28 marzo 2011

DIECI COSE, COME SAVIANO




Ah, le classifiche. A noi che abbiamo comprato almeno una volta Cuore in edicola, sono familiari senza che ce le rendesse tali la trasmissione di Roberto Saviano e Fabio Fazio (che guarda caso aveva tra gli autori Michele Serra, ex direttore di Cuore). Lì c'era una pagina ogni lunedì, con l'ordine delle cose per cui vale la pena vivere, secondo i voti dei lettori. Poi Saviano ne ha scelte dieci e le ha messe nero su bianco. Nel suo elenco, ci sono la mozzarella, una nuotata al mare e un gol di Maradona (mentre sul maxireferendum di Cuore il duello in testa era tra l'amore e la figa). Comunque, a tutti è tornata la voglia di classifica. Anche a me, ovviamente. Così ne ho fatta una che Saviano non potrebbe mai fare, semplicemente perché, negli anni in cui io usavo la gommina Simmons sui capelli, lui usava il Lasonil sui lividi che si faceva giocando all'asilo. Insomma, ecco le dieci cose per cui è valsa la pena vivere negli anni Ottanta.

Aver visto in diretta l'urlo di Tardelli e la pipa di Pertini al Bernabeu, nell'estate in cui tutti cominciarono a tenere in casa una bandiera tricolore
Aver imparato da Gorbaciov a smettere di credere ciecamente in un'ideologia
Aver imparato il valore della libertà dai ragazzi che hanno preso a picconate il muro di Berlino e da quelli che stavano in piedi, disarmati, davanti ai tank, dalle parti di piazza Tienanmen
Aver temuto le peggiori guerre, e non averne vista nessuna
Aver visto Madonna nel video di Like a Virgin passato da Deejay Television su Italia Uno (e quindi aver visto Gerry Scotti con i capelli, Albertino con il codino, Jovanotti che cantava Gimme Five). E aver ascoltato in diretta tv Madonna che parlava italiano al concerto di Torino: “Siete caldiiiiiiiii? Ànch'io...” con l'accento sulla a.
Il Live Aid e la sensazione che fosse importante battersi contro la fame nel mondo, la droga, l'aids, l'apartheid (non è forse vero che adesso pippare e dire cose razziste è quasi socialmente accettabile?)
Aver cantato a squarciagola “le serenate all'istituto magistrale nell'ora di ginnastica e di religione” sul sedile dietro di un bus diretto in gita scolastica
Aver visto nascere gli U2, i Depeche Mode, Vasco, la Smemoranda, i manga, Pacman, Tetris e Super Mario, e aver capito già allora che non sarebbero tramontati facilmente
Aver imparato a memoria versi di Gibran e di Jim Morrison, di Baudelaire e di Michael Jackson, di Dante e di Venditti, mischiando sempre “alto” e popolare
Aver scritto emozioni con le penne colorate sul nostro diario o su quello degli amici, o con l'Uniposca sullo zaino Invicta, che allora mica c'era Facebook, e neanche i blog, e neanche internet

1 commento:

  1. In rigoroso ordine sparso, per cominciare...
    l'ironia barocca di Indietro Tutta
    i dribbling di Maradona
    la voglia di democrazia tatuata sul crapone di Gorbaciov
    l'urlo di Tardelli
    le tette di Sabrina Salerno
    i berlinesi che fanno a pezzi il Muro
    l'eleganza snob di Platinì
    i posteggi oberati di Fiat 500
    la bottiglia
    le sale giochi
    il falsetto di Jimmy Sommerville
    Teto

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