 novembre 1997 Michael fu trovato morto in una stanza d'albergo a Sydney, secondo alcuni per impiccagione, secondo altri accidentalmente in seguito a un gioco di autoerotismo.
A lui gli U2 hanno dedicato la canzone “Stuck in a Moment You Can't Get Out Of”, contenuta nell'album “All That You Can't Leave Behind” del 2000.

Ed ora a voi: chi preferite? Il rassicurante e talentuoso Mark o il bello e dannato Michael?
VOTATE!

24 novembre 2012

È MORTO LARRY HAGMAN, IL J.R. DI DALLAS


Era il 21 novembre del 1980, trentadue anni e tre giorni fa, quando ottantatre milioni di statunitensi si fermarono, incollati davanti alla tv, per guardare la puntata di una serie tv. Quella serie era Dallas e quella moltitudine di persone, più o meno un terzo della popolazione Usa, aspettava con un'ansia senza precedenti di scoprire chi avesse sparato a J.R., il cattivo più cattivo tra i ricchi petrolieri patinati del Texas. Probabilmente c'è, arguivano pochi giorni fa i commentatori, chi si ricorda esattamente dove fosse e come fosse vestito, come avviene per gli eventi che segnano un'epoca, come è avvenuto (e si perdoni il paragone irriverente) per l'11 settembre.
Questa notte, all'età di 81 anni, è morto Larry Hagman, l'attore che ha prestato il volto a J.R. Era ricoverato in ospedale a Dallas (ovviamente) nell'ultimo tentativo di resistere agli assalti di un tumore alla gola, con cui combatteva da tempo. Quella serie tv lo ha reso un'icona. E forse non si sarebbe mai potuto pensare al remake, trasmesso in queste settimane dalla tv italiana senza il successo di allora, se lui non avesse accettato il ruolo del patriarca perfido. E dire che i più nostalgici degli ottantologisti se lo ricordano, prima ancora che per Dallas, per il ruolo dell'astronauta pasticcione che si imbatte in una bella genietta in bottiglia, ovvero Strega per amore nella versione italiana e Jeannie in a bottle in quella originale, Jeannie come il nome della genietta bionda, interpretata da Barbara Eden.

13 novembre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – DICIOTTESIMA PARTE

Premessa: nel corso delle enne presentazioni del nostro “Correva l'anno della Girella”, il mio incomparabile socio Canna, ogni qualvolta si toccava l'argomento “musica”, non si è mai lasciato scappare l'occasione per sottolineare e prendere bonariamente in giro i miei gusti in merito. Ebbene sì: ho avuto una passione infantile per i due cantanti che oggi, un po' per gioco (non crederà mai che io abbia avuto il coraggio di arrivare a tanto!), un po' per vedere quante ce ne sono di Ottantologiste fulminate come me, ho deciso di mettere in sfida tra di loro.
All'innocente età di sei anni nasceva la prima delle due passioni e una Betta con codini, grembiule e cartella si accingeva ad andare a scuola cantando “Su di noi”, “Gelato al cioccolato”, “Un amore grande”. Ma, si sa, gli amori, soprattutto se in tenera età (e se platonici) durano il tempo di uno starnuto e di lì a poco il bel caschetto di Pupo è stato scalzato dalla chioma riccioluta di Michele.
Siori e siore, dopo una megasfida internazionale Boss – Sting, questa settimana per voi:
PUPO versus MICHELE ZARRILLO

Enzo Ghinazzi nasce l'11 settembre 1955 a Ponticino di Laterina, in provincia di Arezzo. Il padre Fiorello, di professione postino, sogna per lui un futuro da principe del foro ed ignora che in realtà il figlio per le leggi prova poco trasporto e dimostra invece un maggiore interesse per la passione dei suoi zii materni che con la loro piccola orchestra suonano nei night.
Enzo, che per mantenersi inizia a fare il rappresentante di detersivi, muove i primi passi in questo mondo cantando insieme allo zio e a un cugino fino a quando un bel giorno risponde a un annuncio che suona, ricorda lui stesso, più o meno così: «Se non siete dei cani e avete qualcosa da dire, presentatevi a Milano, piazza della Repubblica, alla casa discografica Baby Records».
Fra centinaia di giovani, lui fu il prescelto. Nel 1975 nasce Pupo (pseudonimo affibbiatogli per via della sua faccia da ragazzino) e dopo i 45 giri “Ti scriverò” e “Come sei bella”, arrivano i grandi successi: “Ciao” (1978), “Forse” (1979), “Gelato al cioccolato” (1979) e “Firenze Santa Maria Novella” (1980).

Pupo ai tempi del caschetto
La consacrazione si ha nel corso degli anni Ottanta: nel 1980 arriva terzo con “Su di noi” al Festival di Sanremo – dove ritornerà quattro anni dopo con “Un amore grande” – mentre l'anno successivo vince la Gondola d'Oro con “Cosa provi” e le sue canzoni vengono tradotte in varie lingue iniziando a fare il giro del mondo.
Autore di canzoni anche per altri artisti (la più famosa è “Sarà perché ti amo”, portata dai Ricchi e Poveri a Sanremo nel 1981), è tra i fondatori della Nazionale Italiana Cantanti con Mogol e Gianni Morandi ed ha partecipato come corista a “L'amico è”, l'inno dell'amicizia interpretato da Dario Baldan Bembo e Caterina Caselli, sigla del programma televisivo “Superflash” di Mike Bongiorno (1983).

Pupo oggi
Il resto è storia recente: dalla crisi professionale e umana negli anni Novanta al suo ritorno sul grande schermo col nuovo millennio nelle vesti di presentatore.

Altro il percorso di Michele Zarrillo, nato a Roma il 13 giugno 1957.
Dopo aver esordito giovanissimo come chitarrista e cantante in vari gruppi della scena progressive rock italiana (come i “Semiramis” e i “Rovescio della Medaglia”), decide di aprirsi anche al mondo della musica pop e di intraprendere la carriera da solista.

Un giovanissimo Michele Zarrillo


Nel 1979 vince il Festival di Castrocaro con “Indietro no” mentre tre anni dopo si presenta con “Una rosa blu” (che diventerà un successo a distanza di anni) a Sanremo dove vincerà nel 1987 nella sezione Nuove Proposte con il brano “La notte dei pensieri” (e a Sanremo continuerà a portare canzoni di successo come “Strade di Roma”, scritto insieme ad Antonello Venditti, nel 1992 e “Cinque giorni” nel 1994).

Zarrillo oggi

Negli anni il cantautore romano non ha mai smesso di sfornare canzoni: nell'ottobre 2003 esce “Liberosentire”, nel 2006 il cd “L'alfabeto degli amanti” ed il 20 settembre 2011 l'album di inediti “Unici al mondo”.

Ora, amici ed amiche Ottantologiste, mettetevi una mano sulla coscienza e l'altra sul mouse: vi sarete in questo anno e mezzo un po' affezionati alla Betta, no? Vorrete mica lasciarla sola in questa plateale figura di merda che ha sviluppato confessando urbi et orbi la sua passione per Pupo e Michele Zarrillo?
Quindi, non vi resta che dimostrarle la vostra solidarietà VOTANDO!

06 novembre 2012

I BELLOCCI DELLA MUSICA ANNI OTTANTA – DICIASETTESIMA PARTE

Stiamo sparando le ultime cartucce del nostro sondaggione sui bellocci della musica targata anni Ottanta e per questo diciassettesimo appuntamento, cari i miei ottantologisti, vi aspetta una sfida coi controciufoli:
Bruce Springsteen VERSUS Sting (e dei quali, data la loro sostanziosa biografia, ci limiteremo a ripercorrere le vicissitudini del decennio di cui si occupa il nostro blog).
Mica pizza & fichi!!!

The Boss, al secolo Bruce Frederick Joseph Springsteen, nasce il 23 settembre 1949 a Long Branch, nel New Jersey, in una famiglia non particolarmente agiata: il severo padre Douglas, per mantenere i tre figli (Bruce ha due sorelle minori, Virginia e Pamela), deve cambiare parecchi lavori (tassista, operaio in una fabbrica di tappeti, autista di autobus, guardia carceraria...) mentre la madre, Adele Ann Zirilli – i cui genitori sono originari di Vico Equense, in provincia di Napoli – è impiegata presso uno studio legale.
È proprio la madre ad assecondare la passione del figlio per la musica e a comprargli la sua prima chitarra acustica. Il tredicenne Bruce può così iniziare le sue lezioni col cugino Frank Bruno junior.
A inizi anni Settanta entra in quella che si sarebbe chiamata poi la E Street Band, un gruppo che si distingue per un repertorio formato da pezzi originali, scritti per lo più da Springsteen (ora ballate melodiose, ora pezzi rock alquanto grezzi) e per il rifiuto di eseguire cover.
In seguito all'inaspettato successo dell'album doppio “The River” (il primo album di Springsteen ad arrivare al numero uno nella classifica statunitense) nel 1980, il Boss decide di rinchiudersi in uno studio di registrazione. L'esito delle sue fatiche è “Nebraska”, che si differenzia nettamente dalla sua precedente discografia e che i critici non esitano a definire un capolavoro ma che non ottiene un decoroso ritorno di vendite.

Un giovanissimo Boss negli anni Ottanta


Da un pezzo non inserito in “Nebraska”, intitolato “Born in the U.S.A.” Bruce parte per il suo lavoro successivo. Pubblicato il 4 giugno 1984, l'album (la copertina, con l'immagine del fondoschiena del cantante su uno sfondo a stelle e strisce, è di certo tra le più paradigmatiche degli anni Ottanta) rimane primo in classifica per ben 85 settimane e tutti i singoli da esso estratti (“Cover me”, “I'm on fire”, “I'm goin' down”, “Glory Days”, “My Hometown” e “ Dancin' in the Dark”) entrano in top ten.
Grazie allo strepitoso successo riscosso, Springsteen si concede il lusso di chiamare il regista Brian De Palma per il videoclip di “Dancin' in the Dark” in cui lo stesso Boss si esibisce dal vivo in uno stadio e sceglie dal pubblico un'adolescente (e invidiatissima) Courtney Cox Arquette – la futura Monica di “Friends” – per ballare con lui.
A maggio del 1985,sposa a sorpresa l'attrice e modella Julianne Phillips ma trattasi di matrimonio lampo e proprio alle inaspettate difficoltà della vita di coppia sono dedicate parecchie canzoni contenute in “Tunnel of Love” (1987).
Più successo avrà invece il suo legame con la sua corista Patti Scialfa: la coppia, sposatasi l'8 giugno 1991, ha tre figli e resiste brillantemente tutt'oggi.
Bruce la moglie Patti con la figlia Jessica
Memorabili poi i suoi concerti, come quello del 25 giugno 2008 a San Siro, quasi quattro ore di musica durante le quali il Boss – che non si è mai concesso nemmeno cinque minuti di pausa (cosa alla quale, se non ci fossi stata, non avrei mai creduto!) – ha sempre cantato, suonato, chiacchierato col pubblico e corso su e giù per il palco.

Passiamo ora a Gordon Matthew Thomas Sumner, meglio conosciuto come Sting, nato a Wallsend (nella nella periferia a nord di Newcastle-upon-Tyne in Inghilterra) il 2 ottobre 1951 da Eric, un ingegnere civile, e Audrey Cowell, una parrucchiera.

Sting, young version

Dopo una parentesi come scavatore prima e insegnante di inglese poi e dopo aver dato vita al leggendario gruppo dei Police, negli anni Ottanta decide di sperimentare un percorso da solista.
E fa centro.
Il primo album in queste nuove vesti, “The Dream of the Blue Turtles” del 1985, contenente il singolo “If You Love Somebody Set Them Free”, diventa in un anno per ben tre volte disco di platino. Mentre “...Nothing Like the Sun” del 1987, con brani come “We'll Be Together” e “The Lazarus Heart” dedicate alla madre appena scomparsa, è considerato uno dei più importanti album rock degli anni Ottanta.
Al padre è invece dedicato l'album “The Soul Cages”, pubblicato nel 1991 e che include successi come “All this Time” e “Mad About You” (disponibile anche nella versione italiana “Muoio per te”).
Come il Boss pure lui ha alle spalle un matrimonio naufragato – con l'attrice irlandese Frances Tomelty, sposata nel 1976 e dalla quale ha avuto due figli – ed uno invece più fortunato, con la produttrice Trudie Styler (sposata dopo anni di convivenza il 20 agosto 1992) e dalla quale ha avuto quattro figli.

Sting e la moglie Trudie

Infine per non farsi mancare niente, Sting si è anche dato alla recitazione, facendo una discreta figura come ad esempio nei panni di Feyd-Rautha Harkonnen in “Dune” di David Lynch (1984) o in quelli dell'amante di Kathleen Turner nel film “Julie and Julia” (1987).

Ora, forza... fatevi sotto.
Quale delle due teste di serie preferite? L'artista straniero più amato dagli italiani – stando a quanto riporta la rivista “Vanity Fair” – oppure il cantautore britannico amante dell'Italia al punto da essere il proprietario di un'intera collina tra il Chianti e il Valdarno?